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Come insegnano quando si è più giovani, negli involucri più piccoli si trovano i regali più belli e preziosi. Meno può significare meglio, ed è questo il nuovo trend che sta contagiando l’intero mercato delle birre artigianali. La massimizzazione del profitto non è più l’obiettivo primario, e sempre più spesso la chiave per arrivare al successo ha un aspetto ben definito: distinguersi dal business tradizionale.

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Sam Holloway si è specializzato nell’analisi dei modelli di business della birra artigianale, combinando la passione per la produzione con la sua formazione in strategia e business management. Il frutto delle sue ricerche è craftingastrategy.com, un portale dove apprendere e confrontarsi sui temi principali per permettere alla community di avviare un business di successo. È proprio il termine “successo” ad acquisire un contorno diverso dallo standard, quando si tratta di birra artigianale: se in altri mercati lo scopo principale è il mero guadagno, nella craft brewery sorgono sullo stesso piano altri fattori, come la serenità del luogo di lavoro e il divertirsi quando impegnati.

“Le nozioni insegnate nelle varie business schools non rispecchiano la realtà dei birrifici artigianali”. Holloway è esperto delle dinamiche del mercato della birra artigianale, e ha iniziato ad appassionarsi all’argomento proprio quando ha capito che le regole generali non si confacevano a questo mircocosmo. “La linea generale indica che per avere successo bisogna essere una grande realtà. La risposta dei consumatori a piccoli birrifici ha invece lasciato intendere qualcosa di ben diverso”. Anche le economie di scala, asse portante di qualsiasi attività di business, vengono ridimensionate dalla realtà dei birrifici.

L’obiettivo di medio di un’attività è piuttosto semplice – fare soldi – invece i birrifici artigianali hanno orizzonti più complessi. L’esperienza del consumatore, la felicità di chi regge l’azienda, la fedeltà al brand. “Se lavori per una compagnia di larga scala, o addirittura quotata in borsa, il tuo obiettivo è quello di soddisfare i soci, e di conseguenza è tutta sulla massimizzazione del profitto per poterlo dividere” dice Holloway. “I birrifici artigianali puntano invece sul reinvestimento di quel profitto, qualunque esso sia, per migliorare i salari degli impiegati, aggiungere benefit, magari una tasting room nel birrificio”, tutto volto a migliorare l’intera esperienza. “Dipende dall’obiettivo primario: fare soldi o essere felici?”. 

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Il movimento della birra artigianale ha dimostrato che essere una piccola realtà può rivelarsi ben più adatto a un mercato così settoriale. I consumatori sono molto attenti al territorio, ai prodotti locali, vogliono supportare le iniziative che sentono più vicine a loro. E di fatto sono proprio i consumatori a indirizzare il mercato al giorno d’oggi, non certo le compagnie. “È la sfida più intrigante per i birrifici. Prima la competizione era tra compagnie, adesso è più contro se stessi e la capacità di intercettare i desideri dei consumatori, cosa non certo semplice. Con craftingastrategy.com stiamo riscrivendo i fondamentali del business per poter meglio gestire questo mercato“.

Fonte: beveragedaily.com

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