“Il Sole 24 Ore” dà notizia dell’uscita di oltre 20 cantine dai nomi (e dai fatturati) decisamente importanti da Uiv (l’Unione Italiana Vini), del calibro di Antinori, Masi (che è guidata dal presidente di Federvini Sandro Boscaini, ndr), Ferrari, Santa Margherita, Cecchi, Sartori e altre ancora, che mettono insieme un fatturato vicino al miliardo di euro.
Molte delle quali sono le stesse cantine che, in aprile, in vista delle elezioni dei vertici di Uiv, poi vinte da Antonio Rallo, avevano avanzato la candidatura di Ettore Nicoletto, AD di Santa Margherita e che, probabilmente, per ora punteranno sul rafforzare notevolmente il settore vino della Federvini, che con oltre 200 imprese associate rappresenta anche i settori degli spiriti e degli aceti. “Abbiamo preso questa decisione presa dopo una lunga riflessione fatta con alcuni colleghi – commenta, a WineNews, Piero Antinori – sono 30 anni che, personalmente, cerco di arrivare ad una rappresentanza unica della filiera del vino, obiettivo che avevo anche quando ero presidente di Federvini, perché questa frammentazione non giova agli interessi della categoria dei produttori…… E così abbiamo fatto questa scelta, insieme ad altri produttori, anche per una questione di etica: non potevamo stare in due organizzazioni che, su molti aspetti o provvedimenti, non avevano posizioni uguali. E non è giusto tenere il piede in due staffe. E così abbiamo scelto, per ora, di stare solo in Federvini, perché c’è più omogeneità nelle aziende rappresentate. L’idea a lungo termine è di creare un qualcosa di nuovo, che rappresenti in maniera più coesa un certo tipo di aziende e di produttori legati da una stessa filosofia guidata prima di tutto dalla qualità…..”.
Sintetico il commento del presidente di Unione Italiana Vini (che è formata dalle federazioni nazionali degli Industriali Vinicoli, dei Viticoltori e Produttori di Vini e del Commercio Vinicolo) Antonio Rallo, che, a WineNews, dice: “ognuno, giustamente, fa la sua strada. Noi lavoriamo per dare rappresentanza a tutta la filiera, abbiamo tanti fronti aperti, come quello della Pac 2020, presto avremo anche il Cda e faremo delle deliberazioni, ma continuiamo per la nostra strada e con la nostra mission. 20 aziende sono 20 aziende, e possono fare un bellissimo percorso, ma gli interessi di 12 miliardi di euro (ovvero della filiera, ndr) sono un’altra cosa”.
“Comprendo che per molte di queste aziende sia stata una decisione non facile. Sono imprese strutturate, importanti – commenta, invece, il DG Federvini, Ottavio Cagiano – che hanno fatto il successo del vino italiano. Sono già nostre associate, e con questa scelta di campo, con questa decisione complicata, ci danno anche un messaggio chiaro e nitido: è una richiesta, un’esigenza di una maggiore rappresentanza di questa anima della filiera, alla quale noi cerchiamo di rispondere, da sempre, nel miglior modo possibile, e continueremo a farlo”.