Contribuisce a mantenere giovani le cellule, previene il diabete e, soprattutto, è buono. Il caffè è diventato un elemento inseparabile del nostro quotidiano: il momento in cui si beve caffè è quasi un rituale e si è conquistato un ampio spazio nelle nostre vite. Il caffè si beve al bar per fare quattro chiacchiere con gli amici o prendersi una pausa in una giornata lunga e faticosa, si prende a casa propria dopo cena per il piacere del suo gusto o lo si beve durante una veloce pausa di lavoro per ridarsi la carica.
I maggiori bevitori di caffè sono gli abitanti dei paesi scandinavi mentre l’Italia si trova al nono posto in Europa per il consumo, con più di 14 miliardi di tazzine all’anno. E proprio al SIC, il Salone Internazionale del Caffè, giunto alla 18ª edizione, si parla di caffè a 360°. Per la prima volta a fieramilano – nuovo quartiere, SIC rappresenta un appuntamento unico per tutti gli operatori che in questa edizione ha registrato un aumento del 40 % dello spazio espositivo superando i 7.000 mq netti con 154 espositori. Produttori, importatori e torrefattori mondiali potranno così incontrare le più qualificate aziende produttrici di macchine per la lavorazione e il confezionamento. In SIC è rappresentato l’intero ciclo produttivo, dal caffè verde alla degustazione e c’è spazio anche per una serie di convegni e talk-show sulle nuove tendenze e opportunità di business del caffè.
Il mercato mondiale di settore vale circa 90.000 milioni di dollari, con il Brasile che, da solo, produce quasi un terzo del caffè nel mondo. Il suo raccolto medio, nelle ultime tre stagioni, si aggira sui 32 milioni di sacchi (un sacco equivale a 60 kg) con esportazioni intorno ai 27 milioni. A Sic sono presenti tutti i settori merceologici più importanti con un +12,4% di espositori rispetto alla passata edizione. In percentuale, spicca il comparto bar, gelateria e pasticceria (45 %); ristoratori (36%), torrefattori (14%), produttori di caffè (3%) e broker del caffè (2%). Ma il Salone offre a 360° un panorama dei comparti legati alla lavorazione del caffè includendo liofilizzazione e decaffeinizzazione, aziende di imballaggio e confezionamento,enti portuali e spedizionieri, associazioni e agenzie di promozioni.
A livello mondiale, oggigiorno non mancano le voci preoccupate per quella che è una delle merci più scambiate insieme a petrolio e acciaio. A lanciare l’allarme, il direttore esecutivo dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (OIC), Nestor Osorio, durante la seconda Conferenza mondiale del Caffè, svoltasi a nel settembre scorso a Salvador de Bahia. In occasione del prossimo raccolto, nell’aprile 2006, proprio il Brasile raggiungerà il più basso livello di scorte degli ultimi decenni, ovvero 40 milioni di sacchi.
Al secondo posto tra i produttori troviamo il Vietnam, che ha superato in pochi anni la Colombia, ora al terzo posto, grazie alla sua vicinanza geografica con il mercato cinese che ha visto aumentare notevolmente i consumi. Altri grandi produttori mondiali sono Indonesia, Messico, India ed Etiopia. L’intera produzione mondiale, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del Caffè, ammonta nel 2004 a circa 110 milioni di sacchi. Le varietà maggiormente utilizzate sono la robusta con 29.895.130 sacchi, la brasiliana naturale (27.796.308), la colombiana dolce (11.923.938) e altre varietà dolci (20.241.233). I paesi dell’Ue che nel 2004 hanno importato di più sono stati Germania (17.665.901 sacchi), Francia, Italia, Paesi Scandinavi, Spagna e Olanda.
In Italia, il settore è in crescita, con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro l’anno e un milione di addetti in circa 141.000 tra bar e caffetterie, ai quali vanno aggiunti i circa 86.000 ristoranti. Il nostro Paese importa il caffè verde soprattutto da Brasile (36,09%), Vietnam (13,98%), India (13,09%), Indonesia (5,76%), Camerun (5,25%) e Colombia (3,93%): secondo i dati Istat, nel 2004 le sono stati raggiunti i 3.874.505 quintali pari a 6.457.505 sacchi; un dato pressoché in costante ascesa se si osserva l’andamento dell’import a partire dal 1925, quando i quintali erano 422.130 e i sacchi 703.550. Sul fronte delle esportazioni, sono circa 3.800 le tonnellate di caffè che vanno dall’Italia verso l’estero, grazie al lavoro di circa 750 torrefattori presenti nel nostro Paese. Per quanto riguarda i prezzi, la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) nel 2000 calcolava il prezzo medio del caffè in 1200 lire (pari a 62 centesimi); nel 2004 il prezzo medio ha raggiunto i 70 centesimi (pari cioè a 1355 lire), con un incremento pari al 12,9 per cento. In aumento anche il consumo procapite che, nel giro di trent’anni, è cresciuto del 43% passando da 3,7 a 5,3 kg.
UN PO’ DI STORIA DI QUELLA CHE FU CHIAMATA LA “BEVANDA DEL DIAVOLO” – La pianta del caffè, secondo la maggior parte degli storici, ha origine nel Corno d’Africa, in Etiopia, all’interno della provincia di Kaffa. Ed è probabile che dal XVI° secolo, o anche prima, gli Arabi dello Yemen consumassero le bacche rosse del caffè masticandole. Altre versioni raccontano che intorno al 1000 d.C., sempre gli Arabi, i chicchi di caffè verdi furono bolliti in acqua per produrre una bevanda aromatica; e ci vollero altri tre secoli prima che iniziassero la pratica della torrefazione e macinazione. In Asia la sua comparsa è dovuta ai coloni olandesi che fecero dell’Indonesia uno dei mercati principali. Nelle Americhe, le prime coltivazioni risalgono ai primi anni del 1700, da un lato grazie all’opera di un ufficiale navale francese, Gabriel Mathieu de Clieu, che resistette agli attacchi dei pirati riuscendo a portare le prime piantine di caffè in Martinica. In seguito, agli Olandesi e agli Inglesi si devono le prime piantagioni in Suriname, Brasile e Jamaica.
Il 1615 è considerata la data in cui il caffè fece la sua comparsa in Europa, grazie ai commercianti veneziani che seguivano le rotte marittime che univano l’Oriente con Venezia e Napoli. Prima di essere consumato come bevanda, il caffè veniva anche bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e digestive. Nel momento in cui si capì che la sua diffusione era tale da poter riempire le casse dello Stato nacquero le prime ‘Botteghe del Caffè’, la più antica d’Europa, il Caffè Florian, si trova ancora oggi sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia. L’affermarsi del caffè, chiamato anche ‘Vino Arabo’, incontrò qualche problema legato alla religione: alcuni sacerdoti si mostrarono contrari alla sua diffusione e ne proposero la scomunica ritenendola una ‘bevanda del diavolo’. Molte furono le pressioni su Papa Clemente VIII affinché ne vietasse l’uso. Il Pontefice, prima di interdirla, volle provarla di persona e ne rimase talmente colpito che non solo decise di non metterlo al bando, ma addirittura lo volle battezzare rendendolo una ‘bevanda cristiana’. A partire dal 1683, i caffè in Italia si moltiplicarono presto in altre città della Penisola. Nel 1775, Giorgio Quadri fu il primo a far assaporare ai propri clienti l’autentico caffè alla turca. Non solo a Venezia, ma anche in altre città fiorirono eleganti ‘Caffetterie’ dette anche ‘Caffè Storici’ (Caffè Greco a Roma, Pedrocchi a Padova, San Carlo a Torino).
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