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Per parlare dell’arte del bartending, di come e quanto sia cambiata negli ultimi anni ma anche di quanto sia importante la formazione per un barman, come nasce il cocktail perfetto e come riconoscere “l’equilibrio in un drink”.
Non è difficile incontrarlo ad un contest o ad eventi legati alla mixology, d’altra parte è la sua grande passione, un motivo di vita, da quando inizia a lavorare negli hotel di lusso come cameriere dopo la scuola alberghiera nei primi anni settanta. Un percorso che nasce dal basso, dall’a-b-c (lavaggio di tazzine, frigoriferi, tavoli, ecc.) per poi varcare le soglie del bar e finalmente servire i primi ospiti, confrontarsi con loro e vedere le loro reazioni. Perché Gianmario sembra esser uomo di poche parole ma in realtà è solo molto, molto attento, analizza ogni sfumatura per poi traghettarti nel suo universo. Fatto di numerosissimi racconti grazie proprio alla sua carriera, che lo ha portato a viaggiare in giro per il mondo imparando il mestiere da grandi maestri del bartending dai quali ha sempre accettato consigli e condiviso esperienze maturate nei bar di navi da crociera o dei più prestigiosi hotel del mondo.
La personalità, l’eleganza e lo stile di questi professionisti sono stati per Gianmario i punti di riferimento da cui partire per mettere a fuoco il proprio futuro e il proprio stile. Un bagaglio fatto di cultura, storia ed arte essenziale all’alimentazione della sua passione confermandogli in ogni istante che non ci sarebbe stato nulla o nessuno in grado di fargli smettere di praticare la professione più bella del mondo: il bartender.
Un lavoro reso possibile grazie al periodo di formazione all’istituto alberghiero, la prima porta d’accesso al mondo dell’hospitality. Indispensabile ancora oggi per Gianmario nonostante il cambiamento dello stile di vita avvenuto nell’ultima decade dove le persone oltre a viaggiare moltissimo, per lavoro o per vacanza, respirano l’intreccio delle culture. Dove spesso è proprio chi offre l’ospitalità ad esser il primo a notare le abitudini e le esigenze di chi entra e consuma, anche in un semplice bar. È così, con l’osservazione e il word of mouth, che nascono le tendenze…
Questo è quello che continua a ripetersi ancora oggi ma cosa è cambiato per la figura del barman negli ultimi anni? Per confrontare la professione odierna con quella del passato per Artrosi viene naturale ripercorrere velocemente gli eventi che hanno rivoluzionato la storia. Come l’evoluzione dei sistemi di trasporto, veri acceleratori del cambio dei costumi. Perché in passato le notizie su trend e mode, passavano da quei ricchi travellers che potevano permettersi lunghi periodi in soggiorni da favola su transatlantici lussuosi o viaggi in aereo. Ed ecco che anche in Europa arriva la moda di passare del tempo in buona compagnia nei bar di hotel a cinque stelle.
Con lo sviluppo economico prima e della comunicazione moderna poi, è arrivata la possibilità di scegliere a quale stile appartenere: in quale locale andare e quale drink ordinare. E in tutto ciò se dietro al bancone c’è un barman con mente aperta ed ampia conoscenza dei prodotti ecco che si crea una differenza, un motivo in più per tornarci. Esperienza e formazione quindi i punti fermi per Gianmario alle quali si aggiunge la curiosità, un istinto che non può mancare ad un professionista. È la ricerca dei dettagli più profondi l’attività più utile all’accrescimento della conoscenza.
Mentre la pubblicità e lo sviluppo della comunicazione visiva hanno il vantaggio di divulgare messaggi e stili di vita in tempo reale in tutto il mondo, comodamente fruibili in real time da chiunque tramite ad esempio i video che spesso diventano ”virali” altre volte più “discutibili” per la qualità del prodotto messo a fuoco. Ed è proprio il web, con la sua diretta ed aperta possibilità di recensire un locale, un drink e quindi il lavoro di un team o persona, ad esser una delle prime preoccupazioni di un barman. Che deve, con la comprensione dei comportamenti e dei gusti delle persone, interpretare nei drink i loro desideri.
E che dire dell’ambiente e dell’accoglienza? Sono certamente i primi elementi che colpiscono l’ospite. Per il primo si passa dagli arredi (mobili funzionali) alle luci – che devono essere ben inserite nel contesto – insieme al suono che, se bene distribuito, contribuisce alla creazione di un’aura armonica, per vivere momenti piacevoli in un luogo accomodante. Mentre l’attenzione nell’accoglienza e la cura nel servizio possono persino far dimenticare alcuni dei dettagli detti. Il garbo, la cortesia e il rispetto contribuiscono a creare un contorno “perfetto” in un bar. È con queste premesse che una volta accomodati al tavolo, in totale relax, alla lettura della drink list si accetta di farsi guidare nella scelta. Perché non c’è nulla di più bello dell’avere una persona che si dedica totalmente a noi, desideroso di rendere la nostra esperienza memorabile. Che nasce già da uno sguardo veloce delle bottiglie esposte: alla vista di quella del gusto conosciuto, c’è il conforto e la sicurezza di rimanere soddisfatti. Un attimo che prende il nome di “momento idilliaco”: una serie di elementi che fanno nascere il cocktail perfetto, preparato insieme a liquori di ottima qualità nello shaker insieme ad una dose di “anima propria”, un ingrediente insostituibile.
E che dire dell’equilibrio? In un drink è la summa di quanto detto finora. Il primo elemento che cattura, il più evidente, è quello visivo: il colore che, a maggior ragione se piace, trasmette il desiderio di assaggiare. E al gusto è l’armonia e la fusione degli ingredienti che fa la differenza, tutti devono esser ben distinguibili ed evidenti, mai nessuno deve prevalere sull’altro diminuendone o persino annullandone l’espressione. Il tocco finale è poi lasciato alla creatività della decorazione: piccola, sobria e che non distragga dal contenuto o influenzi gli aromi del cocktail.
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