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Il Sushi con i grandi bianchi delle Isole e della Campania; il tori karage – il tradizionale pollo fritto della cucina popolare giapponese– con i vini piemontesi; il tendon – la zuppa a base di riso, scampi e gamberi – con i vini veneti e trentini. Il vino italiano entra in Giappone passando dalla cucina, e gioca la carta dell’abbinamento per conquistare i palati più curiosi dell’italian lifestyle di tutta l’Asia. Ed è stato proprio all’insegna dell’abbinamento la manifestazione che l’Istituto Grandi Marchi ha recentemente organizzato presso l’Ambasciata italiana di Tokyo. “Le 19 firme icona dell’enologia italiana – ha detto Piero Mastroberardino, vice presidente dell’Istituto Grandi Marchi – hanno dimostrato che la varietà del vino italiano, e la sua capacità a coniugarsi con le diverse tradizioni gastronomiche, è la vera chiave del successo del made in italy in questo Paese”.


La promozione internazionale del vino italiano deve perciò adottare nuovi strumenti in grado di coinvolgere non solo i player professionali, distributori e importatori, ma soprattutto i consumatori. “Sono loro, infatti, a determinare – ha concluso Mastroberardino – l’andamento delle vendite del vino italiano in Giappone ancora dominato da birra e sakè”. Attualmente il vino in Giappone è riservato alle occasioni speciali o ai pasti fuori casa, mentre il consumo domestico è orientato alla birra e al sakè. Unico dato in contro tendenza quello di Tokyo, dove si consuma quasi la metà (47%) del vino dell’intero Giappone con una quota pro capite ch arriva ai 5 litri contro una media di 2 litri. Dopo l’evento in Ambasciata l’Istituto Grandi Marchi si unirà oggi, sempre a Tokyo, all’ultima tappa di Simply italian Asia, la manifestazione organizzata da IEM – International Exhibition Management – società veronese leader nella promozione del vino italiano nel mondo. In calendario seminari, degustazioni e workshop per oltre 40 aziende italiane e vari raggruppamenti che, oltre all’Istituto Grandi Marchi, comprendono UVIVE – Unione Vini Veneti, Consorzio Friuli Grave, Consorzio Collio e Carso. Per Giancarlo Voglino, managing director IEM: “La cultura e la storia legate al vino italiano sono, in questo Paese, leve per la competitività del made in italy. Solo il rafforzamento di una strategia focalizzata sul consumatore potrà potenziare la nostra quota di mercato stabile al 15% da due anni”. L’Italia è il secondo Paese importatore di vino in Giappone, preceduto dalla Francia che detiene il 55% dell’intero mercato.

+info: Ufficio Stampa Simply Italian e Istituto Grandi Marchi

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