© Riproduzione riservata
Tedesca di nascita e italiana per scelta, nata ad Amburgo da padre tedesco e madre siciliana, Elvira Ackermann è la Presidente dell’Associazione Le Donne della Birra, fondata nel 2015 insieme a Caroline Noel e Giuliana Valcavi, oltre a essere co-titolare delle storiche “Enoteche Squillari” di Genova e importatrice in esclusiva per l’Italia delle “Birre Green’s”.
Dopo aver viaggiato in lungo e in largo, con importanti esperienze di studio come quella al “Miramar College” di San Diego, in California, Elvira ha vissuto vent’anni in Toscana appassionandosi al mondo del vino, divenendo Sommelier nel 1995 e lavorando per le più prestigiose aziende vitivinicole d’Italia, come Antinori, Folonari e Lungarotti. Poi, il ritorno alle origini da buona tedesca, che significa il settore della birra, col conseguimento appena tre anni fa del prestigioso diploma di “Bier-Sommelière” della rinomata scuola “Doemens” e una crescita costante insieme alla sua associazione. Un personaggio al femminile sicuramente interessante, che non poteva certo mancare nella rassegna “Beverfood in Rosa”.
-Come ha iniziato nel mondo del beverage?
Tutto è iniziato in Toscana quando, tramite il mio ex-datore di lavoro, mi sono affacciata al mondo del vino. Il mio primo approccio serio col beverage è stato grazie all’AIS Associazione Italiana Sommeliers. Ho frequentato i loro corsi e nel 1995 sono diventata Sommelier AIS. La mia conoscenza delle lingue, ne parlo e ne scrivo ben sei, e il diploma di Sommelier mi hanno aperto le porte delle aziende vitivinicole più pregiate d’Italia. Ho lavorato per molti anni per diverse aziende in Toscana e in Umbria, poi nel 2006 mi sono trasferita a Genova dove, insieme al mio attuale compagno e socio Mirko, ho iniziato a lavorare nella storica Enoteca Squillari. Nel frattempo, siamo cresciuti e oggi contiamo addirittura quattro Enoteche nel territorio genovese con una ventina di collaboratori. Nel 2010 mi sono avvicinata invece alla birra importando in esclusiva per l’Italia delle birre belga, le Birre Green’s, che distribuiamo a livello nazionale. Infatti, la nostra realtà va oltre la vendita al dettaglio. Da una decina di anni siamo importatori e distributori di vini, distillati e birre artigianali. La passione per le birre è arrivata a tal punto che nel 2015 ho costituito l’Associazione Le Donne della Birra, che unisce le appassionate e le professioniste del settore birrario, e nel 2017 ho conseguito il prestigioso diploma di Bier-Sommelière Doemens”.
-Com’è cambiata la figura della donna in questo settore?
La figura della donna nel settore beverage è sicuramente cresciuta di profilo, ma la strada è ancora lunga per raggiungere una reale parità di genere. Il settore che fino a ieri è stato prettamente maschile sta cambiando a favore delle donne aprendosi a nuovi orizzonti, magari anche prendendo spunto da Paesi nordici come la Germania. Ho notato, soprattutto negli uomini giovani, o di spirito giovanile e aperto, una maggiore accettazione della presenza femminile e un maggior rispetto per le loro capacità. Ma purtroppo esistono ancora delle barriere che le donne continuano a incontrare sul loro cammino professionale, come per esempio il sessismo. Specialmente nel settore birrario molti aspetti sono ancora a ‘misura d’uomo’, mentre nel mondo del vino questo aspetto è migliorato notevolmente. Mi ricordo che negli anni novanta nel mio corso per Sommeliers la percentuale femminile era del 20%, mentre oggi sono oltre il 50%. Sono convinta che questo fenomeno positivo si verificherà anche nel contesto della birra. È soltanto una questione di tempo.
-Quale sarà il ruolo della donna nel futuro secondo lei?
Per rimanere in tema, vedo un futuro roseo per le donne in ambito lavorativo. Le ‘quote rosa’ sono sempre più richieste e gradite. Lo vivo sulla mia pelle ricevendo sempre più inviti da parte di aziende, associazioni, enti, eccetera. Il tocco femminile è trendy, distingue dalle realtà di vecchio stampo spesso arrugginite e non all’avanguardia. Inoltre, dimostra una certa apertura mentale, una qualità che permette di vedere il mondo non soltanto con i propri occhi e attraverso il proprio vissuto, così come accogliere la diversità senza giudicarla. Appunto le diversità di una donna! Credo che il nostro futuro sia delle persone che cercano di analizzare le cose da diversi punti di vista, di chi evita di dare giudizi su due piedi, di chi cerca di non subire stereotipi e pregiudizi e di chi ha la capacità di cambiare opinioni consolidate per prendere decisioni finalizzate alla propria realizzazione e per migliorare il mondo. Con tutto il rispetto per gli uomini, che sono una presenza quotidiana e gradita nella mia vita, credo che le donne abbiano spesso delle caratteristiche che rappresentano un valore aggiunto in un settore o in un’azienda, come per esempio la sua inclinazione collaborativa e inclusiva oppure la sua propensione innovativa e creativa. Sempre più donne hanno successo nell’ambito lavorativo e ciò lo dimostrano anche gli ultimi dati dell’Osservatorio per l’Imprenditoria Femminile: una crescita di oltre 10.000 aziende a guida femminile ogni anno. A guidare le nuove attività sono soprattutto donne giovani, con oltre 170.000 imprese avviate e gestite da under 35. Dati che posso confermare dando un’occhiata alle Socie della mia ‘ssociazione Le Donne della Birra. Il numero e il profilo delle iscritte è in crescita e soprattutto le Professioniste (Birraie, Publican, Sommelières della Birra, Beer, Chef…) sono in continuo aumento. Nel 2005, anno di fondazione dell’associazione, la percentuale della Professioniste corrispondeva al 15%, mentre oggi siamo a oltre il 40%. A trainare l’imprenditoria rosa sono specialmente le lombarde, le piemontesi e le siciliane. Quindi non mi resta che dire: avanti tutta ragazze!”.
-Ci svela infine il suo sogno nel cassetto?
Uno dei miei progetti futuri è il sostegno promozionale e commerciale dei micro-birrifici italiani al femminile. Sogni nel cassetto? Brassare una mia birra e scrivere un libro birrario.
© Riproduzione riservata