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Una tempesta perfetta si abbatte sull’agroalimentare, ma spunti e soluzioni per uscirne non mancano. Questi i temi centrali del dibattito andato in scena venerdi 17 giugno alla sesta edizione del Forum sul F&B promosso da The European House – Ambrosetti ai Bagni Nuovi di Bormio. In sala una platea di un centinaio di manager dell’industria alimentare, insieme ad esponenti politici italiani e stranieri, esperti di marketing, alimentazione e personaggi dello sport, nel corso della presentazione “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni”. Sotto i riflettori una situazione di mercato complessa, uno scenario pesante su cui si aggiunge l’inflazione, i costi delle materie prime e una pandemia ancora in corso. “Il comparto agroalimentare italiano deve accelerare i tempi della transizione verso la sostenibilità d’impresa, sempre più urgente e necessaria per contrastare criticità incombenti nell’interesse dell’intero Paese- ha spiegato Valerio De Molli, Ceo di The European House- lavorando anche sulla dimensione delle aziende italiane in ottica di consolidamento”.
SEI PRIORITA’ Sono sei i filoni cruciali per il rilancio della competitività della filiera agroalimentare. Favorire la sburocratizzazione del settore per lo sblocco degli investimenti e lo sfruttamento dei fondi pnrr, sostenere e incentivare, anche fiscalmente, il consolidamento del settore food&beverage per incrementarne la competitività, anche a livello internazionale, combattere il fenomeno dell’italian sounding e promuovere le esportazioni delle eccellenze nazionali, rafforzare le filiere made in italy per ridurre la dipendenza dall’estero in un’epoca di continui shock esogeni, soprattutto per i settori agricoli con bilancia commerciale negativa, accelerare l’adozione di politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e implementare politiche di sensibilizzazione ed educazione alimentare nella patria della dieta mediterranea, a partire dalle giovani generazioni.
ASSE PORTANTE Un asse importante dell’economia nazionale, la filiera agroalimentare è la prima per contributo al PIL nazionale con 65 miliardi di euro di valore aggiunto, genera un fatturato totale di 204,5 miliardi di euro, con un incremento del 3,8% dal 2015, mentre oltreconfine nel 2021 l’export di prodotti agroalimentari ha segnato il record storico raggiungendo la soglia dei 50,1 miliardi di euro (il 10,8% in più rispetto al 2020), permettendo alla bilancia commerciale di registrare un surplus pari a 3,3 miliardi di euro. Il vino si è confermato prodotto italiano più venduto all’estero con una market share sull’export pari al 14,3% e un giro di affari di 7,1 miliardi di euro. Un settore che offre lavoro a 1,4 milioni di persone (di cui 483.000 nell’industria del Food&Beverage e 925.000 nel comparto agricolo), ma non mancano le criticità. Nel 2020 Lo studio di The European House – Ambrosetti ha mostrato una maggiore resilienza nei confronti della pandemia, subendo complessivamente una perdita contenuta del Valore Aggiunto dell’1,8%, ma ha rilevato che nel 2021 è cresciuto meno degli altri principali comparti, registrando una progressione del 6,2%, facendo meglio solo dell’industria farmaceutica (+2,2%).
EXPORT E INFLAZIONE Guardando l’export, la performance dell’ultimo biennio 2019-2021 evidenzia un incremento del 13,6% che colloca l’agroalimentare al terz’ultimo posto nel ranking delle principali filiere italiane. Il Paese è inoltre solo 5° in Unione Europea per valore delle esportazioni alimentari, pari al 65% dell’export tedesco e al 72% di quello francese. Una performance che non migliora guardando all’incidenza dell’export agrifood sul totale, pari al 9,7%, metà della quota spagnola e il 70% di quella francese. Un settore obbligato a operare in un contesto turbolento e caratterizzato da cinque fattori di rischio: la pandemia globale, lo scoppio della guerra, l’impennata dell’inflazione, l’esplosione dei costi energetici e di logistica, l’interruzione di alcune filiere di approvvigionamento. Di attualità la preoccupante costante ascesa dell’inflazione, mai così alta negli ultimi 30 anni, che rallenta la crescita delle imprese. Il conflitto russo-ucraino ha contribuito non poco al fenomeno aggiungendo un problema di reperibilità di alcune materie prime di cui il nostro paese è molto carente con nuovi rischi per alcune filiere agroalimentari chiave del Paese: infatti, l’Ucraina è 1° fornitore di olio di girasole per l’Italia, 1° fornitore di semi e 2° fornitore di mais e elementi nutritivi per le coltivazioni, con pesi sul totale dell’import che vanno dal 15% fino al 63%.
