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Nel 2011 è continuato il successo del vino italiano negli Stati Uniti che – secondo i dati dell’Italian Wine & Food Institute- ha ulteriormente consolidato le proprie posizioni facendo registrare un incremento del 13% in quantità e del 16% in valore. Le esportazioni italiane sono passate infatti dai 2.221.740 ettolitri, per un valore di $1.076.433.000, del 2010 ai 2.508.790 ettolitri, per un valore di $1.248.491.000, del 2011. La quota di mercato dei vini importati dall’Italia è risultata del 28,4% in quantità e del 34,3% in valore (rispettivamente 26,8% e 32,8% nel 2010) contro quella dell’Australia rispettivamente del 19,6 % in quantità e del 13% in valore. Complessivamente le importazioni statunitensi, nel 2011, sono ammontate a 8.842.300 ettolitri per un valore di $3.635.878.000 contro gli 8.277.150 ettolitri per un valore di $3.280.708.000 del 2010, con un incremento rispettivamente del 6,8% e dell’10,8%. In controtendenza invece l’export italiano di vini nel primi bimestre 2012.

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Nel primo bimestre 2012 l’export di vino italiano negli USA – secondo i dati dell’Italian Wine & Food Institute – ha subito una brusca frenata: -10% in valore sul 2011. E così l’Italia, pur mantenendo il primato a valore, con 181.145 dollari nei primi due mesi, viene scavalcato da Australia e Cile in termini di quantità. La quota a quantità si è ora portata a 20,4% e quella a valore si mantiene intorno al 29,5%. Va rilevato che la contrazione delle esportazioni italiane nel primo bimestre 2012 è in contrasto con il +31,4% in quantità e il +9,4% in valore delle importazioni vinicole statunitensi nel loro complesso. In controtendenza, per l’Italia, le bollicine, che continuano a crescere sul 2011 dell’8,3% in quantità e del 4,4% in valore, su una media Usa del 10,3% in volume e dell’1% in valore. Si ipotizza che la brusca frenata nel primo bimestre del nuovo anno possa dipendere da una concorrenza sempre più agguerrita sul prezzo da parte di australiani e sudamericani, o anche da un’onda lunga della crisi che spinge gli americani ad acquistare vini sempre più economici (per l’appunto quelli australiani, cileni e argentini) o semplicemente dalla necessità da smaltire le scorte in eccesso di fine anno di vini italiani

Fonti: www.italianwineandfoodinstitute.com/www.winenews.it

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