© Riproduzione riservata
Ebbene si, lo ha fatto di nuovo. Una curiosità insaziabile quella di Paolo Ponzo, sempre più figura di spicco all’interno del mondo degli storici del bar del nostro paese. Se quest’anno celebrativo del centenario del Negroni è stato così pieno di colpi di scena, il merito in buona parte va a lui.
Ha cominciato a scombussolare le carte a inizio anno con la scoperta del ricettario di Elio Cavallari, che ha sconvolto la cronologia dei libri del nostro paese, ha proseguito con la rivoluzionaria scoperta del libro di Amadeo Gandiglio contenente la prima ricetta europea di Negroni ( che secondo un certo David Woondrich potrebbe essere addirittura la prima al mondo) e conclude sullo scadere del 2019 con un altro ritrovamento di uguale portata e rilevanza.
All’interno di Enogastronomica, andata in scena a Firenze dal 6 al 8 Dicembre infatti, Ponzo ha presentato il suo ultimo ritrovamento. Trattasi di un libro del 1953 dal titolo provocatorio “ Le buone usanze (e le cattive)- Galateo semiserio”, un manuale domestico studiato per aiutare le coppie in maniera scherzosa a salvare o migliorare il proprio matrimonio.
Tra i vari capitoli proposti, ce ne è uno dedicato alla cucina ed alle regole da seguire per far della tavola un posto di piaceri, ed ovviamente non poteva mancare una parte dedicata al mondo dei cocktail, con tanto di rimando all’appendice finale dove trovare le ricette.
Non che l’arte della miscelazione casalinga fosse all’epoca in voga più di quanto ci si possa aspettare dalla popolazione italiana del 53, ma tra gli sponsor del libro ci sono molte aziende di spirits, come si può evincere dalle pagine pubblicitarie presenti in fondo al volume, e ovviamente a fronte del esborso gli autori si sono adoperati per garantire un giusto ritorno d’immagine ed un possibile aumento dei consumi delle bottiglie protagoniste.
Ed ecco la scoperta: tra le ricette compare il Negroni, proposto in maniera classica anche se con Punt e Mes Carpano come Vermouth. Una piccola rivisitazione, ma molto interessante dal punto di vista storico. Questa ricetta diventa la seconda codificata in lingua italiana, ed il paradosso è che sarebbe la prima in assoluto se non ci fosse stata…la scoperta del libro di Gandiglio da parte di Paolo Ponzo.
Un finale inaspettato che fa una volta di più ben sperare per il futuro del cocktail italiano più amato all’estero: la sua eredità è più viva che mai, e le volte si annida in posti completamente inaspettati.
© Riproduzione riservata