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Per il settimo anno consecutivo il Giornale di Sicilia pubblica la più completa radiografia sul vino siciliano con tanto di schede su 150 cantine e i relativi punteggi di oltre 650 etichette. La guida sarà in vendita in tutte le edicole dell’Isola a partire dall’8 dicembre al prezzo di cinque euro (più il prezzo del quotidiano). Ed anche questa volta saranno premiate le etichette più buone tra bianchi e rossi, spumanti e dolci da meditazione. In tutto cinquanta vini. E durante la cerimonia di premiazione che si terrà il 7 dicembre alle 11.15 presso il Grand Hotel Et Des Palmes di via Roma a Palermo, ci sarà spazio per i superpremi che anche questa volta andranno al miglior spumante, al miglior bianco, al miglior rosato, al miglior rosso, al miglior vino dolce, al miglior vino nel rapporto qualità-prezzo, alla migliore azienda emergente, al miglior enologo, al miglior rapporto cantina-territorio e al miglior viticoltore.

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L’uscita della guida è anche l’occasione per scattare una foto ravvicinata a tutto il mondo del vino. Che in Sicilia vive un suo paradosso. Perché mai come adesso si sono prodotti così tanti vini buoni, mai come adesso la percentuale di imbottigliato ha raggiunto percentuali così alte, mai come adesso la percezione del brand Sicilia è così diffusa nei mercati stranieri, anche quelli più lontani. Eppure nonostante tutto questo c’è in giro tra i produttori di vino tanta sfiducia e molta paura. Due elementi che paralizzano la voglia di investire, il desiderio di scommettere, l’istinto di crescere. Sì, certo, la crisi, i crolli di consumo in Italia e le difficoltà a recuperare i crediti provocano molta preoccupazione. Eppure gli indicatori generali dovrebbero schiacciare i timori e le incertezze. Il bicchiere è mezzo pieno per la Sicilia del vino. Le opportunità tante. Dai fondi comunitari per la promozione al volano della Doc Sicilia, dalla diversità dei tanti territori che consente una offerta strepitosa per i mercati di tutto il mondo al richiamo turistico, potenzialità appena sfruttata. Tante opportunità. Bisogna saperle cogliere. Purché ci sia alla base di tutto uno spirito imprenditoriale. C’è davvero questo spirito che consente di fare impresa? O ancora c’è arretratezza culturale e troppo individualismo? Noi crediamo che arretratezza e individualismo non siano ancora marginali. Servono coraggio, fantasia e altruismo.

 +info: www.gds.it/gds/sezioni/economia/dettaglio/articolo/gdsid/304718/

 

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