MATERIE PRIME La carenza di materie prime agricole è un gap che nel 2021 si è ulteriormente ampliato. Lo scorso anno l’Italia ha aumentato di 1 miliardo di Euro ulteriore la sua dipendenza da materie prime agricole, raggiungendo un deficit commerciale complessivo di 8,5 miliardi di Euro nel 2021. Dal 2010 al 2021, l’Italia ha perso oltre 85 miliardi di PIL proprio a causa di questa situazione che lo vede costretto ad acquistare da paesi terzi i prodotti necessari in ambito di produzione agricola. Risalta la scarsità di cereali reperibile a livello nazionale, che comporta un deficit della bilancia commerciale di quasi 5 miliardi di euro, ma si bussa alla porta di fornitori stranieri anche per il pesce lavorato (-4,4 mld) e i prodotti ittici (-1,2 mld), la carne lavorata (-3,6) e gli oli e i grassi (-2,7), molti di questi proprio provenienti da Ucraina e Russia. Ad incidere sul basso livello della competitività della filiera agroalimentare italiana interviene, da un lato, la frammentazione delle imprese della nostra Penisola (il 92,8% fatturano meno di 10 milioni di euro), e dall’altro il fenomeno dilagante dell’Italian Sounding a cui nella seconda giornata del Forum verrà dedicata un’approfondita e innovativa ricerca.
(R)EVOLIZIONE SOSTENIBILE A Bormio tra i vari appuntamenti è stata presentata la ricerca “La(R)evoluzione Sostenibile della filiera agroalimentare italiana” da Benedetta Brioschi, Responsabile Scenario Food&Retail&Sustainability di The European House – Ambrosetti, che ha coordinato il dibattito con Giovanni Battista Valsecchi, DG, Generale Conserve (Asdomar), Eugenio Sapora, Country Manager Italia, Too Good To Go, Katja Seidenschnur, Sustainability Director Europe, Nestlè, in videoconferenza, Davide Franzetti, Country Sales Director, Coca-Cola HBC Italy, Pompeo Farchioni, Presidente, Farchioni Olii. Un’analisi approfondita dalla quale sono emersi parecchi indicatori utili, che evidenziano come la filiera debba rispondere alle mutate esigenze dei consumatori, confrontandosi con uno scenario caratterizzato da elementi di criticità che coesistono con lo sviluppo di risposte tecnologicamente innovative. Il maggior rispetto per l’ambiente è un tema molto sentito per il 70% dei cittadini nel 2021 (+22 punti percentuali rispetto al 2015). In Italia le pratiche più richieste sono la riduzione del consumo di plastica (90%) e la transizione a packaging sostenibile (89%).
INNOVAZIONE Trasparenza e tracciabilità, sono questi i due concetti chiave emersi al Forum Ambrosetti di Bormio. Soluzioni tecnologiche come la Blockchain e lo Smart Label sono sempre più richieste, andando incontro a crescenti esigenze, con costante tracciamento e accumulo di dati. L’innovazione impatta su tutte le fasi della filiera e il nostro Paese si dimostra all’avanguardia, l’Italia è al 4° posto nel mondo per densità di robot attivi nella produzione alimentare, con 210 startup FoodTech che costituiscono il 17% del totale europeo. L’agroalimentare si candida come guida per il Sistema Paese verso una sostenibilità che coinvolge la dimensione economica, sociale e ambientale. Dalla ricerca di The European House – Ambrosetti. emergono cinque sfide preminenti per la filiera agroalimentare. Aumento della popolazione mondiale, con conseguente impatto della filiera agroalimentare sugli ecosistemi ambientali. Condizioni meteorologiche che danneggiano la filiera agroalimentare. Spreco alimentare e dipendenza dall’estero della filiera agroalimentare italiana per l’approvvigionamento di materie prime agricole, che provoca un deficit commerciale del settore agricolo cumulato di 85,8 miliardi di Euro dal 2010 al 2021. Una situazione con ricadute significative sulla filiera, derivante da una forte esposizione all’andamento della produzione e dei prezzi delle materie prime dal resto del mondo e quindi da una crescente vulnerabilità a shock di approvvigionamento per alcuni prodotti chiave alla base della catena di lavorazione italiana. Il Forum Ambrosetti continua oggi a Bormio con la seconda giornata tra ospiti illustri e personaggi di rilevo del mondo agroalimentare e di altri settori.
INFO Forum Food 2022 | The European House – Ambrosetti
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