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Nei paesi patria del Vino (Italia e Francia in primis) il concetto che ad affiancare una grande cena nel bicchiere possa esserci un distillato non è mai né facile né scontato. In parte per abitudine, in parte per timore, questo tipo d’accostamento gastronomico nel nostro paese non ha ancora preso piede, o almeno non in maniera strutturata, e pare risiedere ancora nel mondo delle cene “esperienziali”, tanto quanto quelle che privilegiano i pairing con cocktails o birre.

 

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Eppure la complessità gustativa e le note aromatiche di alcuni spirits non hanno niente da invidiare al mondo dell’enologia. Anzi, possono divertire e far risaltare in maniera ancor più marcata le caratteristiche della cena, come hanno avuto modo di scoprire i commensali accorsi per assistere al (bellissimo) primo passo in questa direzione fatto dal Vito Mollica e da tutto lo staff del Four Seasons di Firenze, che (forti anche del quotidiano confronto con l’Atrium Bar e dell’esperienza nel mondo del bar del F&B Manager Gabriele Fedeli) hanno deciso di trasformare per una notte la tradizionale “Champagne Experience” in una “Whiskey Experience”. Una sfida resa possibile anche grazie alla collaborazione con uno dei più importanti distillatori americani, Michter’s, volato a Firenze per l’occasione portando con sé alcune rarità e, soprattutto, la voglia di raccontare una storia di qualità made in Kentucky.

 

 

La distilleria Michter’s

Nata in Pennsylvania nel 1753, la distilleria simbolo dell’artigianalità americana non ha avuto sempre vita facile. Durante i secoli l’azienda ha subito infatti vari cambi di proprietà, entrando in una crisi irrimediabile nell’epoca del Proibizionismo per poi fallire definitivamente negli anni ‘50. Risorta dalle sue ceneri in Kentucky (la “Scozia” degli USA), l’azienda ha finalmente trovato una rinascita florida grazie alla guida illuminata della famiglia Magliocco, proprietaria del brand dal 1990.

Ebbene sì, c’è un po’ di savoir-faire italiano anche in questa storia della prateria americana, grazie a una famiglia legata alle proprie origini calabresi, che ha saputo cambiare l’assioma della produzione, passando dalla standardizzazione di un prodotto di massa a una ricerca qualitativa quasi spasmodica per la quale nessun prodotto viene mai tolto dalla botte prima della perfetta maturazione, a prescindere dalla richiesta del mercato.

Questo ha portato l’azienda a diventare in breve tempo uno dei punti di riferimento per quanto riguarda la distillazione cerealicola americana, senza che la cosa facesse cambiare in alcun modo lo spirito con cui il lavoro viene svolto. Ne è un esempio Matt Magliocco, Vice-President ed erede dell’azienda che senza nessuna remora si è imbarcato da New York per venire a Firenze, portando le bottiglie di maggior pregio direttamente in volo con lui, e tutto questo solo per poter far innamorare un gruppo di commensali tramite le sue parole.

 

 

La cena

Esistono persone per cui il termine “sfida” ha un’accezione puramente positiva e Vito Mollica è decisamente tra questi. La creazione di una cena di sei portate per altrettanti Whiskey pare abbia divertito lo chef del Palagio, che ha saputo esaltare le differenti note aromatiche del distillato con il suo menù, mantenendo al contempo una connessione strettissima con il territorio toscano. Se l’abbinamento tra la “Terrina di foie gras con gelée al Vin Santo” con un 10-Year Kentucky Straight Bourbon è senza dubbio piacevole, risulta soprendente l’accostamento tra “Scampi scottati con crema di cavolfiore alla vaniglia, Patanegra e nocciole” con il 10-Year Kentucky Staight Rye. Questo Whiskey di segale tipicamente collegato al nuovo mondo porta con sé l’oltracotanza e l’energia tipica degli americani, ed il rischio che potesse sovrastare il sapore delicato del piatto poteva sorgere ad una semplice lettura del menù. Rischio scongiurato abilmente grazie ad un equilibrio di sapori che coralmente riuscivano non solo a tenere il passo, ma addirittura a esaltare le note di vaniglia, toffee, mandorle tostate e cannella provenienti dal bicchiere.

Le due bottiglie di maggior pregio portate in Italia direttamente da Matt Magliocco sono due pezzi praticamente introvabili, provenienti dalla riserva privata della distilleria e con prezzi di mercato a quattro cifre. Il primo, Michter’s Celebration Sour Mash Whiskey, prodotto in un numero di pezzi limitatissimo e ottenuto grazie a botti con invecchiamenti precedenti all’entrata della famiglia italo-americana nella società. Se questa splendida bottiglia ha egregiamente accompagnato il “Petto d’anatra arrostito con crema di topinambour e salsa dolce forte”, il secondo “introvabile”, ovvero un Kentucky Straight Rye di 25 anni, si è contraddistinto come un prodotto di straordinaria fattura, degno in conclusione di pasto di accompagnare il “Cilindro al crème caramel con cialda croccante al miele e sorbetto alle arance candite”. Ennesima dimostrazione, questa, della versatilità di un distillato dalle molte anime che può tranquillamente accostare dall’antipasto al dessert senza mai essere fuori luogo.

 

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Successo di critica e soprattutto di pubblico per lo staff del Four Seasons. Partendo da chi di Whisky ne sapeva già molto ma sottovalutava i Whiskey (una lettera che contraddistingue la Scozia dal resto del mondo), e magari partiva con preconcetti legati ad una famosa bottiglia quadrata che ha saputo conquistare il mondo ma un po’ meno gli appassionati, fino ad arrivare a chi di solito a queste cene era abituato a degustare bollicine francesi. Le chiacchiere intorno al tavolo al momento del caffè vedono solo complimenti per questa serata diversa dal solito. Un pubblico sorpreso, soddisfatto e forse un po’ più colto rispetto a quando si era seduto, che grazie a una cucina attenta e fantasiosa, combinata alla passione di un’azienda familiare, si è aperto a un nuovo mondo sia geografico che gustativo. E chissà che non voglia ripetere al più presto esperienze di questo tipo anche altrove, coraggio degli chef permettendo!

 

+info: www.michters.com

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