«La ventilata supertassa sugli imballaggi di plastica? Una scelta per fare cassa, che penalizza chi lavora per migliorare la sostenibilità dei propri prodotti, non risolve il problema e fa peraltro di tutta l’erba un fascio». Lo afferma Ettore Fortuna, Vicepresidente di Mineracqua (Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali e delle Acque di Sorgente).
«Mineracqua è contraria alla cd plastic tax che si vorrebbe introdurre perché andrebbe a colpire duramente e ingiustamente le nostre acque minerali, che sono leader in Europa e nel mondo (ne esportiamo più di un miliardo e mezzo di litri all’anno), senza portare alcun beneficio all’ambiente, che non si tutela con un’imposta, ma con strategie e gestioni efficienti e sostenibili».
«L’imposta inciderebbe per il 110% sul costo della materia plastica PET, che attualmente è di 850/900 euro a tonnellata. Il PET non è da combattere perché è riciclabile al cento per cento e perché dà vita, una volta raccolto e riciclato, a nuove bottiglie per l’acqua minerale, realizzando la cosiddetta economia circolare». La supertassa graverà sulle imprese che utilizzano Pet e già versano per ogni tonnellata di questo materiale acquistato un contributo che – a seconda del Consorzio di raccolta e riciclo – va da 188 a 208 euro laTonnellata.
Ma oltre a penalizzare l’industria e il lavoro, la plastic tax avrebbe un impatto negativo anche sui consumatori. «La nuova tassa comporterebbe per i consumatori, anche per effetto dell’Iva e degli arrotondamenti della Grande Distribuzione, un maggior costo di 5/7 centesimi a litro. Se consideriamo che un’acqua minerale di primo prezzo in un Discount è venduta a 10 centesimi al litro, il consumatore si troverebbe per effetto di questa tassazione a pagare il 50% in più per litro».
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