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Vi ricordate quella pubblicità di qualche anno fa: Antò fa caldo….Un vero tormentone, come il caldo di queste estate 2019, in città, spiaggia e in montagna non si parla d’altro. Ma l’estate 2019 nel mondo del vino sarà ricordata per essere quella della definitiva consacrazione del rosé. Un tormentone anche questo, provate a dare un’occhiata ai tavoli dei vostri vicini al ristorante e scoprirete come l’Italia sia non solo un grande paese produttore, ma anche consumatore di vino rosé. Fermo o anche bollicine, dalle tonalità spesso cangianti e fenomenali, questa tipologia di vini stanno aumentando e non poco il gradimento dei consumatori. Un comparto che appare in salute, con un aumento significativo della produzione da nord a sud dello stivale. L’Italia rappresenta il 10% della produzione mondiale, che ammonta a 20,3 milioni di ettolitri, ben lontana dalla quota della Francia (28%), solo la Provenza vale il 5,5% della produzione mondiale, ma anche da Usa (17%) e Spagna (15%). Sul fronte dei consumi, il 36% del rosato viene bevuto dai francesi, il 15% dagli statunitensi, il 7% dai tedeschi ed appena il 5% dagli italiani. Una percentuale destinata a salire, vi vogliamo portare otto esperienze di interpretazioni del rosé per la consacrazione.

ROSE’ DEL CRISTO CAVICCHIOLI

Paradigma del Lambrusco modenese spumantizzato con il Metodo Classico. Un raffinato ed elegante Spumante Brut dal colore rosa pallido con leggeri riflessi salmone, il profumo è delicatamente floreale, di ottima struttura, molto fresco e con finale fruttato, lungo ed armonioso. Uno Spumante rosé brut di un‘incredibile freschezza e di una grande versatilità di beva. Un Sorbara di alta gamma che riesce ad incantare, una sfida ampiamente vinta in terra modenese, che sostiene il confronto con perlage rosé d’oltralpe.

 

 

CHÂTEAU ROMASSAN BANDOL ROSÉ DOMAINES OTT

Bottiglia iconica e riconoscibile, per questo vino emblema del golfo di Bandol, una zona dove l’acidità del terreno e la bassa pluviometria sono compensate dall’aria marina. Siamo a Castellet, zona da suolo povero, composto da calcare, arenaria e marne. Uvaggio in prevalenza Mourvèdre 52% e Grenache 22% Cinsault 26%. Fantastico color pesca chiaro, il naso fine e delicato, con aromi floreali, si apre nel bicchiere sprigionando note fruttate di agrumi e di pesca della vigna. Al palato, l’attacco è diretto e vivace. Strutturato e raffinato, il risultato di un armonico e equilibrio tra eleganza e tensione.

 

BERLUCCHI ROSE’ BRUT NATURE 61 FRANCIACORTA

La leggenda narra che nel 1962, un anno dopo la creazione delle prime bollicine in Franciacorta, Guido Berlucchi dopo un assaggio di Champagne rosé a Montecarlo commissionò a Franco Ziliani una nuova sfida, ovvero il primo Franciacorta rosato. Progetto vincente, arrivato ai giorni nostri con diverse interpretazioni come il Berlucchi ’61 Nature rosé. Dosaggio zero, per intercettare il gusto dei consumatori sempre più deciso e pulito. Uve 100% Pinot Nero, che arrivano dai vigneti di proprietà Ragnoli, Quindicipiò e Gaspal, selezionando solo mosto fiore con rese bassissime e cinque anni di affinamento sui lieviti per formare la sua personalità pura ed esuberante.

LA VIA EN ROSE GEWURZTRAMINER LE VIGNOBLE DU REVEUEUR BENNWIHR

Il Gewürztraminer e l’Alsazia che non ti aspetti, in grado di sedurre e conquistare il gentil sesso da sempre amante di questa tipologia di vini, con il rosé si gioca un’arma in più. Un vino alsaziano del giovane vigneron francese Mathieu Deiss, classe 1984, che dopo studi enologici importanti ed esperienze tra i grandi dell’Alsazia decide di prendere in gestione da solo il piccolo Domaine dello zio materno a Bennwihr, continuando a lavorare anche nell’azienda di famiglia. Un patrimonio di vigne di 50 anni lavorati con una viticoltura biodinamica e biologica, con una vinificazione in tini di legno, sui lieviti per più di un anno, fanno di questi primi due vini un esempio di enologia rispettosa e “naturale” con profonde radici nella tradizione alsaziana.

CHAKRA ROSATO GIOVANNI AIELLO

La Puglia è una delle capitali del rosato italiano, l’interpretazione di Giovanni Aiello è da manuale. Il suo Chakra rosato nel calice si muove con classe e vibrazioni, grazie a struttura e corpo. Splendido e cristallino nel suo rosa cerasuolo con una nuance corallo, al naso è diretto con le sue note fruttate di lampone, ribes e ciliegia, si fa più ampio con note di macchia mediterranea. Un Primitivo in purezza che nasce in un terreno poco profondo, argilloso e calcareo, dove le radici delle piante si insinuano nelle fessure carsiche.

 

 

 

 

COTES DE PROVENCE ROSÈ CHATEAU VANNIERES

E’ la Provenza la terra promessa del rosé, nel 1977 la nascita della AOC Côtes de Provence con i suoi ventimila ettari vitati e quasi un milione di litri prodotti, con oltre il 90% della produzione è destinata a vini rosati. Quantità ma anche qualità come nel caso di Château Vannières con il suo Côtes de Provence, prodotto con 50% Cinsault, 30% Grenache e 20% Mourvèdre proveniente da vigneti di età compresa fra i 10 e i 50 anni e rese inferiori ai 50 ettolitri per ettaro. Il Côtes de Provence rappresenta il totem del rosato fresco e floreale per antonomasia, da consumare entro due anni dalla vendemmia, con una grande versatilità in cucina. Come aperitivo, abbinato a piatti di pesce e carni bianche, oppure in riva al mare accompagnato da frutta fresca.

 

 

RÖSA ALTA LANGA COCCHI

Cocchi è stato il primo produttore a pensare e a realizzare un Alta Langa rosato, con la tecnica un “rosé de saignée” il cui colore deriva dal Pinot Nero leggermente macerato e pressato. Risultato uno spettacolare colore rosa per uno spumante di grande temperamento, il suo stile speziato, che si accentua con il tempo, lo rende idealmente un grande brut gastronomico. Secco, fresco e sapido reso rigoroso e affascinante dal liqueur d’expédition. Lo stile speziato si accentua nel tempo. Il suo volume, combinato con un buon equilibrio della materia, esprime un vino dal frutto intenso.

 

 

CERASUOLO D’ABRUZZO FATTORIA LA VALENTINA

Notti magiche d’estate dal sapore di rosato abruzzese, con il portabandiera Cerasuolo che non fa mai brutta figura. Montepulciano d’Abruzzo in purezza, prima annata 1990, una selezione effettuata su circa 30 ettari, vigneti con altitudine tra i 150 e 300 metri su terreni argillosi, vigne allevate con la pergola abruzzese. Il colore è dato dalla macerazione per circa 18 ore, salasso del mosto e fermentazione lenta a bassa temperatura controllata in acciaio. Affinamento sempre in acciaio, un vino a tutto pasto, 365 giorni l’anno, regge il confronto con qualsiasi piatto.

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