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In occasione della prima apertura italiana della catena “made in Usa”, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi racconta “l’Italia in una tazzina”: “Un mondo fatto di una qualità difficile da replicare, ma l’apertura di Starbucks è uno stimolo per migliorare in innovazione“.  Sono 149.154 i bar oggi in attività in Italia secondo i dati della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, con un volume di affari di 18 miliardi di euro.

 

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Caffè vs Frappuccino: “Più che una sfida, uno scambio reciproco”. E mentre in Italia Starbucks apre oggi ufficialmente le porte del suo primo grande store, il classico bar italiano non teme la possibile concorrenza. “Le nuove iniziative commerciali come l’apertura di Starbucks trovano sempre il nostro favore, a maggior ragione quando creano posti di lavoro – è il commento della Federazione Italiana Pubblici Esercizi -. Sarà il mercato a decretare ogni risultato, e da questo punto di vista i nostri bar non temono il confronto, che, anzi, sarà uno stimolo per migliorare qualità e servizio. Il tutto senza dimenticare che dal confronto i consumatori avranno anche l’opportunità di valutare meglio il prezzo di una tazzina di caffè al bar così da evitare dannose e ricorrenti polemiche“.

 

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Starbucks, come ha commentato Kevin Johnson, aprendo in Italia realizza un sogno ed è pronto a imparare, adattandosi alla cultura italiana del caffè e non viceversa a conferma che il bar italiano resta un modello di grande attualità. Un proposito impegnativo proprio per i valori e la dimensione della nostra offerta: un universo di bar e caffetterie che svolgono una preziosa funzione sociale e che ogni anno servono 6 miliardi di tazzine di un caffè aromatico, pieno, corposo, preparato ad arte e, dato non trascurabile, lungo, corto, macchiato, schiumato e via di seguito. Da parte di Fipe, augurando a Starbucks buon lavoro nel nostro Paese, riteniamo che da questa apertura ci sia da imparare per quanto riguarda le tecniche di marketing e i processi di innovazione”.

I numeri dell’Universo Bar in Italia

In occasione dell’arrivo del gruppo statunitense la Federazione Italiana Pubblici Esercizi riporta i dati aggiornati sul bar italiano. Ad oggi sono 149.154 i bar in attività lungo lo Stivale, con un volume di affari di 18 miliardi di euro e concentrati principalmente in alcune regioni: Lombardia (16,9%), Lazio (10,4%), Campania (9,6%), Veneto (8,4%) e Piemonte (7,2%). Per quanto riguarda la nati-mortalità delle imprese, nel 2017 si riscontrano 6.335 imprese iscritte e 11.979 imprese cessate, con un saldo negativo di 5.644 imprese.

 

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Per quanto riguarda la tipologia di esercizio, prevalgono i breakfast e morning bar (30%), seguiti da bar generalisti (24%), lunch bar (17%), bar serali (16%) e bar multifunzione (14%).  Sul fronte occupazionale il bar italiano conferma il proprio fermento: i numeri Fipe sulla ricerca di personale nel 2017 parlano di 9.900 baristi. Il settore mostra sempre un andamento in “rosa”, con la componente femminile in prevalenza rispetto a quella maschile (il 58% di lavoratrici dipendenti contro il 42% di lavoratori dipendenti). Il 79% dei dipendenti è di nazionalità italiana, mentre i dipendenti di nazionalità straniera si attestano sul 21%. Abitudini di consumo, atti di acquisto e prezzi medi.

 

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Perché gli italiani vanno al bar? Secondo l’Ufficio Studi Fipe soprattutto per fare colazione: 5,4 milioni di persone consumano qui tutti i giorni il primo pasto della giornata, con una spesa media di 2,40 euro. A pranzo invece si parla di 1,3 milioni di persone, con una spesa media di 7,50 euro.  Venendo invece agli atti di acquisto, i prodotti maggiormente consumati al bar sono bevande calde (36,6), bevande alcoliche e aperitivi (13,3), brioches (12,6), prodotti cosiddetti “d’impulso” come snack e gelati (10,8), bevande analcoliche (10,4), acqua minerale (8,8) e infine panini o piatti (7,5).  Per quanto riguarda invece i prezzi, lungo lo Stivale un caffè al bar costa in media 1,00 euro, un cappuccino 1,30 euro, mentre per un panino si pagano 3,10 euro.

 

Fonte: Ufficio Studi FIPE  www.fipe.it

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1 Commento

  1. Valter Sottile Reply

    Un occhio a quanto sarà il rapporto ore lavorate/netto euro guadagnato dai dipendenti.
    Grazie.

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