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Il maggio dello scorso anno, nell’ambito della Green Week 2012 tenutasi a Bruxelles e incentrata sul tema dell’acqua, The Brewers of Europe – Associazione, cui aderisce AssoBirra per l’Italia, che riunisce e rappresenta i produttori europei di birra – ha reso noti i risultati del primo “Rapporto sulle performance ambientali del settore birrario europeo”, realizzato dalla società olandese KWA Bedrijfsadviseurs B.V. e dall’inglese Campden BRI.

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PANORAMICA IN AMBITO EUROPEO
Secondo il Rapporto, che ha preso in esame 156 stabilimenti birrari di 30 Paesi europei (EU 27 più Norvegia, Svizzera e Turchia), fra il 2008 e il 2010 si sono registrati:

• una riduzione del -4,5% nell’impiego di acqua per ettolitro di birra prodotto;
• una riduzione del -3,8% nell’impiego di energia per ettolitro di birra prodotto;
• una riduzione del -7,1% delle emissioni di CO2;
• una riduzione del -6,9% nella produzione di acque reflue;
• un aumento del +7% del biogas raccolto dal trattamento dei prodotti secondari e delle acque reflue;
• nel 2010, infine, 15,5 kg di trebbie (residui dei cereali) per ettolitro di birra prodotto sono stati utilizzati come mangime per animali.

Si definisce sostenibile quella forma di sviluppo che concilia le esigenze economiche di chi produce con quelle dell’ambiente in cui questa attività viene svolta e della società alla quale i prodotti sono destinati. Alla base del concetto di sviluppo sostenibile è la considerazione che le risorse – in particolare materie prime, acqua ed energia – non siano inesauribili. Ciò vale anche per la produzione di alimenti e bevande, ad ogni livello della filiera: lo sviluppo sostenibile nell’ambito alimentare comporta una responsabilità condivisa fra tutti gli attori coinvolti nel ciclo di vita (e di consumo) del prodotto.

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Esiste una sfera d’influenza diretta dell’industria del food & beverage, che riguarda la scelta delle materie prime, le modalità produttive, il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, la valorizzazione dei sottoprodotti, la riduzione dell’utilizzo dell’acqua, l’ottimizzazione del packaging, la prevenzione e la corretta gestione dei rifiuti. Nell’ambito dell’industria alimentare il settore birrario europeo (e, quindi, italiano) è da tempo attivamente impegnato in favore della sostenibilità ambientale. Una politica che sta registrando risultati di grande rilievo, e che altri ancora più importanti intende raggiungere negli anni a venire.

Il Rapporto così conclude:

1)“Il settore birrario europeo è amico dell’ambiente ed è impegnato a ridurre il proprio impatto ambientale”;

2)“I produttori di birra hanno migliorato con successo le proprie performance ambientali attraverso una duratura tradizione di ricerca dell’efficienza nell’impiego di energia, acqua e materie prime riducendo, nel contempo, emissioni e sprechi”;

3)“Non c’è nessuna fase, nel processo di produzione della birra, che non sia stato oggetto di investimenti per ridurne l’impatto ambientale”.

Tutto ciò in linea con gli ambiziosi obiettivi di economia sostenibile posti dall’Unione Europea per il 2020, fra cui l’aumento del 20% dell’efficienza energetica e la riduzione del 20% della quantità di risorse impiegate dall’industria del food & drink.

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I RISULTATI DEL SETTORE BIRRARIO ITALIANO
Passando dall’Europa all’Italia si scopre come – analogamente alla promozione del consumo responsabile di bevande alcoliche – anche in tema di sostenibilità ambientale il settore birrario occupi una posizione di avanguardia, tale da giustificare pienamente quanto dichiarato di recente dal presidente di AssoBirra, Alberto Frausin: “Quello birrario è uno dei settori più sostenibili e ‘green’ dell’alimentare italiano”. La dimostrazione sta in una serie di fatti, i principali dei quali sono di seguito ricapitolati.

1) La birra è sostenibile già a partire dalle materie prime utilizzate, tutte naturali: acqua, cereali, luppolo e lievito (su questo, si veda meglio alle pagine seguenti).

2) Il settore ha investito sul concetto di filiera controllata dando vita, in collaborazione con l’Università di Perugia, al CERB (Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra) per verificare che non ci sia né utilizzo di OGM né presenza di alcun contaminante nelle materie agricole impiegate per fare la birra.

3) Rispetto a vent’anni fa si è ridotta di circa i due terzi la quantità di acqua consumata per produrre la birra. In valori assoluti, si calcola che il risparmio ammonti a 8,8 miliardi di litri, equivalenti al fabbisogno idrico della Valle d’Aosta per un anno.

4)Nello stesso tempo è diminuito di oltre un quarto il consumo di energia per ettolitro di birra prodotto: da 177 MJ a 128 MJ.

5) In misura ancora maggiore (-40% circa) sono diminuite le emissioni di CO2, con un risparmio annuo pari a 62 mila tonnellate.

6) Dal 1990 ad oggi, malgrado l’aumento dei volumi produttivi e della percentuale di birra in bottiglia, il quantitativo di vetro è diminuito del 20% (da 522 mila a 404 mila tonnellate annue) grazie alla riduzione dello spessore.

7) Analogamente, alleggerendo il peso delle lattine contenitore (da 17 a 13 grammi), il quantitativo di alluminio impiegato per le lattine è sceso del 40%.

8)Il 17% del volume di birra è distribuito in fusti: un valore che pochi settori possono vantare per il sistema di distribuzione a minore impatto ambientale secondo le analisi internazionali di Life Cycle Assessment (LCA).

9) Ogni anno oltre 180 mila tonnellate di trebbie, invece di essere avviate allo smaltimento in discarica, sono recuperate e destinate all’alimentazione animale.

Le principali aziende birrarie operanti in Italia sono direttamente impegnate nel perseguimento di traguardi sempre più ambiziosi in tema di sostenibilità ambientale. Un ruolo fondamentale viene giocato dall’innovazione e dallo sviluppo tecnologico, dai quali ci si attende un ulteriore miglioramento delle performance ambientali mantenendo l’attuale, elevato, standard qualitativo di prodotto. Come frutto di tale impegno, le aziende prevedono entro il 2020 risparmi ulteriori di circa il 25% nell’impiego di acqua e del 40-50% nelle emissioni di CO2.

+info: www.assobirra.it Annual Report 2012

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