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Il consumo di caffè, grazie alla caffeina contenuta nella bevanda, può aiutare a proteggere la memoria e allontanare nel tempo l’insorgere dei problemi tipici del morbo di Alzheimer. E’ quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell’Università della Florida, secondo cui basterebbero 500 milligrammi di caffeina al giorno – l’equivalente del contenuto di 5 caffè normali- per combattere questa malattia. La caffeina è in grado di ridurre in modo significativo i livelli ematici e cerebrali di una proteina, la beta amiloide, notoriamente molto elevati nella malattia di Alzheimer.


Questo effetto, e un parallelo miglioramento dei sintomi, è stato dimostrato nei topi da un gruppo di ricercatori della University of South Florida che illustra la propria ricerca in due articoli pubblicati sul “Journal of Alzheimer’s Disease”. I ricercatori, diretti in entrambi gli studi da Huntington Potter, avevano iniziato a interessarsi ai possibili effetti benefici della caffeina dopo che, alcuni anni fa, uno studio portoghese aveva riportato che i pazienti affetti da Alzheimer in genere avevano consumato meno caffeina nel corso dei due decenni precedenti rispetto ai soggetti che non soffrivano della malattia neurodegenerativa. Da allora diversi studi non controllati avevano suggerito che un moderato consumo di caffeina potesse rallentare il declino della memoria durante l’invecchiamento.

Per il momento, ammoniscono i ricercatori, gli studi sono stati condotti su alcune cavie da laboratorio, ma i risultati fanno ben sperare anche per un’applicazione umana: dei 55 topi utilizzati per l’esperimento e in cui sono stati indotti i sintomi dell’Alzheimer, una metà – quelli cui è stato somministrato l’equivalente dei 500 milligrammi di caffeina al giorno, proporzionati al loro peso – ha ottenuto risultati nettamente migliori del gruppo di confronto, in una serie di test di memoria e capacità di ragionamento. Nel cervello dei topi “trattati” con la caffeina è stata registrata una riduzione di circa il 50% dei livelli di una proteina, la beta amiloide, capace di produrre ammassi distruttivi nel cervello dei malati di Alzheimer.

La caffeina, sottolinea inoltre il dottor Gary Arendash, neurologo, che ha condotto la ricerca, non ha solo una funzione protettiva e preventiva: “L’assunzione regolare di caffeina potrebbe essere un trattamento praticabile anche per i casi di Alzheimer conclamato e non solo una strategia difensiva. E’ un dato molto importante, perché la caffeina è un principio attivo sicuro per la maggior parte delle persone. Queste nuove scoperte forniscono prove che la caffeina potrebbe rappresentare un ‘trattamento’ per la malattia di Alzheimer e non solo una strategia preventiva”,

Questo, osservano i ricercatori, apre la possibilità di studi in questa direzione anche sull’uomo, considerato che, a esclusione di particolari categorie di persone, come ipertesi e donne in gestazione, un’assunzione moderata di caffeina di questo tipo non dovrebbe comportare effetti negativi secondo il National Research Council della National Academy of Sciences. Una notizia confortante, se si guarda ai dati di diffusione della malattia: solo negli Stati Uniti, i malati di Alzheimer sono fra i 2 milioni e mezzo e i 4 milioni e mezzo. La prudenza, ovviamente, non è mai troppa, ricorda comunque Arendash: le donne in gravidanza e chi soffre di pressione alta devono assumere caffeina con la massima prudenza.

+INFO:
www.informazione.it/z/D5D9753E-F3C0-48EC-878C-B16212C75E31/SALUTE-Il-caffe-combatte-l-Alzheimer
articolo originale in inglese di Gary Arendash e Anne DeLotto Baier:
www.j-alz.com/press/2009/20090705.html

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