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Più di un secolo, che sembra ieri. L’icona del bere cittadino, l’eccellenza delle abitudini italiane poi promosse nel mondo, festeggia con i fuochi d’artificio: è il compleanno del Camparino in Galleria.
Il 14 novembre del 1867, Davide Campari entrò nella storia per essere stato il primo neonato a vedere la luce in Galleria Vittorio Emanuele II, a Milano. Il padre Gaspare aveva fondato l’azienda omonima sette anni prima, e in un angolo della Galleria aveva alzato la serranda del Caffè Campari. Improbabile si aspettasse che Davide sarebbe poi arrivato ad aprire, proprio di fronte, l’insegna destinata a diventare l’epitome del rito preferito dai milanesi e dagli italiani: nel 1915 inaugurava il Camparino in Galleria, la Mecca dell’aperitivo, che ieri (lunedì 15 novembre) ha festeggiato il suo centoseiesimo compleanno con un inno alla professionalità meneghina.
Un’apertura speciale in cui il Bar di Passo, il leggendario pianoterra che ancora conserva i mosaici della costruzione originale, si è trasformato in una passerella per dieci dei bartender milanesi più significativi degli ultimi tempi: Dom Carella (Carico), Maurizio Stocchetto (Bar Basso), Luca Marcellin (Drinc e Drinc Different), Yuri Gelmini (Surfer’s Den), Terry Monroe (Opera33 e Oro Secret Room), Luca Angeli (Four Seasons), Corey Squarzoni (Ugo Cocktail Bar), Luca Vezzali (Pinch), Leonardo Todisco, Edoardo Nono (Rita). Un’ora per coppia, ciascuno con il proprio signature drink, per dare un contributo personale alla storia senza tempo di un posto che trasuda identità, oggi come allora.
Un ulteriore certificato di qualità, qualora dovesse essere necessario, per la squadra (trentacinque persone) guidata dal manager Tommaso Cecca, che ha governato egregiamente la nave durante le rapide del restyling di due anni fa, passaggio di rinfrescamento cruciale per riportare il Camparino in Galleria al centro della scena della miscelaizone anche internazionale. E soprattutto la burrasca dovute alle chiusure per la pandemia di Covid-19: “Lavorare bene e insieme, come stasera e come stiamo facendo ormai da mesi anche nelle difficoltà, è la soddisfazione più grande. Oggi siamo pronti a tutto, e i ragazzi che continuiamo a formare ci stanno aiutando a capire che siamo sulla strada giusta”.
I classici Campari sullo stesso bancone di rivisitazioni contemporanee: un Negroni ai funghi porcini, un altro ricco dell’aroma tostato del mezcal, un lavorato secco che sa d’agrume. È il trionfo della continuità temporale, di un bar che come un abito sartoriale resiste e anzi vince contro le sferzate del tempo, avvicinando gli ospiti habitué alle nuove generazioni di amatori. E ancora di più, il simbolo della professionalità e della classe eccellente, che si fa rete per i bartender più talentuosi, e calamita per chi vuole crescere domani, guardando alla qualità e alla tradizione di ieri. Buon compleanno, Camparino.
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