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È passata ormai più di una settimana dalla sua conclusione, ma la Florence Cocktail Week 2018 è ancor ben impressa negli occhi, nella mente e nel palato (come non potrebbe esserlo?) di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di parteciparvi. Bartender, clienti e addetti ai lavori hanno aggiunto infatti momenti e ricordi speciali al proprio background culturale, umano e professionale.

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Sono stati sette giorni intensi, passionali e spensierati, da vivere tutti d’un fiato. Un’esperienza nuova, almeno a livello personale. Un viaggio affascinante e coinvolgente che ho intrapreso con grande curiosità ed entusiasmo. E che ho deciso di raccontare, a mente fredda com’è giusto fare dopo un Mondiale o una finale di Champions, proprio col lessico a me più comune.

Giornalista da quando ero imberbe, il mondo sportivo è sempre stato infatti il mio habitat naturale. Così, ispirato dal 4-2-3-1 del cocktail targato Edoardo Sandri, mi sono detto: “Perché non creare una top 11 dei signature cocktail che ho provato in questi giorni?”. Un misto tra fantasia e realtà, tra mixology e pallone, per rivivere gli highlights di questa FCW18 in maniera originale. Senza alcun voto, ci mancherebbe. Per me hanno vinto tutti.

Ecco, quindi, in campo i nostri campioni: un portiere, due terzini, due difensori centrali, due mediani, tre trequartisti e un falso nueve, con tanto di allenatore e dodicesimo uomo.

 

Portiere

 “Latte +” di Cristina Bini (Gurdulù) – Questo puro e candido bicchiere di latte è per forza il nostro numero 1. Guai, però, a considerarlo un portiere canonico. Diabolico nelle conseguenze, come in un film di Stanley Kubrick, “Latte +” ha infatti la pazzia degli Higuita e Chilavert: la sicurezza delle mandorle sì, ma col coraggio di guardare avanti senza timore a suon di vodka. Il diavolo e l’acqua santa.

 

Terzino destro

“A Coffee with a Friend, a Whiskey with a Stranger” di Francesca Lorenzoni (Rasputin) – Un funambolico equilibrio tra il dolce e l’amaro, l’incontro con un vecchio amico oppure il primo sguardo furtivo scambiato con uno sconosciuto, il signature del Rasputin è in perenne movimento, giocando tra armonie e dissonanze. Dinamico, come un laterale a tutta fascia.

 

Difensori centrali

“La Belle Âme” di Kareem Bennett (Ditta Artigianale Oltrarno) – Fruttato e speziato, ispirato dalla musica e dall’estate. “La Belle Âme” è l’anima della squadra: dove la metti sta, adattandosi ed esaltandosi a ogni gusto e palato. Guida la retroguardia con personalità. Veterano.

“L’Albero dei Racconti” di Federico Pempori (Picteau Lounge Bar, Lungarno Hotel) – Un vero e proprio colosso al centro della difesa. Maestoso e ben strutturato, “L’Albero dei Racconti” è solido come una quercia millenaria: servito in un wooden mug e con uno speciale retrogusto di resina. Invalicabile.

 

Terzino sinistro

“Purple Sabbath” di Giorgio Lupi (Pint of View) – Un viaggio dal sud al nord dell’Italia a suon di rock and roll. Agile e frizzante, il signature del Pint of View non può passare inosservato. Generoso sulla fascia, senza rinunciare agli inserimenti. Maratoneta.

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Mediani

“Florence’s Red Carpet” di Silvano Evangelista (Osteria del Pavone) – Un tappeto rosso che promette meraviglie, come il passaggio illuminante di un play-maker dai piedi vellutati. Questo signature non può che essere il nostro regista, che fa proprio dell’equilibrio il suo punto di forza. Ago della bilancia, il gioco passa sempre da lui.

“Fumo e Fiamme” di Gennaro Caso (Inferno) – Accanto al regista, serve il classico mediano. Anche se questo cocktail di classico ha ben poco. Ottima rivisitazione del Negroni, dal nome e dalla sua scenica presentazione (“Fuoco e Fiamme” viene servito, appunto, in una lanterna chiusa e piena di fumo e fiamme) questo signature promette battaglia sulla linea nevralgica del campo. Cerbero.

 

Trequartisti

“FAVoloso” di Neri Fantechi (MAD Souls&Spirits) – Inventiva al potere, con un animo locale ma un respiro globale. Il cocktail di ispirazione Tiki del MAD ti ubriaca con un dribbling, con sorsate secche ed efficaci. Genio e sregolatezza.

“Un bacione a Firenze” di Sarah Nardi (Manifattura Tabacchi) – Elegante come un numero 10 che gioca sempre e solo a testa alta, guardando le stelle. Ispirato dall’amore e legato col suo gin alle tradizioni fiorentine, il signature di Manifattura avvolge e coinvolge con un’armonia unica. Raffinato.

“Toscanillo” di Marco Filippeschi (Locale) – Tra la Toscana e i Paesi tropicali, il cocktail del Locale è come un funambolo brasiliano: lo guarderesti (e berresti) all’infinito, senza mai stancarti. Inventa la giocata che vale un +3. Fantasista.

 

Attaccante

“El Falso Nueve” di Edoardo Sandri (Atrium Bar, Four Seasons Hotel) – L’essenza del calcio in un cocktail. Immarcabile, ma decisivo con l’“affumichello” tipico del Mezcal. È proprio la sua formula 4-2-3-1, con tanto di intervallo e panchina, a dettare regole e modulo del nostro speciale esperimento. Finalizzatore.

 

Riserva

“Midnight Breakfast” di Marco e Paolo Marini (Viktoria Lounge Bar) – Dodicesimo uomo in campo, non certo perché inferiore agli altri, ma solamente per la sua speciale tempistica. Il “Midnight Breakfast”, come recita proprio il suo nome, è il risveglio di mezzanotte. Quell’energia in più, tra assenzio e liquirizia, che scende in campo a gara in corso e può cambiare tutto con una sola sorsata. Provvidenziale.

 

Allenatore

“Lady Chatterley’s Lover” di Lorenzo Bianco (Empireo, Plaza Hotel Lucchesi) – Rivoluzionario e afrodisiaco, lo speciale omaggio del Plaza Hotel Lucchesi allo scrittore David Herbert Lawrence dirige la nostra formazione dalla panchina con le buone e con le cattive. Dolce come il cioccolato, piccante come il peperoncino. Lider maximo, tra bastone e carota.

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