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Il gruppo Lavazza ha chiuso il 2013 con un fatturato di € 1.340,1 milioni di euro, in rialzo dello 0,7% rispetto ai 1.330,7 milioni del 2012, un Ebitda a € 245,7 milioni di (rispetto ai 176,9 milioni dell’esercizio precedente) e un Ebit a € 145,4 milioni di (contro i 98,2 dell’esercizio precedente). Il bilancio 2013 si è chiuso con un utile consolidato pari a € 84,8 milioni, in flessione rispetto ai 97,1 milioni del 2012 che includevano una plusvalenza di 38 milioni di euro sulla cessione di un pacchetto di azioni di Keurig Green Mountain.

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“Nel corso del 2013 si è proseguito, e in gran parte completato, il grande lavoro di sviluppo e messa a regime dell’azienda avviato tre anni fa. Sono cresciute ancora, come nei due anni precedenti, la profittabilità e la cassa, pur in un contesto di crisi dei consumi e a fronte di un investimento importante sul mercato per stare vicino ai consumatori italiani, che ci hanno ripagato con ottimi risultati in termini di recupero di quota – ha affermato Antonio Baravalle (cfr foto in occhiello), amministratore delegato Lavazza -. La nostra natura di azienda familiare non quotata ci consente, diversamente da una public company, di avere un azionista saldo e dotato di un’ottima governance con cui poter discutere e con cui decidere di continuare a investire anche a fronte di un ridimensionamento del guadagno nel breve”. A fronte infine di un mercato domestico ancora in contrazione, Lavazza mantiene nel 2013 la leadership del comparto retail con una quota a volume pari al 44,4% (+ 0,6%), attestandosi al 47,5% a valore (dati Nielsen). La quota di fatturato derivante dai mercati internazionali, conclude il comunicato, si attesta al 46%, prossima quindi a raggiungere nel breve periodo il 50% e con l’obiettivo strategico a lungo del 70%.

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In una intervista rilasciata oggi a Repubblica da Antonio Baravale, l’AD di Lavazza ha dichiarato che l’obiettivo dell’azienda è di arrivare a 2 miliardi di fatturato all’inizio degli anni ’20. “Partirà una campagna di consolidamenti nel settore del caffè simile a quella che quindici anni fa sconvolse il settore della birra. L’alternativa sarà innovare e fare alleanze strategiche o essere comperati ». Ci sono comunque delle incertezze da affrontare: «C’è innanzitutto un problema di materia prima. La siccità in Brasile rischia di ridurre del 20-30 per cento il raccolto. Solo a giugno sapremo se la scarsità delle precipitazioni avrà rovinato le piante compromettendo anche i raccolti successivi. Il Brasile è il primo produttore per quantità e qualità. Fin dalla fondazione una delle regole di Lavazza è quella di non modificare la miscela. Dunque nel 2014 e forse anche nel 2015 dovremo far fronte a costi più alti degli anni precedenti».

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Baravero, facendo inoltre riferimento alle profonde mutazione sullo scenario competitivo, ha cosi’ dichiarato: «Poche settimane fa il secondo e il terzo produttore mondiale, Mondelez e Master Blenders, hanno annunciato la fusione. Questo cambia completamente le carte in tavola. Fino ad oggi c’era un unico grande produttore seguito nella scala da numerosi produttori medi e piccoli. Lavazza era all’ottavo posto in questa graduatoria. Ora però non basta essere nella top ten. Perché tra quattro-cinque anni, con le alleanze e le fusioni che potrebbero verificarsi, la classifica sarà completamente diversa. Non pensiamo di fonderci con un altro produttore. Pensiamo piuttosto di investire in innovazione per poter aumentare il fatturato e raggiungere la dimensione che ci consentirà di sederci al tavolo con gli altri produttori in condizioni di forza. A quel tavolo si può arrivare come commensali o come uno dei tanti piatti del menù. È di gran lunga preferibile la prima soluzione».

 Fonte: www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/ del 26.05.14

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