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La Toscana sa sempre sorprendere in fatto di vini, e se le grandi denominazioni e le mode enologiche spesso fanno la parte del leone sul mercato, non bisogna mai perdere la curiosità di scoprire nuove zone, ricche di storia e produttrici di sorprendenti etichette.
Una di queste è sicuramente L’area della DOC Vald’Arno di Sopra, che da secoli racconta grandi storie di vino oltre che di bellezza paesaggistica (già ne parlano nei loro scritti Plinio il Vecchio e Leonardo da Vinci). Situata a cavallo tra il Chianti Classico e il Valdarno, questa regione vinicola vede la propria nascita grazie al bando di Cosimo III del 1716, il quale prendeva atto di una situazione di produzione vitivinicola di alta qualità già a quel tempo ampiamente consolidata e riconosciuta, e la riconosceva con l’attribuzione di area destinata alla produzione di vini.
Tra le cantine che stanno portando a nuova vita la denominazione, senza dubbio spicca Tenuta San Jacopo. Situata su una collina incantevole, cesellata da viali di cipressi e immersa nel verde di pini e querce, questa realtà ha trovato nuovo slancio grazie all’acquisizione nel 2002 da parte della famiglia Cattaneo, guidata dalla volontà di valorizzare l’identità del luogo e la sua cultura, vinicola e agricola, donandogli nuova vita con importanti opere di rinnovamento, prima fra tutte la scelta dell’agricoltura biologica.
Oggi la cantina produce etichette classiche del territorio, a base di uve Sangiovese, tanto quanto innovativi con vitigni internazionali piantati negli ultimi quarant’anni, tra cui Merlot, Cabernet e Chardonnay, che hanno dato buoni frutti e si sono ben adattati al territorio, permettendo di vincere importanti riconoscimenti. Ma il vero protagonista è il Montepulciano, vitigno su cui si concentrano approfondimenti e sperimentazioni. Tenuta San Jacopo è infatti l’unica azienda toscana a produrre un vino ottenuto da 100% di uve di Montepulciano, ovvero il Caprilius.
Un percorso di crescita sano quello dell’azienda, che la ha portata nel 2018 a aver venduto 80.000 bottiglie, con un focus determinato sull’export. Infatti al momento ben il 60% dei prodotti viaggiano oltre confine, pe conquistare i palati di Germania, Finlandia, Lussemburgo, Svezia, Svizzera, Stati Uniti, Canada, Giappone, Vietnam e Cina.
Un percorso di scoperta e di riscoperta, che appassiona sempre più italiani e stranieri, e che come si dice “merita il viaggio”, o almeno lo meriterà molto presto. La struttura infatti sta intraprendendo importanti lavori diristrutturazione, volti alla creazione di una struttura ricettiva da 7 camere e di un bistrot contemporaneo, arricchito da un piccolo salotto che avrà anche un corner degustazione, entrambi situati a margine della struttura del frantoio degli anni ‘20. Senza dubbio un’ottima scusa per scoprire questa parte della Toscana, e godersi la sua sorprendente bellezza e la sua nuova generazione di grandi vini.
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