Un progetto di ricerca e analisi di Nespresso mette luce sul fenomeno delle cosiddette “battutine” che si trasformano spesso in micro-aggressioni verbali. L’obiettivo è proprio quello di provare a tracciare i confini per fornire gli strumenti per riconoscerle e imparare a gestirle, dentro e fuori il contesto lavorativo.
“Ma dai, era solo una battuta!”. Le micro-aggressioni sono espressioni verbali, atteggiamenti e comportamenti che comunicano messaggi ostili. A differenza di quanto si potrebbe pensare, il prefisso “micro” non descrive né la qualità né l’impatto di questo fenomeno, che consiste in vere e proprie aggressioni che, per la dinamica subdola con cui avvengono, si rendono difficili da riconoscere, identificare e dimostrare. Lasciano infatti un forte senso di frustrazione e impotenza sia in chi le subisce che in chi vi assiste.
Nell’ambito di un percorso ampio e di lunga durata, che nel 2022 ha dato vita anche a un Manifesto per la Parità oltre i Generi, Nespresso ha realizzato un’indagine che ha coinvolto la business community su LinkedIne la consulenza di Chiara Bisconti, Consulente di Risorse Umane ed esperta in DEI e Valentina Dolciotti, formatrice e consulente per le tematiche di Diversità & Inclusione nonché fondatrice di DiverCity magazine, per comprendere meglio il fenomeno delle così dette “battutine” sui luoghi di lavoro, e contribuire a migliorare la consapevolezza da parte delle aziende, tracciando anche un proprio percorso di azione e un glossario per riconoscerle.
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La ricerca ha rilevato che il 62% è stato o stata vittima di micro-aggressioni e il 70% vi ha assistito almeno una volta. Si tratta di commenti e allusioni, più o meno dirette, che nel 41% dei casi si concentra sul genere delle persone (sessismo), ma anche sull’età (ageismo) e sull’aspetto fisico (bodyshaming), rispettivamente per il 18% e il 15%. Vere e proprie discriminazioni che nell’80% dei casi non vengono classificate come tali per via della scarsa consapevolezza nei luoghi di lavoro di cosa siano realmente le micro-aggressioni, ma che contribuiscono a scaturire in chi le subisce, e in chi vi assiste, emozioni di disagio e rabbia (è così per più di 1 persona su 4). Seguono delusione (18%) e tristezza (14%).
Questo perché parte di un fenomeno che si muove su una linea di confine molto sottile tra ironia e offesa personale, per cui più della metà dei rispondenti fa fatica a segnare una netta distinzione. Un elevato grado di incertezza che porta quasi il 30% dei rispondenti a non sapere come reagire di fronte a queste situazioni, seguito da quasi un 20% che non è certo si tratti di una micro-aggressione, e un 17% che non è riuscito a gestire le emozioni. Nelle situazioni in cui invece si assiste a questi momenti emerge anche la difficoltà a esporsi pubblicamente (20%) e la paura della reazione altri (17%), ma anche un 30% che sceglie di parlare in separata sede con chi ha subito la discriminazione (in termini di supporto) e un 21% che ha preso con fermezza e pubblicamente le difese della persona aggredita. La situazione si complica ulteriormente quando la micro-aggressione arriva da un ruolo superiore in grado, casistica che ne rende ancora più difficile la gestione nell’84% dei casi, mentre per oltre la metà è difficile distinguere tra battute e micro-aggressioni verbali (53%).
“Lo sappiamo che succede spesso. È che non ne siamo consapevoli. Non riusciamo a capire se la battuta che ci hanno fatto, o che abbiamo visto fare, voleva far ridere o mascherava un’intenzione diversa” ha dichiarato Chiara Bisconti, Consulente per le risorse umane. “E questa cosa la maggior parte delle volte ci frustra. E ci fa sentire esclusi ed escluse. Riconoscere questi meccanismi – con il loro portato di emozioni – provare a capire come affrontarli, sono passi fondamentali per creare un ambiente inclusivo, dove tutte le persone possano sentirsi a proprio agio. È necessario fare formazione, promuovere dialoghi all’interno dell’azienda, attivare l’ascolto. Per arrivare a capire che le aziende possono essere comunità di persone che si aiutano, si supportano e collaborano, rispettandosi sempre.”
