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L’anima del torrefattore si riflette nel bar che usa la sua miscela. L’immagine del fornitore può essere più o meno deformata dalle caratteristiche del pubblico esercizio, dal carattere del suo gestore e del personale che vi opera, ma sostanzialmente è così. E’ questa, in estrema sintesi, una delle cose maggiormente percepite nell’ambito dell’imponente ricerca sulla qualità del caffè al bar condotta dall’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè in collaborazione con Altroconsumo, l’organizzazione che riunisce 300 mila consumatori.


Il prossimo 24 febbraio, a Rimini, durante Pianeta Birra, che comprende anche Espresso & Hot Drinks, si svolgerà EISday2008, il convegno dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano che tutti gli anni coinvolge i 2.500 Espresso Italiano Specialist abilitati al servizio dell’Espresso Italiano Certificato e, nell’ambito dell’evento, verranno comunicati i dati. In quell’occassione il mondo del caffè riceverà un quadro completo sull’argomento.

Distinguiamo i torrefattori in tre categorie: quelli che fanno una miscela di qualità, quelli che la vorrebbero fare ma non ne sono capaci e quelli che agiscono con altri mezzi per tenersi il cliente (quindi la qualità della miscela è l’ultimo loro pensiero).Il primo gruppo ha generalmente bar ordinati e puliti, con un operatore che sa gestire bene la miscela e le attrezzature e ha coscienza della sua professione, quindi offre anche un buon servizio. Il secondo gruppo pare abbastanza in balia del cliente: ha normalmente a listino un nugolo di miscele e offre quella più facile da estrarre, normalmente quella con più Robusta, o quella di minor prezzo, sempre di questa si tratta, alla minima obiezione. I bar di questo genere di torrefattori si distribuiscono su un ampio arco per quanto riguarda ordine, pulizia e servizio. Il terzo gruppo, quello al quale poco importa della qualità della miscela, ha un parco clienti che annovera molti bar con alta frequenza di clientela, non di rado approssimati pure nel decoro del locale e abbastanza avvilenti nel servizio.

Molti torrefattori lamentano il calo dei consumi al bar dovuti alla diffusione dei vari sistemi negli uffici, ma forse sarebbe bene non trasferire sempre tutta la responsabilità all’esterno di se stessi. L’espresso al bar è un piacere, ma che piacere è se manca quel complesso sensoriale creato dalla qualità della tazzina, il rito in un ambiente idoneo e il sorriso del barista?

+INFO: www.assaggiatori.com/

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