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Due cognati che trasformano quindici ettari di terra nel vigneto più ampio d’Europa. Basterebbe questo per definire i contorni dell’anima di una delle dimensioni più iconiche e riconosciute dell’economia italiana, punta di diamante del panorama vinicolo del paese. Sono passati centoventi anni da quando Sella&Mosca aprì i battenti, e con quelli la via per più di un secolo di successi. Oggi la cantina è gestita dal colosso Terra Moretti, che ne ha sposato la filosofia e i valori.
STORIA DI FAMIGLIA – “Le idee innovative sono la base di un’azienda che ha successo”. Vittorio Moretti, patron del gruppo insieme alla figlia e AD Francesca, racconta orgoglioso, commosso, come un patriarca che ricorda e perché no bacchetta i dipendenti-nipoti quando lo ritiene necessario. “Festeggiamo centovent’anni anni di storia, che il gruppo ha aggiunto a quello delle altre cantine, per un totale esatto di duecento anni. Chi me lo ha fatto fare? Fare impresa significa instaurare un legame che ha come obiettivo quello di creare vita e progetti, come una famiglia, per portare nuova energia, aggiungere vita alla vita. Un’azienda non è solo strumento per il bene di vivere una vita tranquilla, è soprattutto tramandare valori importanti di lavoro e etica che permetta a tutti di vivere bene, sani, non in quanto ricchi, piuttosto in quanto contenti di se stessi perché consapevoli di aver dato, fatto e vissuto”. Onori, oneri e personalità di chi vede nella Sardegna non solo terreno di lavoro, ma genitrice accogliente che merita di essere omaggiata e curata. “Allora come oggi viviamo l’impresa come una famiglia, e così diamo continuità. Due mondi paralleli che trovano armonia e equilibrio, è la nostra più grande responsabilità, per generare futuro. Anche Sella&Mosca è storia di famiglia, da pochi possedimenti al tetto d’Europa. Non per speculare ma per generare futuro proprio e per la comunità sarda, trasformando una zona depressa in economia florida, la loro idea fissa”. Famiglia, dunque, un’idea di tepore che pervade l’intero universo Sella&Mosca, e si ritrova in ogni dettaglio trasmesso.
MAMMA SARDEGNA – Nel rapporto con il territorio circostante, la Sardegna vera, spigolosa, accogliente, a tratti dura. Una ragnatela morbida con fili che si legano a pioli storici e saldi, puntini di una tradizione che si racchiude in bottiglia ma raccoglie in realtà gocce di carattere da ogni angolo della regione. Lo Chef Luigi Pomata, coinvolto nel menu della cena istituzionale, che racconta di generazioni dedicatesi anima e corpo alla tonnara di Carloforte, di cui è originario, mentre porziona due chili di ventresca di tonno invecchiata venticinque anni. Zio Vito, decano dei ristoratori della zona, che fa da Cicerone durante una passeggiata al mercato di Alghero (la Boqueria, in catalano, stante il passato di colonia spagnola) elargendo assaggi di prodotti locali, dai Su Filindeu (i fili di Dio) . Sa Mandra, eccellenza territoriale dell’ospitalità, un agriturismo nato 35 anni fa dal sudore e dai sogni della famiglia Murrocu, che aprì le porte della propria casa a visitatori e appassionati: oggi è una fattoria didattica che copre cento ettari e gestisce almeno quattrocento ovini, lavora con le scuole e regala sorrisi a chi sa apprezzare, aspettare e godere dei frutti del suolo. Potrebbe esserci (o non esserci), tra questi, anche il leggendario Casu Marzu.
REGINA D’EUROPA – Nel respiro imperioso della vigna, maestosamente silenziosa: la superficie vitata in pezzo unico più grande d’Europa. 650 ettari a fondo chiuso, 520 dei quali dedicati alla coltura, principalmente in Vermentino, Torbato e Cannonau, con una porzione a Cabernet Sauvignon. Conduzione esclusivamente biologica, la 2019 è stata la prima vendemmia completamente bio dopo l’ultimarsi della conversione. Con una proiezione futura che, inutile dirlo, tiene a cuore un concetto fondamentale: “Identità. Terra Moretti un’eredità pesante (acquisita nel 2016, ndr), e si dedica continuamente al miglioramento delle condizioni delle vigne. La sfida più grande rimane quella di intercettare uno stile che intrecci alla perfezione quello di Sella&Mosca con quello di Terra Moretti”. “Sapevamo cosa fosse Sella&Mosca quando l’abbiamo acquisita”, dirà poi Vittorio Moretti. “Un’azienda straordinaria che ha bisogno di fare prodotti straordinari e questo è il nostro programma. Dei cinque milioni di bottiglie in programma, almeno uno sarà riservato a prodotti di altissima gamma. Progetti tanti, tempo poco ma non vuol dire che non si abbiano pazienza e determinazione”.
SUCCESSO E SENTIMENTI – Nel legame quasi viscerale con i punti di forza di questa storia ultracentenaria. Su tutti, il Marchese di Villamarina, Cabernet Sauvignon di caratura quasi regale. Proposto in degustazione in sei annate sotto la guida dell’enologo Giovanni Pinna, dalla più giovane in commercio del 2014, alla prima uscita in assoluto del 1989: trent’anni e sentirli appena, un vino che rimane integro, vibrante, con tannino fresco e sapidità che va ammorbidendosi con eleganza quanto più si va indietro nel tempo (strepitosa la ’99). Un progetto nato dall’osservazione in cantina di vigneti coltivati a Cabernet Sauvignon: interventi minimalisti negli anni volti a salvaguardare l’uva, perché “un grande vino deriva da una grande uva, senza che sia necessaria la mano dell’uomo”. Fino ad arrivare all’ultimo progetto in ordine cronologico, la Linea Marras, che ha coinvolto l’artista algherese per una gamma di varietà e qualità estreme. C’è arte, c’è passione, c’è la sofferenza insita tipica delle vocazioni. C’è l’abbraccio di chi davvero ci crede, davvero vuole ancora crescere, davvero è pronto a lottare e portare avanti un credo. Come una famiglia.
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