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Come sottolinea Assolatte, nei primi 10 mesi del 2013 dall’Italia sono partiti alla volta di oltre 40 paesi di tutto il mondo ben 271.000 tonnellate di formaggi italiani: dalla mozzarella ai formaggi duri, dal Gorgonzola al provolone, dal caciocavallo alla ricotta, dalle caciotte al mascarpone, dai pecorini alla crescenza. Rispetto al periodo gennaio/ottobre 2012, il flusso delle esportazioni casearie italiane è aumentato complessivamente del 7,5%, con punte del +8,2% nell’Unione Europea a 27, del +8,5% in Asia e addirittura del +25,5% in Centro e Sud America.

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Un risultato positivo, che conferma un trend di crescita ormai decennale, ma che è stato raggiunto a costo di grandi sacrifici. Per conquistare e conservare i mercati stranieri, le industrie esportatrici italiane hanno, però, dovuto contenere i prezzi e tagliare le quotazioni. Così, nei primi 10 mesi del 2013, il fatturato delle esportazioni casearie italiane è cresciuto solo del 3,9%, arrivando a 1,72 miliardi di euro. In un anno il prezzo al kg è ulteriormente diminuito del 3,8%, scendendo a 6,35 euro/kg. La crescita dell’export dei formaggi italiani è stata generalizzata su tutti i continenti (con l’unica eccezione dell’Africa) e ha riguardato sia i paesi dove i formaggi italiani hanno già una presenza consolidata, sia i nuovi mercati (come Singapore, Nuova Zelanda e Arabia Saudita), dove le aziende italiane si trovano a fronteggiare una domanda tutta da costruire, una concorrenza ben radicata e una serie di ostacoli burocratici e vincoli doganali che mettono a dura prova la tenacia dei nostri imprenditori.

Tra i clienti storici dei formaggi italiani al primo posto si riconferma la Francia, che per la prima volta supera le 58.000 tonnellate, in aumento annuo del 7%. Buona anche la performance dei formaggi italiani in Germania: nel nostro secondo mercato di sbocco per l’export caseario, tra gennaio e ottobre 2013 abbiamo messo a segno una crescita del 10,3% arrivando a oltre 36.000 tonnellate. Da sottolineare il +19,3% messo a segno in Belgio – sesto mercato assoluto – dove siamo arrivati a sfiorare le 15.000 tonnellate, e il +8,8% del Regno Unito, dove l’Italia ha inviato in 10 mesi 24.254 tonnellate di formaggi “made in Italy”. Un volume di prodotto che li porta a tallonare da vicino gli Stati Uniti, che hanno assorbito nello stesso periodo 24.509 tonnellate di formaggi italiani.

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A livello di prodotti, tutte le principali famiglie dei formaggi italiani hanno registrato un maggior successo sui mercati esteri. I risultati più lusinghieri sono stati quelli dei formaggi freschi, come mozzarella e ricotta (+14,6% a volume), di crescenza e robiola (+47%), dei formaggi molli (+18,2%), del provolone (+7%), del Gorgonzola (+4,7%) e di Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+5,1%). Assolatte traccia anche una geografia del gusto: gli europei preferiscono mozzarella, ricotta, crescenza e mascarpone; i nord-americani prediligono il pecorino, di cui assorbono volumi doppi rispetto a quelli venduti nella Ue. Invece in Asia e Oceania i formaggi italiani preferiti sono Grana Padano e Parmigiano Reggiano, e in Africa vanno per la maggiore quelli duri.

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