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Più ampio, più ricco e più green: il programma dell’Académie du Champagne si conferma ogni anno appuntamento imperdibile per appassionati e addetti ai lavori delle bollicine, e l’edizione 2019 non ha certo fatto eccezione: la sala dell’Hotel Principe di Savoia di è mostrata gremita, per affrontare temi tecnici e sociali.

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Le scelte dello Chef de Cave è stato il concetto centrale dell’incontro: i perché e i per come del lavoro di chi vive e respira ogni secondo della vigna e della cantina, partendo dalle teoria scientifiche più esatte, da sposare con l’imprescindibile estro artistico e le intuizioni che possono cambiare il mercato. Tre masterclass approfondite e coinvolgenti, tenute egregiamente da altrettanti esponenti di spicco del panorama accademico dello Champagne: I vini di riserva, raccontati da Claudia Nicoli, Ambasciatrice dello Champagne per l’Italia 2006; La fermentazione malolattica, descritta da Benoît Villedey, enologo dei Servizi Tecnici del Comité Champagne; e infine Nicola Roni, Ambasciatore dello Champagne per l’Italia 2007, che ha parlato del Dosaggio. Dalle idee al bicchiere, in tre ore di qualità assoluta, scandite dalla degustazione di prodotti eccellenti legati agli argomenti discussi.

Ampio spazio anche al sociale e ai temi caldi del momento: la filiera dello Champagne, rappresentata dal Bureau du Champagne, si è infatti confermata la prima a schierarsi contro l’emissione di CO2, tanto da raggiungere il -20% di emissioni in quindici anni. Nel 2010 la realizzazione della bottiglia leggera (835g rispetto ai precedenti 900g) che ha rivoluzionato gli equilibri di imballaggi e trasporti permettendo un’ulteriore riduzione dei consumi. Passi in avanti che sembrano essere ripagati, paradossalmente, dal cambiamento climatico: +1.1° di temperatura media in trent’anni non hanno inficiato la qualità del prodotto della Champagne, anzi: vendemmie precoci, meno acidità totale, crescita minima del titolo alcolometrico naturale. Senza adagiarsi però: il Bureau e il Comitè Champagne discutono quotidianamente su vie alternative di lavoro.

Importante anche lo sguardo sulla situazione italiana: +4.2% di valore rispetto allo scorso anno, con un giro d’affari di 158.6 milioni di euro. Nello scenario globale, l’Italia rappresenta il quinto mercato per valore di export. Puntare sulla qualità implica, tuttavia e senza allarmismi, flessioni naturali per quel che riguarda il volume (-1.8%). La ricerca costante dell’eccellenza e gli obiettivi a livello ambientale si riflettono nella qualità mai vista prima d’ora della vendemmia 2018, e non possono che far ben sperare per le future cuvée della Champagne.

 

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