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Alla Città del Gusto di Roma si è tenuto il primo convegno su Lo Stato del Vino, organizzato da Gambero Rosso,cui hanno partecipato numerosi operatori del settore e giornalisti. L’occasione si è creata per fare il punto della situazione del comparto vino nel nostro Paese: criticità, possibilità di sviluppo, situazione dei mercati tradizionali ed emergenti, conseguenze delle nuove disposizioni provenienti dalla Comunità Europea. Numerosi e di prestigio i relatori del convegno presentato da Daniele Cernilli e da Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso: Piero Antinori, Gianni Zonin, Emilio Pedron, Riccardo Ricci Curbastro e Riccardo Cotarella.

PIERO ANTINORI: ripercorrendo un po’ la storia del vino italiano nel mondo, ha ricordato quanto di buono è successo in questi ultimi anni: la conquista di mercati importanti come gli Stati Uniti, il Canada, la Germania e il Nord Europa grazie alla diffusione del made in Italy e alla nostra ristorazione che ha spinto ad un sempre maggiore consumo di vino.
Una crescita di immagine quindi che ha imposto il vino italiano nel mondo come sinonimo di qualità e di cultura. A questo quadro fortemente positivo fa però da contrappunto un limite di “spessore” di comunicazione che si rivela per esempio nell’assenza, o scarsa presenza, dei vini italiani nelle più importanti aste e nelle collezioni dei più famosi collezionisti del mondo.Al vino italiano non viene ancora riconosciuta l’attitudine all’invecchiamento, spartiacque fondamentale che separa un buon vino da un grande vino. Antinori ha quindi incoraggiato produttori e giornalisti di settore a organizzare verticali e degustazioni finalizzate a dimostrare proprio le potenzialità di invecchiamento dei vini italiani.

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GIANNI ZONIN: ha affrontato invece la questione della vera e propria rivoluzione che sta attraversando il mercato del vino con un particolare accento rivolto alla grande distribuzione che ormai rappresenta il 45% della vendita di bottiglie nel nostro Paese. Una vendita tra l’altro rivolta ad un consumatore sempre più consapevole e preparato e quindi orientata non solo a bottiglie di basso prezzo ma anzi con una crescente attenzione a fasce medie e addirittura medio-alte.Qualche problema nasce dalla difficoltà di tanti produttori, soprattutto quelli piccoli e medio piccoli (che sono in Italia la stragrande maggioranza) ad affrontare questa nuova realtà.

EMILIO PEDRON: ha affrontato il nodo della crisi economica e le sue conseguenze per il comparto vino. A fronte di un consumo del vino in costante diminuzione in Italia e nei paesi tradizionalmente produttori in Europa fa fronte un aumento negli Stati Uniti che rappresentano ormai il primo mercato del vino nel mondo e un crescente consumo anche in altri paesi come Canada, Brasile e Nord Europa. Le notizie per il vino italiano sono apparentemente molto buone perché nonostante la crisi le nostre vendite all’estero tengono e conquistano addirittura nuove quote di mercato a discapito dei vini francesi che stanno conoscendo una crisi gravissima. Il problema, grave e pericoloso, sono i prezzi: a fronte di un aumento del numero di bottiglie vendute il fatturato è diminuito il che vuol dire che i produttori pur di vendere sono stati disposti a tagliare pesantemente i propri incassi. Questo fenomeno ha mostrato l’immaturità dei produttori italiani di fronte la crisi che avrebbe necessitato invece di una tenuta dei prezzi. Queste vendite “indiscriminate” hanno provocato, ha sottolineato Pedron, più danni della crisi stessa. A questo si aggiunge il paradosso che questa diminuzione dei prezzi ha danneggiato da una parte i produttori e dall’altra i consumatori che non ne hanno beneficiato affatto e che anzi hanno visto aumentare i prezzi delle bottiglie.L’appello è stato quindi quello di una concertazione tra i produttori per stabilire strategie comuni.

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RICCARDO COTARELLA: nel suo efficace intervento ha affrontato un tema a lui caro: quello della artificiosa divisione tra cosiddetti tradizionalisti e modernisti, tra vitigni autoctoni e alloctoni. Ha rivendicato orgogliosamente e con forza l’importanza della tecnica finalizzata a realizzare un prodotto sì autentico ma anche corretto e enologicamente inattaccabile e come con certi vitigni tradizionali sia impossibile realizzare prodotti di grande qualità.Cotarella ha poi presentato un interessante studio sul consumo del vino negli Stati Uniti sottolineando l’importanza di questi strumenti per indirizzare la produzione del vino verso le fasce di mercato più interessanti.

RICCARDO RICCI CURBASTRO: ha affrontato invece le problematiche relative alla nuova OCM e sulle sue conseguenze a breve e medio termine nel panorama vinicolo italiano sottolineando preoccupato, ritardi e mancanza di strategia soprattutto per quanto riguarda l’introduzione a breve della normativa che liberalizzerà gli impianti dei vigneti, pericolo mortale per il vino di qualità italiano. Il dibattito che è seguito è stato vivace e stimolante tanto da spingere tutti i presenti ad auspicare che quest’appuntamento si replichi ogni anno.

+info: www.gamberorosso.it/article?product=1770&id=239853

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