È una lunga galoppata, all’insegna della volontà di innovare, quella realizzata da Santa Margherita nei suoi “primi” ottant’anni di vita. È stata fondata infatti nel 1935 dal conte Gaetano Marzotto (1894-1972) che acquisì dalla famiglia Stucky di Venezia una vasta tenuta agricola a Fossalta di Portogruaro: mille ettari di terreno confinanti con la laguna veneta, in larga parte abbandonato e certamente poco produttivo.
Il sogno del tycoon vicentino era quello di realizzare un polo agricolo moderno, attraverso profonde sistemazioni agrarie e una definitiva bonifica: un lavoro immane, durato molti anni, che ha costituito il nucleo iniziale di Santa Margherita. Fra le coltivazioni avviate dal conte Marzotto c’era, infatti, anche quella della vite, riprendendo così una tradizione che risale all’Impero Romano e allo “stato de tera” della Repubblica di Venezia.
Quanto fosse legato Gaetano Marzotto a questo polo agricolo, lo testimonia il nome stesso dato alla sua componente vitivinicola – Margherita – ovvero quello della moglie (Margherita Lampertico Marzotto) purtroppo scomparsa prima di vedere i risultati di questa colossale opera di trasformazione.
La “costruzione” di quello che è oggi Santa Margherita Gruppo Vinicolo è iniziata nel Secondo Dopoguerra con la scelta di dedicarsi esclusivamente alla produzione di vini a denominazione d’origine e di sviluppare vini innovativi, più adatti al rapido mutamento dei gusti e delle abitudini alimentari degli Italiani, puntando su due regioni produttive ben precise: l’Alto Adige e l’area di Conegliano-Valdobbiadene.
Sin dai primi Anni Cinquanta, Santa Margherita è in prima fila nella spumantizzazione del Prosecco e nel 1961 lancia la vinificazione “in bianco” del Pinot Grigio (un vino-icona che oggi rappresenta il volto stesso di Santa Margherita nel mondo), rivoluzionando completamente l’offerta di vino italiano di qualità, dando vita a due successi “globali”, tuttora in piena espansione, che hanno conquistato i principali mercati e hanno fatto scuola, aprendo le strade del mondo a moltissime altre realtà nazionali.
La crescita del Gruppo Vinicolo è legata anche alla costruzione di un “mosaico enologico” che vede la presenza diretta in alcune delle regioni vinicole più belle e importanti di Italia: al nucleo originario del Veneto Orientale si sono affiancate, nel tempo, l’Alto Adige (con l’acquisizione della Cantina Kettmeir a Caldaro); la Franciacorta (con Ca’ del Bosco, oggi “stato dell’arte” nella produzione di Franciacorta grazie a brevetti originali nel trattamento delle uve e nelle lavorazioni in assenza di ossigeno); la Toscana (con Vistarenni e Lamole di Lamole nel Chianti Classico, e Sassoregale in Maremma); la Sicilia (con Terreliade); il Conegliano-Valdobbiadene (con la nuova tenuta di Refrontolo).
L’innovazione in Santa Margherita è oggi legata anche alla sostenibilità delle sue lavorazioni e dei suoi vini: la cantina fondata da Gaetano Marzotto ha raggiunto la totale autosufficienza
energetica, grazie alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (fotovoltaico e una centrale a biomasse) eliminando dall’atmosfera oltre 923 tonnellate di CO2 ogni anno.
E nella lotta ai gas serra, Santa Margherita ha ottenuto la certificazione “carbon-neutral” per un’aliquota significativa della propria produzione, compensando con progetti ed iniziative specifiche l’anidride carbonica prodotta nella produzione di Pinot Grigio destinato al Canada: ben 2.500 tonnellate di CO2. Anche qui ponendosi in prima fila nell’impegno del mondo del vino contro il riscaldamento globale.
In Alto Adige, nel Veneto Orientale, nell’area Conegliano-Valdobbiadene, in Franciacorta, nel Chianti Classico, in Maremma e in Sicilia, Santa Margherita ha investito fortemente per l’azzeramento della chimica di sintesi nei vigneti; per eliminare ogni spreco d’acqua; per la riforestazione e per la tutela della biodiversità. Già oggi, sono diversi i vini di Santa Margherita Gruppo Vinicolo che potrebbero venir certificati “bio”.
«Ci viene spesso chiesto – sottolinea il Presidente del Gruppo Gaetano Marzotto – quale sia il lascito di nostro nonno che ha fondato questa realtà: oltre alla passione per il lavoro, credo sia nella responsabilità sociale che caratterizza il nostro agire. Ad esempio, nel rapporto con i conferitori che scavalca le generazioni e che ha permesso a molte realtà familiari di proseguire e salvaguardare il proprio patrimonio culturale e produttivo. Soprattutto nelle zone della viticoltura più difficile – come in montagna – l’impegno di Santa Margherita ha contribuito a mantenere un saldo presidio del territorio. Come testimoniano perfettamente alcuni “cru” della nostra collezione, dall’Alto Adige alla Toscana. E ancora, i costanti investimenti nei processi e nei prodotti: anche questi sono il segno tangibile della passione e dell’impegno.
Questa responsabilità è per noi – e per la quarta generazione Marzotto già al lavoro in Santa Margherita – una sfida: proseguire dando sempre maggiore concretezza al sogno di nostro nonno».
L’80esimo anniversario sarà il filo conduttore che collegherà tutte le attività di Santa Margherita nel 2015: è stato sviluppato un logo celebrativo che da gennaio campeggia in tutta la comunicazione di Gruppo (la grafica unisce le date, col numero 80 e con la mission «green») mentre, nel corso dell’anno, verrà presentato il libro che racconta la storia e l’evoluzione del polo agricolo e vitivinicolo fondato da Gaetano Marzotto.
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