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È stata una rivelazione. Il Buttafuoco ha dimostrato di avere le giuste carte per ridisegnare e accrescere l’immagine del suo territorio. Il banco di assaggio in occasione del 24° compleanno del Club del Buttafuoco Storico si è svolto martedì 11 febbraio a Milano, nei locali di Serendepico di fronte al Castello Sforzesco. La conferenza stampa che ha preceduto l’evento ci ha dato modo di assaggiare dieci diverse annate di Buttafuoco (dal ’96 al 2016): un vino simbolo dell’Oltrepò Pavese che custodisce, dietro alla sua genuina eleganza, l’acuto saper fare dei suoi vignaioli.
Nasce da un uvaggio di quattro vitigni tradizionali del territorio, e le vigne da cui si ottengono le uve devono già contenere la giusta percentuale di piante per ogni vitigno. “Croatina e Barbera” – spiega il produttore Giulio Fiamberti – “sono le due colonne portanti del Buttafuoco: una da corpo e tannini, l’altra struttura, freschezza e quindi capacità di maturazione. Gli altri due vitigni, Uva Rara e Ughetta di Canneto, giocano di più sui profumi. L’Ughetta è molto terpenica e dà la nota pepata, e l’Uva Rara contribuisce a dare il timbro territoriale”.
La vendemmia dei quattro vitigni deve essere effettuata congiuntamente. Da qui nasce la difficoltà nella gestione delle maturazioni, poiché avviene in tempi diversi per ogni vitigno. Di conseguenza l’abilità del vignaiolo sta nel capire quando è il momento giusto di vendemmiare (ma mai prima della data stabilita da una apposita commissione), cioè quando le maturazioni sono in equilibrio tra loro e capaci di donare un vino armonico.
Le modalità della vendemmia e della vinificazione sono regolate da un rigido regolamento, volto a garantire il massimo livello di qualità delle uve e del vino, che gli appartenenti del Club si impegnano a rispettare. “Il Club del Buttafuoco Storico nasce come un club di amici che nel 1996 hanno deciso di riscoprire il tradizionale Buttafuoco, quello che nasce nella zona storica di produzione. Nel ‘92 iniziano i primi esperimenti, poi 11 produttori fanno nascere il club.” — afferma il Presidente del Club Marco Maggi. “Crediamo molto nelle nostre vigne e nel nostro territorio, crediamo che sia la cura che diamo loro ad aggiungere valore al nostro vino.”
Agli undici fondatori del Club che intrapresero l’avventura del Buttafuoco nel ’96, altri si sono aggiunti nel tempo fino ad arrivare alle attuali 15 aziende associate. Oggi i vignaioli sono: Carla Colombo, Francesco Colombi, Marisa Vecchi, Luigi Riccardi, Umberto e Maria Teresa Quaquarini, Ermanno Rebasti, Massimo Piovani, Marco Maggi (presidente del club), Stefano e Pierluigi Giorgi (il vice-presidente), Fabiano Giorgi, Giulio Fiamberti, Cristian e Graziano Calvi, Davide, Carla e Valter Calvi, Fabio Marazzi e Roberto Alessi.
La missione del Club è di riscattare l’immagine dell’Oltrepò, che per anni è stato dipinto come territorio capace di produrre solamente vini semplici e leggeri. Il Club del Buttafuoco Storico ha raccolto la sfida. Si è messo in gioco per dimostrare che anche l’Oltrepò è un territorio in cui possono nascere vini importanti, fermi e in grado di maturare nel tempo.
Nella degustazione dedicata agli addetti ai lavori, il Buttafuoco annata 1996 ha smontato qualsiasi dubbio o pregiudizio sulla sua capacità d’invecchiamento, presentandosi dopo 24 anni ancora energico, fresco e sorretto da un’acidità sorprendente per la sua età.
Le dieci annate in degustazione hanno messo in evidenza un vino che non teme il passare del tempo, a partire dalla 1996, prima annata prodotta dal Club, poi la fortunatissima 2007 e per ultima la più giovane 2016, non ancora in commercio. Salta subito all’occhio l’evoluzione dei colori, dal mattone dei vini più maturi al porpora di quelli giovani, per una batteria di dieci annate di Buttafuoco Storico che si farà ricordare.
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