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Una rivisitazione rivoluzionaria e intrigante per celebrare il centenario del Negroni. È proprio così che il giovane Barman di COMO Castello Del Nero (resort sito in un castello del XII secolo che propone esperienze gastronomiche stellate Michelin a base di ingredienti locali, oltre a due ristoranti più casual e un bar elegante, ma dal twist contemporaneo), Lorenzo Bellieri, è riuscito a trionfare nel contest dedicato al celebre cocktail fiorentino presso la bellissima Tenuta di Artimino, in provincia di Prato, lo scorso 31 marzo. Sul podio, al secondo posto troviamo Gianroberta Verde de La Tosca a San Donà di Piave (VE) e al terzo Andrea Ferrara della Terraza Doña María di Siviglia (Spagna).
A sfidarsi, nell’undicesima edizione de “Il Negroni 100 anni dopo (1919-2019)”, sono stati 12 concorrenti, appositamente selezionati e giudicati nella finalissima da una giuria di grandi esperti del settore: il socio fondatore di A.B.I. Professional Paolo Severino Baldini, il consigliere di A.B.I. Professional Carmine Lamorte, il barman Alex Siliberto, la barlady Cinzia Ferro (vincitrice quattro anni fa del medesimo premio) e le due note giornaliste Paola Mencarelli ed Elena Maria Petrini.
Per raccontare questa splendida giornata all’insegna del bere bene e del made in Tuscany (nonostante i finalisti arrivassero da diverse parti d’Italia e del mondo), Beverfood.com ha intervistato in esclusiva proprio il vincitore del concorso: Lorenzo Bellieri.
Bellieri, il suo Negroni era ben lontano dai canoni standard. Ce lo racconta?
“Con molto piacere. La ricetta era composta da 4,5 cl di organic vodka VKA, 2,25 cl di Liquore Mediceo dell’Officina di Santa Maria Novella, 2,25 cl di Pascena Moscadello di Montalcino dell’azienda Col d’Orcia e tre foglie di menta. Ho posto particolare attenzione anche al garnish, costituito da un vero e proprio dessert: un wafer con cioccolato fondente al 90%, al quale ho abbinato una spuma all’olio d’oliva, un tris di agrumi caramellati e una foglia di menta realizzata in pasta di zucchero. La mia ricetta è un po’ lontana dai soliti canoni del cocktail Negroni, sono d’accordo. Ho deciso infatti di sostituire tutti gli ingredienti eccetto il bitter, anche se quest’ultimo ha un’origine diametralmente opposta a quella del ben noto bitter Campari utilizzato nella versione originale”.
Da qui l’insolito colore del suo delizioso “Negroni De’ Medici”.
“Esatto. Questa ricercata scelta degli ingredienti ha fatto sì che il cocktail assumesse un colore innovativo, giallo scuro con riflessi dorati, e anche che il momento più propizio per degustarlo fosse il dopo-cena e non più l’aperitivo. Per il nome poi, mi è sembrato opportuno mantenere quello dell’importante famiglia fiorentina, i Medici, in relazione al bitter utilizzato, alla location e all’importanza che la famiglia dei Medici ha rappresentato per la città di Firenze, così come il cocktail Negroni per il bartending mondiale”.
Si sarebbe mai aspettato di arrivare primo?
“Non me lo aspettavo affatto, devo essere sincero. Generalmente sono sempre molto scettico riguardo alle mie creazioni e spesso mi ritrovo quindi a cercare un parere esterno. Inoltre, durante ogni manifestazione rimango colpito dalle creazioni degli altri concorrenti, tant’è che cerco sempre di rubare loro più segreti possibile”.
Come si spiega il suo successo?
“Questo andrebbe chiesto alla giuria (ride, ndr). Posso però immaginare che la territorialità dei prodotti utilizzati e l’originalità della ricetta abbiano favorito in qualche modo anche il punteggio. Parlo del colore, dell’abbinamento e dell’orientamento del drink”.
Il premio vinto ad Artimino è un altro bel titolo da aggiungere al suo già ricco palmarès. Ennesima ciliegina su una carriera dinamica e di prestigio.
“La mia carriera, pur non essendo lunga, si compone di diverse realtà. In questi anni ho avuto infatti la fortuna di cambiare di tanto in tanto strutture e bar. Parlo di fortuna perché ogni esperienza mi ha sempre arricchito e insegnato qualcosa che non sapevo prima. Ci sono poi alcune avventure professionali che porto maggiormente nel cuore, altre meno, ma tutto ciò che ho vissuto ha contribuito a creare la persona che sono oggi professionalmente parlando”.
Con un debole speciale per le strutture di lusso come COMO Castello Del Nero.
“È vero. Nel corso degli anni mi sono sempre più innamorato e appassionato al mondo dell’hôtellerie. Adoro il rapporto che si crea con gli ospiti durante il loro soggiorno, apprezzo confrontarmi con una clientela internazionale, capire modi e costumi del loro Paese d’origine. Questa relazione proficua mi permette infatti di aggiungere sempre qualcosa di diverso alla mia giornata, pertanto parlare di routine al bar risulta difficile. E poi c’è l’aspetto più bello, ovvero rendere i nostri ospiti i protagonisti assoluti mediante il nostro servizio individuale, costruito su misura. Questo rappresenta per me un punto d’impegno quotidiano, al quale lavoro costantemente cercando di migliorarmi e far sì che i nostri ospiti si possano sentire sempre pienamente appagati e soddisfatti”.
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