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Un italiano alla conquista di Londra. Se si parla di bar o di ristorazione, Giulio Amodio non ha certo bisogno di tante presentazioni. Ormai da 15 anni Bar Director del China Tang at the Dorchester Hotel, il bartender di origini calabresi ne ha fatta eccome di strada dal suo arrivo nella capitale internazionale della mixology. Tanto da mettere progressivamente nuove radici proprio nel suggestivo locale art déco aperto nel 2005 da Mr Tang.

Ma a Giulio Amodio non piace voltarsi indietro o ricevere troppi complimenti, il suo innato spirito di creatività lo porta a guardare sempre oltre, alla ricerca di innovativi signature cocktail, inusuali pairing con gli squisiti dim sum (e non solo) firmati China Tang, ma anche progetti personali come il suo nuovissimo Seatrus Gin. Ci ha raccontato tutto lui stesso, a margine di una speciale degustazione food&drinks al 53 di Park Lane. “Sono contento di lavorare, ormai da 15 anni, nell’icona della ristorazione cinese di Londra”, esordisce Giulio Amodio. “Il China Tang at the Dorchester Hotel ripropone in stile art déco la Shangai del 1920, però nel cuore della city. È senza dubbio uno dei locali più eclettici della città, dove i dim sum tradizionali della cucina cinese e la classica peking duck la fanno da padroni, accostati all’originalità della miscelazione di cocktail a tema e gusto tutto orientale”.

Sei al China Tang da ben 15 anni,  cosa assai rara in questo settore. Come te lo spieghi?
“È vero, non capita tutti i giorni. Con China Tang però è stato amore a prima vista e ti confesso che tuttora, a distanza di 15 anni, ne sono ancora profondamente innamorato. China Tang Bar ti mette subito a tuo agio, non è un caso che la nostra clientela sia stabile e continua fin dal primo giorno di apertura. Il rapporto di amicizia e complicità che oggi mi lega al posto e ai clienti mi fa sentire quasi come se venissero qui più per me che per il locale. Forse perché, durante il corso degli anni, ho sempre cercato di accogliere tutti con un sorriso e offerto loro un posto a sedere anche nelle giornate più impossibili. Aggiungo a questo la magia della location, per lo più unica nel suo genere, grazie anche alla sua clientela così variopinta, stravagante e internazionale dal mondo del cinema, dello sport, della politica, ecc.. Sembra strano, ma se lavori al China Tang, non hai bisogno di viaggiare il mondo perché è lui che viene da te”.

Come si coniuga la vostra proposta bar con la cucina cinese?
“Partendo dal discorso che non puoi fare questo lavoro se non sei una persona umile e ospitale, un piccolo vanto me lo voglio concedere: le nostre drink list sono interamente realizzate da tutto il bar team. Ritengo che sia importante coinvolgere tutte le differenti nazionalità del gruppo lavoro e guidarle nella direzione del China Tang Bar concept. In questo modo tutti possono aggiungere un extra ai cocktail, legando in ogni singolo drink un concetto internazionale con la tipica linea asiatica. Negli anni abbiamo sempre voluto rinnovare cocktail classici, facendo attenzione a non stravolgerli, ma portandoli al contempo sotto la nostra visione cinese contemporanea e puntando anche alla possibilità di riprodurre il drink anche in altri bar. La China Tang drink list si basa fondamentante sullo sfruttare tecniche e ingredienti alcolici e non alcolici della cultura cinese come, per esempio, l’elaborazione del tè tramite infusione controllata o la produzione di sode aromatizzate interamente realizzate e gasate da noi oppure ancora con l’utilizzo del famosissimo spirito cinese Baijiu”.

Vuoi farci qualche esempio concreto di drink?
“Penso per esempio a ‘The Hong Kong Highball’, un drink a base di whisky allungato con una soda al tè verde e al tè Oolong. Il popolo cinese ama il whisky e il tè, esattamente i due elementi che contraddistinguono questo highball. Oppure il ‘Pingu Fizz’ che, tradotto, vuol dire ‘Mela Fizz’ in italiano, nel quale utilizziamo un kombucha homemade di succo di mela e della tequila. Per poi rivisitare un Bloody Mary e farlo diventare un ‘Clarify with Mary’, ossia un Martini style cocktail a base di vodka, chiarificazione di pomodoro ciliegino e un homemade zalote cordial, fiore africano dal sapore di basilico, aromatizzato alla soia con l’aggiunta di cinque varietà di pepe cinese. E questi sono soltanto alcuni cocktail della nostra carta, ampia e in costante evoluzione”.

Ma per Giulio Amodio com’è iniziato questo lungo viaggio nel mondo del food&beverage?
“Dopo aver concluso gli studi alberghieri in Calabria mi sono trasferito in Toscana, iniziando presto a lavorare presso bar, bar d’albergo e night club. Più lavoravo e imparavo dietro ai banconi di differente specie, più mi accorgevo di quanto mi piacesse interagire e intrattenere la gente nonché creare quei momenti di intimità col cliente. La parte più bella del mio lavoro sta proprio nel fatto che dietro a un bancone da bar si conoscono sempre persone, importanti e/o stravaganti, e il più delle volte si creano amicizie che durano per sempre”.

Non solo Bar Director, ultimamente hai pure lanciato il tuo Gin: ce lo racconti in anteprima?
“Questa è una sfida che va ben oltre il China Tang, trattandosi del mio primo progetto personale in cui ho voluto provare a lanciare sul mercato il mio personale brand. Vivendo da tanti anni nella capitale del gin mi sembrava ovvio partire da qua. Anche perché al momento, nonostante i tanti gin prodotti in Italia, qui in Inghilterra se ne trovano veramente pochi. Così è nato il mio Seatrus Gin Acqua di Mare, il primo gin al mondo in cui si usa il cedro di Calabria al posto dei più convenzionali agrumi utilizzati, abbinato alla salinità di vera acqua di mare purificata. In inglese agrume si traduce ‘citrus’, ecco il perché del nome Seatrus. A completare la ricetta fatta da soli cinque ingredienti troviamo il ginepro, i semi di coriandolo e la liquirizia. Questa formula magica è stata realizzata da Oscar Quagliarini e il gin viene distillato presso il Liquorificio Quaglia in Italia”.

Come sono i primi feedback?
“Sono molto contento del prodotto nella sua interezza di gusto e di estetica, cercavo la pura espressione di un gin mediterraneo italiano da poter far conoscere all’estero, senza però stravolgere i canoni del vero gin. Ci sono riuscito? Questo si vedrà in futuro, ma dopo soli tre mesi ho vinto la medaglia d’oro come Best Luxury Spirits 2022 nel concorso inglese organizzato da uno dei più importanti giornali di beverage quale ‘The Spirits Business’. C’è ancora tanta strada da fare, ma spero che presto molti di voi potranno apprezzare il gusto di un buon Seatrus&Tonic. Perché la qualità sta nelle cose semplici e genuine”.

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