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La pandemia ha lasciato il segno nelle importazioni di vino in Cina, portando nel 2020 il valore di tali acquisti sotto i 2 Miliardi di euro (per la precisione 1,6 Miliardi), facendo perdere a tale mercato il quarto posto nel ranking mondiale dei top mercati di import (facendosi scavalcare dal Canada). Il calo è stato rilevante: -27%.

Tuttavia, è anche vero che le potenzialità di crescita per questo mercato rimangono tra le più alte in assoluto: con un consumo pro-capite di vino di poco più di 1 litro e una prospettiva di crescita del PIL fissata “per legge” al 6% per i prossimi cinque anni per una popolazione superiore a 1,4 miliardi di abitanti, gli spazi di crescita per i vini di importazioni sono veramente enormi.

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D’altro canto, è anche vero che trattandosi di un mercato di vaste dimensioni, con forti differenze tra città ed aree rurali -sia dal lato dello sviluppo economico che dei consumi – e con approcci all’acquisto fortemente mutevoli in tempi brevi e modalità distributive del vino che non trovano eguali nel resto del mondo (in Cina, l’on-line rappresenta il primo canale di vendita di vino in ambito off-trade), non risulta così facile ritagliarsi “un posto al sole” in questo grande Paese.

Ci sono riusciti i francesi, che con i loro vini in grado di conferire “status” a chi li beve, hanno goduto di una netta supremazia sul fronte dei vini importati arrivando a detenere una quota superiore al 50% nel 2011, poi progressivamente “erosa” dagli australiani che, grazie anche ad una accordo di libero scambio con la Cina che ha permesso loro di esportare a dazio zero, sono arrivati a ribaltare i rapporti di forza nel 2019, arrivando al 35% del valore di tutti i vini importati contro il 29% dei transalpini.

Ma “sic transit gloria mundi”. Con lo scoppio della pandemia da Covid-19 proprio a partire dalla Cina e le prime richieste di indagini sulle origini del virus da parte di diversi paesi internazionali – tra cui l’Australia -, il Governo cinese non sembra aver gradito troppo queste “pressioni” e in tutta risposta ha avviato una serie di indagini “anti-dumping” che hanno portato all’applicazione di dazi sulle importazioni australiane: nel caso dei vini fermi imbottigliati, le “gabelle” sono arrivate a superare il 200%. Risultato: dalle oltre 13,4 milioni di bottiglie di vino australiano importate mensilmente nel 2019, in aprile 2021 gli acquisti da parte degli importatori cinesi sono scesi ad appena 267 mila bottiglie.

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I dati relativi alle importazioni al primo quadrimestre 2021 (tabella 1) evidenziano pertanto, nell’ambito di un trend ancora negativo a livello complessivo (-12% il calo a valore nell’import di vino totale), un crollo delle importazioni dall’Australia che apre spazi di crescita ai concorrenti, in particolare ad una “rivincita” da parte dei vini francesi che nel periodo in questione aumentano le esportazioni a valore di oltre il 40% rispetto allo stesso quadrimestre del 2020.

Anche per i vini italiani si aprono nuovi sbocchi: la crescita dell’import di vino del Bel Paese in Cina è del 22%, meno di quanto guadagnato dal Cile (+25%) ma più di quanto registrato dalla Spagna (+11%).

Va anche detto che parte della crescita dei vini francesi è trainata da un rinnovato import di Champagne e di spumanti transalpini che durante il primo quadrimestre 2020 era stato “soffocato” dai vari lockdown e chiusure imposte per ragioni di emergenza sanitaria al canale on-premise. Nel primo quadrimestre di quest’anno, infatti, l’import di spumanti francesi è più che raddoppiato (+110%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

TABELLA 1 – IMPORT DI VINO IN CINA PER ORIGINE NEL I QUADRIMESTRE 2021 E VARIAZIONE VS STESSO PERIODO 2020

Fonte: Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su dati doganali

Uno spaccato degli acquisti di vino italiano ci restituisce invece una fotografia dove i vini fermi (85% dell’import di vino dal Bel Paese) crescono del 19% a valore e di appena il 2% a volume, denotando così un incremento significativo del prezzo medio del “paniere” di vini importati (il recupero, quindi, ha interessato principalmente i vini di fascia premium e con prezzi medi più elevati): tale aumento è di circa il 17% (da 4,13 a 4,82 euro/litro). Al contrario, il trend degli spumanti: a fronte di una crescita nell’import a valore del 54%, quello a volume aumenta di ben l’80%, denotando così una riduzione del prezzo medio (da 3,29 a 2,83 euro/litro).

fonte: www.winemonitor.it/

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