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Castello di Malabaila, Canale. Quella dei Malabaila è una famiglia del divenire, un movimento, un mutuare la storia e renderla attuale, moderna, con sempre uno sfondo di realtà costante e sincero. E scritto, soprattutto. I greci, questa forza motrice in grado di rinascere e rendersi viva, la chiamano palingenesi.

 

 

L’azienda omonima operante nel cuore del Roero a Canale in una serata, storica, e si spera la prima di molte, è riuscita a catapultare gli ospiti nel medioevo. Già all’aperitivo, servito nel giardino del  castello con una salviata (farinata con pure di ceci), un piatto di cipolle e uova, una zuppa di lenticchie speziata e i carpioni, simbolo del metodo di conservazione del cibo prima del frigorifero. E poi le acciughe proposte in due modi diversi: con bagnetto verde e nocciole. E il sale? Quelle del Piemonte e astigiane sono vie importanti per il suo mercato, di quelle che ne hanno segnato il destino. Non a caso il termine “salario” deriva da quesa preziosa materia prima.

 

 

Un cena-evento insomma che ha colpito la memoria e la gola, ideata per narrare il percorso di questa nobile famiglia, tra le più importanti di Asti le cui notizie risalgono al 1200 sotto il nome di Abelloni. Abellonio era un nonno o un prozio di Baldracco Malabaila, uno dei più importanti personaggi di questa storia. A quel tempo la città di Asti era tra le prime città libere perché non più governata da vescovi e conti ma da mercanti. Come? Grazie al commercio di lane e stoffe e l’accumulo di denaro da reinvestire con l’acquisto di terreni o con prestito di denaro, condannati dalla chiesa. Così nel tempo le garanzie degli astigiani sono diventate acquisti dei beni delle famiglie reali rivenduti ,poi, e con gli interessi.

Nel medioevo i Malabaila diventano in poco tempo potenti e, schierati tra i guelfi, sono tra i più importanti finanziatori e gestori dei capitali dei Papi. Come tutte le famiglie le diramazioni non si contano e i Malabaila a Canale arrivano appunto introno al 1200. La costruzione della torre fortificata e abitabile risale al 1260 e sarà nel 1379, l’anno in cui espandono l’edificio con un muro a forma di scarpa per proteggersi dalle armi. Operazioni riuscite anche grazie alla figura di Baldracco Malabaila, Vescovo di Asti tra 1347-1354, all’opera anche nella Compagnia Bodacrus Malabaila come gestore unico delle finanze della famiglia oltre che impegnato a condurre le sue cariche ecclesiastiche a Londra. Lo si ricorda per la raccolta di molti atti e registri di compravendita ecclesiastici dal 1065 al 1353 peraltro attualmente in mostra a Palazzo Mazzetti di Asti. Una collezione di documenti civici tra le più importanti della città.

 

 

Tra il 1300 e il 1500 i Roero e i Castellinaldo si contendono potere e terre e il castello si modificherà solo grazie all’intervento di Daniele Malabaila e il suo matrimonio con una Francescina Roero. I Malabaila si espandono da Sanfré a Poirino e Monticello. Carlo Emanuele I chiede costanti forniture di vini pregiati (1508) tra cui anche i nebbiolo del Roero e nel mentre le acquisizioni continuano per completarsi nel 1654 con la quota di Opecino Roero di Settime. Tra gli altri Daniele compra anche la vigna Pradvaj dove ancora oggi si produce l’arneis di casa: succoso e minerale, si inchina al suo charme fatto di increspature marine alzate dal vento a scontrarsi con alberi di pesco e margherite.

Ma il territorio di Canale come oggi lo conosciamo è spiegato nei documenti del Codex Astensis e nel Rigestum Comunis Albe in cui si sottolinea la pluralità di presenza insediativa in questo territorio che vede nel settore sud-est, tra la pianura del Borbore e fin oltre il confine con Castellinaldo, il feudo di Castelletto, oggi vino etichettato dai Malabaila. Assaggiato in questo incontro festante dell’annata 2000 questo Roero perforante è di quelli “superiori”, abile a sprofondare e vivere nelle sue sabbie, nel suo tannino, per sviscerare la sua anima struggente e di grande, elegantissimo equilibrio. Vino consumato probabilmente anche nel 1619 per le nozze tra Vittorio Amedeo I e Madama Cristina di Borbone.

 

 

La storia continua e nel corso del 1600-1770 sono molte le modifiche apportate al castello anche a causa degli incendi, ma sarà con Luigi Gerolamo, ambasciatore presso la Corte di Mara Teresa d’Austria, che ci sarà un’imponente cambio strutturale finalizzato al raggiungimento dell’attuale salone destinato alle feste ottenuto accorpando due piani. Questa sala è la prescelta per la nostra gran soiré, adibita a festa con dame e cavalieri ad accompagnarti al tavolo per scoprire le altre portate messe a punto dallo Chef Luca La Rosa.

Per farci entrare ancora più all’interno del tempo ci pensa il Codice Malabaila, un libro verde e scoperto nel 1876 da Quintino Sellla in Austria ospite della corte dei Francesco Giuseppe. Custodito a Vienna, capito il valore si riesce a farlo tornare a casa, come patrimonio della città di Asti.

Sono tempi in cui la villa con vigna è simbolo di valore e ricchezza, e a tavola ci si delizia (anche ora) con un risotto allo zafferano, materia prima monferrina già nota nel medioevo, usata come colorante e materia prima curativa. Il galateo era nato, come la forchetta e le portate con tovaglie e coperto, utile a coprire i piatti. A Torino intanto c’è l’espansione sabauda, la Reggia di Venaria, l’imponente Palazzo Reale, si diffondono i caffè, i cioccolatieri, i grissini… c’è anche “l’ora del Vermouth”. Un fermento unico.

Una bella e ricchissima porzione di tempo per riportarci ai gusti dell’epoca, per apprezzarne i valori. Ed ecco che il vino nel bicchiere ha tutto un altro sapore: sa di storia. La serata non è più una cena – commentata ma un ragionamento del tempo e delle azioni di uomini in un passato lontano, lento. Un percorso gourmet che sfocia in una definizione oggi dell’azienda come “viticoltori dal 1362”. Parole, numeri che diventano tasselli chiave per unire i capitoli non di un romanzo. Ma di fatti realmente accaduti.

Grazie a Lucrezia Malabaila al timone oggi dell’azienda coadiuvata dallo storico enologo Valerio Falletti, per aver aperto le porte al suo castello e per aver condiviso tutta questa cultura.

 

+info: www.malabaila.com

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