Lo riferisce la stampa di Ankara spiegando che la commissione per la conservazione dell’organizzazione mondiale della cultura di Parigi ha deciso di iscrivere il Turk Kahvesi, da secoli popolarissima bevanda di tutto l’impero ottomano, nella lista dei beni appartenenti al patrimonio immateriale dell’umanità. Il caffè turco, ha sottolineato il presidente della Commissione per l’Unesco di Ankara Ocal Oguz, oggi però non è più solo una bevanda: è famoso in tutto il mondo anche per il suo stile, il metodo di preparazione, la presentazione tradizionale.
«Una tazza di caffè si ricorda per 40 anni, sostiene un detto turco. Quello turco si prepara mettendo la polvere di caffè macinata molto fine dentro “l’ibrik”, piccolo bricco in genere d’ottone assieme ad acqua, zucchero e talvolta spezie come il cardamomo a seconda delle tradizioni. Grazie ad una tripla bollitura il caffè turco si presenta sciropposo e necessita di una decantazione di qualche minuto: quel che rimane sul fondo delle tazzine è oggetto di un metodo di divinazione detto “caffeomanzia”, la lettura dei fondi del caffè praticata in Turchia e negli ex-possedimenti ottomani dei Balcani. Il caffè espresso non fa parte del patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco, perché «l’Italia non ha mai presentato una candidatura in tal senso».
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