Il 9 ottobre gli austriaci si sono recati alle urne per eleggere il presidente dell’Austria. A vincere le elezioni con oltre il 56,2% dei voti il presidente uscente Alexander Van der Bellen, un esito che non ha stupito la popolazione, ma che ha anzi pienamente rispettato i sondaggi pre-elettorali, a differenza degli altri risultati. A compiere la vera impresa di queste elezioni è stato infatti il Partito della Birra, fondato da Marco Pogo, capace di piazzarsi addirittura al terzo posto con l’8,4% dei voti.
Quella che doveva essere una candidatura strettamente provocatoria ha, al contrario, ottenuto un successo senza precedenti, soprattutto a Vienna, dove, secondo le proiezioni, avrebbe superato il 10 percento, posizionandosi al secondo posto.
A votare il Partito della Birra soprattutto i giovani under 30, convinti dall’ottima campagna social condotta da Pogo, nome d’arte di Dominik Wlazny. Il Partito della Birra, che nelle elezioni comunali di Vienna nel 2020 aveva ottenuto l’1,8%, negli ultimi due anni ha fatto dei propri cavalli di battaglia l’importanza della libertà di opinione (in particolare nella libera scelta della varietà delle bionde) e l’introduzione di aiuti e sussidi per le persone meno abbienti (da intendere come “meno dotate nella sottile arte del gomito alzato”).
Il movimento birrocratico sembra dunque destinato a raccogliere l’elettorato di protesta più giovane e ribelle.