Da qui nasce l’idea di un vero esperimento sociale nel quale si è scelto di coinvolgere, a loro insaputa, un gruppo di persone di Nespresso, creando un punto di partenza e un momento di grande impatto, per intraprendere una serie di azioni volte a creare consapevolezza e a offrire gli strumenti per imparare a riconoscere e a gestire queste situazioni. Un momento per rendere visibile e tangibile un fenomeno normalmente celato proprio dietro le così dette battutine. È stato infatti organizzato un finto corso di storytelling gestito in realtà da attori e attrici che hanno messo in scena una serie di comportamenti ed espressioni discriminatorie sottoforma di battute e allusioni più o meno celate con l’obiettivo di comprendere reazioni ed emozioni dei presenti e attirare l’attenzione della platea su situazioni discriminatorie.
Come in una vera candid camera, realizzata in collaborazione con l’agenzia creativa Brandstories, attori e attrici hanno creato conversazioni, battutine discriminatorie e scambi tra loro, facendo credere a tutte le persone presenti di essere davvero in una situazione molto discriminante tra bodyshaming, ageismo, sarcasmo, interrupting, sessimo e molto altro. Durante l’esperimento molte sono state le espressioni dubbiose, contrariate e stranite dei presenti, mentre solo 2 persone sono riuscite a intervenire direttamente chiedendo al finto speaker di non essere discriminatorio verso l’altra persona. Concluso l’esperimento, e svelato il vero ruolo dei due speaker, tutte e tutti hanno potuto confrontarsi e discutere di tutti gli elementi dissonanti, prendendo coscienza di quanto le micro-aggressioni, spesso sottovalutate e relegate appunto a battute ironiche senza valore, siano invece elementi in grado di generare disagio e frustrazione.
“In Nespresso lavoriamo da anni su una cultura di rispetto ed inclusione, le micro-aggressioni verbali rappresentano una parte del fenomeno più ampio delle discriminazioni una parte nascosta e difficile da individuare ed eliminare. Il social experiment è stato un momento molto forte. La tensione si tagliava con il coltello; potevamo fisicamente sentire le emozioni di colleghe e colleghi. Sperimentare in uno spazio ed in un tempo molto compresso e in una situazione così plateale ci ha fatto capire esattamente qual è il punto: cosa sono le micro-aggressioni, che sentimenti creino e quanto possano essere bloccanti.
Il passo successivo è stato dare il via al ciclo di incontri ‘Dire, fare, non restare a guardare‘, per trovare soluzioni insieme. Attraverso il confronto, la condivisione delle emozioni sperimentiamo diversi modi di reagire alle micro-aggressioni perché ogni persona la sua personalissima modalità di affrontare le micro-discriminazioni. In azienda, e più in generale in tutta la società”, ha dichiarato Simona Liguoro, Direttrice HR di Nespresso Italiana.
Il ciclo di incontri “Dire, fare, non restare a guardare”, guidati anche dalla consulenza di Chiara Bisconti, avranno come focus i possibili metodi per affrontare concretamente situazioni legate a micro-aggressioni, simulazioni con scenari concreti e valorizzazione delle unicità di ogni persona, con l’obiettivo di continuare a costruire gli elementi necessari alla gestione di momenti complessi, che creano disagio appunto e che possono verificarsi in tre differenti modalità: attivo, quando si dice qualcosa che non va, quando si subisce una micro-aggressione e quando vi si assiste.
Ma non solo. Per contrastare il fenomeno è anche disponibile un glossario delle micro-aggressioni verbali o fisiche scaricabile dal sito di Nespresso:
www.nespresso.com/it/it/micro-aggressioni e dedicato a tutte quelle definizioni che possono aiutare a identificare momenti, parole e frasi che rappresentano quelle situazioni spesso più difficili da riconoscere. Uno strumento per aiutare tutti e tutte nella quotidianità al lavoro e nella vita.
Un investimento continuativo, quello di Nespresso Italiana, per iniziative volte a promuovere la diversità, l’equità e l’inclusione all’interno dell’azienda, confermando l’impegno nel creare un ambiente lavorativo in cui ogni individuo si senta valorizzato e rispettato. Un percorso che segue al lancio del primo Manifesto di Parità oltre i generi, attraverso cui Nespresso.
+ INFO: www.nespresso.com/