Si festeggia oggi il World Turism Day, una ricorrenza internazionale celebrata il 27 settembre di ogni anno, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 1979. Tante le occasioni e gli spunti in questa giornata internazionale del turismo che arrivano dalla recente pubblicazione del “Rapporto Turismo Enogastronomico e Sostenibilità”. Un turista sempre più consapevole, alla ricerca di esperienze green & social, per trasformare il turismo da risorsa economica a fattore di sviluppo armonico in chiave sociale e ambientale.
Il turismo enogastronomico è una leva strategica di sostenibilità, che fa accrescere l’attrattività della destinazione e la reputazione delle produzioni locali, crea ricchezza diffusa e nuove opportunità per le filiere del turismo e dell’agricoltura, sostiene processi di riscoperta, tutela e valorizzazione del patrimonio enogastronomico, aumenta la qualità e la sicurezza del cibo favorendo un approccio carbon neutral. Questa una sintesi del Rapporto Turismo Enogastronomico e Sostenibilità. “Il Rapporto evidenzia da una parte il cambiamento della domanda, con un consumatore sempre più orientato verso una condotta sostenibile che porta a scelte precise di destinazione, attività svolte e conseguenze socio-ambientali”- afferma Roberta Garibaldi, curatrice con i contributi dei maggiori esperti nazionali ed internazionali ed il supporto di Unioncamere e Rete Valpantena- oltre alla necessità di un cambio di passo a livello di visione strategica dell’offerta”.
Alcuni punti salienti del Rapporto, vedono un cambio di passo nello scenario turistico all’approccio ai viaggi. Nell’estate 2023 è cresciuta la domanda di voli aerei, la presenza di turisti internazionali, ma si ha avuto un calo dei flussi interni, in seguito all’aumento generalizzato dei costi. In Italia il 47% degli arrivi di stranieri si concentra in sole sei province: Venezia (12%), Bolzano e Roma (9%), Milano (6%), Verona e Firenze (5%), mentre gli italiani hanno una distribuzione molto più omogenea. Recarsi all’estero costa meno, ma in realtà ciò che stiamo vedendo è un cambiamento significativo, con la classe media che continua ad avere stipendi accettabili e andare in vacanza (anche all’estero), mentre chi ha un reddito inferiore o è disoccupato vede erodersi rapidamente il proprio potere d’acquisto e rinuncia al viaggio.
Le aree rurali potrebbero essere una soluzione sostenibile, il turismo enogastronomico può muovere i visitatori verso aree di grande fascino e accessibili. Riducendo la distanza tra aree urbane e rurali, si crea valore economico, sociale e culturale. Possibile creare connessioni con un piano integrato di sviluppo, trasporti, prenotazioni digitali, promozione a livello internazionale. Passando per la creazione di hub enogastronomici, spazi polifunzionali e itinerari turistici. La perdita della biodiversità alimentare e della cultura culinaria italiana causerebbe un danno ingente per l’intero sistema-Paese. La valorizzazione del turismo enogastronomico porta benefici in termini di sviluppo turistico, reddito ulteriore per il sistema agricolo. Anche la candidatura Unesco della cucina italiana può giocare a favore di questo obiettivo. Servono azioni di tutela del paesaggio enogastronomico e di educazione delle nuove generazioni, oltre a valorizzare artigiani e luoghi storici del gusto, considerato che più di 1 italiano su 3 li ha visitati durante i propri viaggi.
Il turismo enogastronomico pone anche l’attenzione sulla dimensione educativa. La cattiva alimentazione e la scarsa attività fisica sono seri problemi di salute individuale e pubblica, con il rischio per patologie croniche. I giovani italiani sono secondo dati Ocse, hanno un maggiore rischio di obesità e sedentarietà. L’esperienza turistica enogastronomica diventa occasione per acquisire abitudini più salutari, 7 turisti su 10 vorrebbero trovare in vacanza menù con ricette salutari, opportunità anche per ritrovare il benessere psico-fisico, abbinando la scoperta dell’enogastronomia locale ad attività sportive leggere, come ad esempio tour a piedi ed in bicicletta tra i vigneti, uliveti.
Turismo ed agricoltura sono responsabili delle variazioni del clima, subendone le conseguenze. Per affrontare questo problema globale, è necessario dare risposte locali. Il turismo enogastronomico può essere una soluzione, poiché capace di combinare forme slow di scoperta ed esperienza del territorio con pratiche agricole sostenibili, cura dell’ambiente e prodotti di qualità e sicuri. Preoccupa il calo di attenzione verso la sostenibilità degli italiani in viaggio, con il turista che mostra una minore attenzione verso il rispetto dell’ambiente e il contenimento degli sprechi e dei consumi in viaggio. Il 65% (76% nel 2021) dichiara di evitare sprechi di cibo in hotel e nei ristoranti, il 54% (vs il 75%) di essere rispettoso dell’ambiente, il 51% (contro il 61%) di non mettere a lavare ogni giorno gli asciugamani nelle strutture ricettive, il 27% (contro il 51%, per un calo di ben 24 punti) di usare mezzi pubblici o biciclette per muoversi nella destinazione.
La sostenibilità è un driver di scelta dell’esperienza enogastronomica, genera attenzione, stimola alla partecipazione. Alta è l’attenzione verso la tematica ambientale: per il 75% degli intervistati, degustazioni, pranzi e/o cene a base solo di prodotti locali sono tra gli elementi determinanti nella scelta. L’adozione di sistemi di raccolta differenziata (73%), di risparmio idrico (66%), di energia da fonti rinnovabili (66%), l’essere plastic free (63%) e altre condotte green guidano il turista, iniziative che devono essere spiegate prima e nel corso della visita. Nella scelta della meta la sostenibilità è un fattore importante, tra i fattori presi in considerazione la possibilità di alloggiare in strutture green (per oltre 3 viaggiatori su 4), raggiungere la meta con mezzi poco impattanti, muoversi in loco con biciclette. Sono ancora troppo poche le destinazioni (e le aziende) che hanno una certificazione di sostenibilità in ambito turistico.
Una sostenibilità che va comunicata per creare valore per il turista. Chi viaggia desidera essere informato in modo chiaro sulla sostenibilità. Prima della partenza e durante l’esperienza: 6 italiani su 10 vorrebbero conoscere in dettaglio le tecniche per minimizzare gli impatti sull’ambiente, le iniziative per il benessere del personale e dell’azienda. L’essere sostenibili deve essere mostrato e comunicato ai propri clienti, fornitori, agli operatori del territorio ed alla comunità locale affinché diventi valore aggiunto. Una comunicazione integrata e coerente stimola il viaggiatore e lo induce all’acquisto. Importante partire dal verificare cosa si sta facendo e misurare il livello di sostenibilità partendo dalle check list del Rapporto, secondo cui le aziende altamente sostenibili sono il 10,2% più produttive di quelle che non adottano alcuna iniziativa.