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Stefano Cattaneo è un ragazzo all’antique. Modi gentili, testa e determinazione da vendere, principi solidi. Con il suo ciuffo biondo e gli occhi chiari potrebbe prestare tranquillamente il suo volto al cinema, continuando così la sua red passion Campari. Intanto racconta il suo anno da Campari Barman of the Year, un film durato dodici mesi, con tante scene esaltanti senza sottotili. “E’ stato bello, un anno spettacolare, girando con il Truck di Campari Academy in tante tappe italiane, ho la fortuna di lavorare all’estero in un locale come l’Antique American Bar di Bratislava che mi appoggiato completamente, così abbiamo avuto il supporto della parte global di Campari in molte guest al locale e in viaggi di promozione all’estero.”
SEMPLICITA’ La vittoria alla Campari Barman Competition del 2019 gli ha cambiato la vita professionale, di questo ne era consapevole sin da quando era stato inserito tra i nove semifinalisti, come ricorda ripercorrendo la pellicola del successo a Firenze lo scorso anno. “E’ stato un bel trampolino di lancio, non avrei assolutamente pensato di vincere, per me il risultato importante era già essere in semifinale. Lì me la sono giocata, cercando di essere semplicemente me stesso e un anno dopo sono qui a raccontare un anno super. Il segreto credo sia rimanere sempre umili, quando sei in semifinale vuol dire già aver vinto, poi bisogna cercare la propria strada senza strafare ed esagerare. La semplicità vince sempre in tema lavorativo e personale, essere semplici e concreti, anche io ogni tanto prima volevo fare cose difficili e complicate”.
ANTIQUE E GLASS Nei giorni di qualificazione della Campari Barman Competition, arriva un cambio in corsa e il volo verso Bratislava, destinazione Antique. “Dopo aver vinto la tappa di qualificazione lavoravo ancora al The Botanical Club di Milano, poi è arrivata la partenza per Bratislava. Ho lasciato l’Italia solo per l’Antique, un locale che ha un’anima sua e che ti chiama, stiamo costruendo qualche cosa di importante nel mondo della mixology con dei grandi classici, l’obiettivo dichiarato è di entrare nella classifica 50 World Best Bars”. Per Stefano Cattaneo è appena arrivata la promozione a Bar Manager e non mancano i progetti per il futuro. “Sto lanciando una linea di bicchieri firmata da me con l’azienda slovacca Rona 5 Star Glass, abbiamo iniziato con delle coppette, riprendendo una filosofia e la cultura del 1930 con vetro tutto soffiato, un bicchiere a specchio con due lastre di vetro e un motivo ad effetto, in Slovacchia la lavorazione del vetro fa parte della cultura artigianale locale. Come Antique invece stiamo investendo su un laboratorio di produzione per garantire a tutti i barman una propria linea di distillati non in conto terzi, anche un batch per pochi litri”.
COMO E FUTURO Originario di Cantù, a Como ha mosso i primi passi lavorativi, una piazza che secondo lui ha ancora molti margini di crescita, anche se c’è fermento. “Credo che si stia muovendo qualcosa, per esempio la Cocktail Week sul Lago di Como, ma possiamo e dobbiamo fare di più per una piazza che ha un grandissimo potenziale dal punto di vista turistico, non dimentichiamo che due tra i più grandi barman del mondo come Agostino Perrone e Simone Caporale sono originari di quelle zone. Nel 2021 dovremmo prevedere un’apertura comasca, vogliamo fare qualcosa sul lago e portare il nostro stile, non so ancora se si chiamerà proprio Antique American Bar Como, ma lavoreremo sui classici e sulla nostra filosofia per formare il personale e trasferire alla clientela questo concetto di miscelazione”.
FORMAZIONE E BANCONE Classe‘97, Stefano Cattaneo è ancora giovanissimo, a dispetto dell’età ha le idee chiare e basi solide grazie alla formazione ma anche a una forte componente autodidatta. “Ho iniziato a fare i corsi con l’European Bartender School, un percorso che consiglio sicuramente, ma è importante anche una componente da autodidatta, perché non ti può insegnare nessuno che tipo di bartender vuoi diventare, il rischio è che saresti il prototipo di qualcun altro. L’European Bartender School è stata importante più che per la pratica, quella si fa al bancone, per la base merceologica che ti da, per fare questo lavoro lo devi avere nel cuore, mettere in conto la fatica che passa se ti piace, rubare tanto e rimanere umili sempre”. Gli inizi come tanti, in un locale argentino a Como, solo la voglia di fare da bere, il ruolo di bartender più vicino al mondo del divertimento e della discoteca. Piano piano inizia a conoscere e informarsi, sui social, Instagram, video di Youtube, si appassiona alla figura di Jerry Thomas, icona ancora valida ai giorni nostri.
CHIAMATA ERIK Il nome di riferimento nel mondo del bar attuale non può che essere Erik Lorincz, il pigmalione di Stefano, quando è arrivata la sua chiamata non ha dovuto pensarci due volte. “E’ avvenuto tutto quasi per caso, io sono per metà slovacco, l’estate con mia mamma e mio fratello eravamo in vacanza a Bratislava, non ero mai stato all’Antique allora era diventata una tappa fissa di quei giorni. Quasi per gioco prendendo confidenza con i ragazzi al bancone ho chiesto se la sera dopo potevo andare a lavare i bicchieri. Il locale si è riempito, in estate c’è una terrazza con 120 posti a sedere, mi hanno chiesto se me la sentivo di dare una mano a preparare i cocktail. Dopo uno sguardo veloce alle ricette una decina di minuti, tutti classici rivisitati, mi sono ritrovato al bancone. Il servizio in stile Savoy alla perfezione, Eric non c’era perché impegnato con l’apertura del Kwant a Londra, il report che gli è arrivato è stato positivo e qualche mese dopo quando si è liberato un posto è arrivata la sua chiamata”.
SOLO COSE BELLE Le cose belle, che non dovrebbero finire mai, ma anche per Stefano Cattaneo è giunto il momento di salutare il suo anno da Campari Barman of the Year. “E’ stato bellissimo, avrei voluto che non finisse mai, mi porto con me tantissimi bei ricordi e l’onore di aver rappresentato un brand importante come Campari, il marchio italiano per eccellenze che ha fatto la storia del bar. Una grande responsabilità con molte soddisfazioni, la parte più bella è il rapporto che si è creato con tutti i ragazzi di Campari Academy, una vera e propria famiglia, le tantissime persone incontrate. Anche con i finalisti dello scorso anno c’è stato un bel rapporto sin da subito, ci scriviamo spesso e ci scriviamo per confrontarci e scambiarci dei consigli sul lavoro. Rivedrò tanti amici alla finale di Roma, qualcuno era già con me lo scorso anno, che vinca il migliore”.
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