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Nel mio viaggio a San Francisco in un road trip per la California, avevo già pensato di inserire come tappa immancabile una visita allo storico birrificio Anchor Brewing Company, che ha lanciato la craft revolution negli Usa. Mai però avrei pensato di visitare il primo birrificio artigianale americano a pochi giorni dalla decisione di chiusura da parte della multinazionale Sapporo, che aveva acquisito per 85 milioni di dollari nel 2017 Anchor Brewing. Un misto tra tristezza e voglia di accaparrarsi gli ultimi cimeli di un passato glorioso birraio che rischia di sparire.

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Arriviamo nel pomeriggio di venerdì 14 luglio con la nostra macchinina a noleggio in Mariposa Street, al parcheggio incontriamo due americani appassionati di birra che vivono nella Bay Arena, una coppia sulla cinquantina con cappello da baseball dei Giants pronti a riempire il portabagagli di birra e di gadget di Anchor Brewing. Mentre sto pagando il parcheggio la signora mi vuole cedere il posto, allora approfitto per fare qualche domanda sui motivi della chiusura di Anchor Brewing. “E’ una notizia molto triste per tutti gli appassionati di birra- mi dicono in uno slang americano comprensibile– io e mio marito siamo degli appassionati di birra artigianale e di Anchor Brewimg in particolare, siamo venuti a fare scorta di birra perché non ne produrranno più e queste sono le ultime bottiglie. Questo è il destino delle aziende quando entrano le multinazionali, a loro della storia non interessa nulla ma guardano solo ai profitti”.

Ci dirigiamo diritti verso l’Anchor Public Taps, un sole splendente in un cielo terso scalda questa parte sud della città rispetto al Golden Gate Bridge. Dall’altro lembo della strada c’è la fabbrica della birra vera e propria con la scritta Anchor Brewing Company in verticale, sul tetto sventola la bandiera americana mentre sul retro si scorgono i fusti di birra che tra pochi giorni probabilmente saranno inesorabilmente vuoti. Entriamo e all’ingresso scorgiamo due file ordinate, un addetto all’entrata ci dice che una “line” è per ordinare birra alla spina, mentre l’altra ben più lunga è per acquistare bottiglie e gadget, serve almeno un’ora buona per arrivare alla fine in cassa. L’atmosfera è serena e rilassata, se non lo sapessimo non penseremmo affatto che qui tra qualche settimana non ci sarà più nulla. Ci mettiamo in coda per assaggiare un paio di birre dalla Draft List, insieme a mia moglie e al piccolo Edoardo che per ingannare l’attesa mi scatta qualche foto davanti all’ancora, il simbolo del birrificio fondato nel lontano 1896 a San Francisco. Qui si beve la storia (al costo di 10 dollari, una delle migliori spese della vacanza), scegliamo una pinta di Anchor Steam e di Christmas Ale.

Bocche cucite tra i dipendenti, scambiamo qualche battuta con due americani su per giù nostri coetanei sulla quarantina, chiedendogli perché secondo loro tutto questo deve finire. “Credo che il covid abbia dato la mazzata finale al birrificio ma i segnali erano già arrivati prima con l’acquisizione di Sapporo e con la decisione di limitare la vendita alla sola California, poi quella di non produrre alcune best sellers come la birra di Natale, la Anchor Christmas Ale. Fa molto male, ma penso che in parte sia anche dovuto al fatto che non si è stati capaci di innovare in un mercato dominati dai colossi industriali, con costi crescenti di produzione e poca creatività nel proporre nuove birre e nuovi prodotti, i giovani preferiscono rivolgersi a birrifici più piccoli in grado di proporre birre più innovative, una diversa ogni settimana”. La concorrenza di altri prodotti beverage come hard seltzer c’entra? “In parte si- mi risponde l’altro americano– anche se vedo i giovani più attirati dal fenomeno dei vini naturali rispetto agli hard seltzer, che è più un concorrente delle birre lager industriali. Noi veniamo qui da vent’anni, ma di giovani se ne vedono sempre meno”.

Nel frattempo è stata lanciata una petizione su change.org dal birrificio artigianale Narragansett Beer (acquistata da un gruppo di investitori da Pabst Brewing Company nel 2005, attualmente il 27° birrificio artigianale più grande d’America, secondo i dati della Brewers Association), per cercare di salvare la Anchor Brewing dalla liquidazione. “Stand Together to Save Anchor Brewing Company!”, questo il titolo della petizione lanciata dal presidente Mark Hellendrung di Narragansett, fondato nel 1890 e con un’operazione simile di salvataggio avvenuto nel 2005. La petizione include una serie di aspetti, tra cui la perdita di oltre 200 posti di lavoro con la chiusura, oltre al venir meno di un pezzo importante di cultura di San Francisco e della birra artigianale.

18 anni fa, la nostra comunità si è riunita e ha fornito un sostegno incrollabile per far risorgere la nostra amata azienda. Oggi invitiamo tutti gli appassionati e i sostenitori della birra artigianale a fare lo stesso per un altro pioniere del settore, Anchor Brewing Company. Firmando questa petizione, stiamo esortando tutti gli appassionati di birra, le imprese locali e i sostenitori dell’industria della birra artigianale a riunirsi e mostrare il nostro incrollabile sostegno a Anchor Brewing Company. Ricordiamo loro che non sono soli in questo momento difficile”. Il sogno continua, chissà che ancora una volta Anchor Brewing Company ce la possa fare, così come giù successo nel 1965 quando era ripartita con Fritz Maytag, l’uomo che gettò il seme della rivoluzione dei microbirrifici puntando su stili tradizionali e sulla mitica Anchor Steam Beer.

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