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I consumi sono tra i più bassi della UE. Il fine salutistico della misura è discutibile: è noto che le tasse non servono a migliorare le abitudini alimentari Un approccio mirato alle sole bevande, certamente discriminatorio, suscita forti perplessità, In un momento di recessione come quello attuale, un appesantimento del carico fiscale sulle imprese e sui cittadini rischia di produrre effetti in controtendenza rispetto all’esigenza di crescita e sviluppo del Paese. Una misura di questo tipo sarebbe inoltre inefficace in termini di salute pubblica in ragione dei numerosi studi ed esperienze che dimostrano come simili norme fiscali decise in altri Paesi non abbiano finora fatto la differenza.


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Il Presidente di ASSOBIBE Aurelio Ceresoli evidenzia che la “ventilata tassa sulle bevande analcoliche è una misura inappropriata nel nostro Paese, che si distingue per livelli di consumo di bevande analcoliche molto bassi, largamente al di sotto della media UE e con apporto calorico quotidiano minimo (2-3% rispetto al totale delle calorie dal totale degli alimenti).” Una tassa applicata alle sole bevande, determinerebbe una ingiustificata discriminazione vista la dimostrata inesistenza di cibi e bevande ‘cattivi’, a prescindere da comportamenti non corretti quali gli abusi o eccessi. Il Presidente di ASSOBIBE Aurelio Ceresoli ricorda inoltre che “il documento concordato con il Ministero della Salute “Obiettivi condivisi per migliorare la qualità nutrizionale e le informazioni in etichetta dei prodotti alimentari per la popolazione infantile”, a cui si fa riferimento in alcune notizie riportate, è stato condiviso anche con i produttori di bevande analcoliche che hanno condiviso possibili interventi”. In totale accordo anche il Presidente di MINERACQUA Ettore Fortuna, che evidenzia come “L’industria, in un’ottica di responsabilità sociale, ha inoltre da tempo intrapreso azioni su diversi fronti: lo sviluppo di bevande senza calorie, i programmi di attività fisica e di educazione alimentare, le informazioni in etichetta: strumenti che possono concretamente contribuire a risolvere il problema dell’obesità nel nostro Paese”. Una misura fiscale apparirebbe come fuorviante rispetto agli sforzi compiuti per diffondere corretti stili di vita, educazione al movimento ed attenzione a un’alimentazione equilibrata. L’industria delle bevande ha scelto, attraverso regole condivise, di promuovere attività in coerenza con il Programma ministeriale “Guadagnare salute – favorire scelte salutari” e con il Programma “Scuola e cibo” del Ministero della Ricerca ed Istruzione per favorire l’educazione alimentare.

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L’impegno delle imprese associate ha contribuito negli ultimi anni, e può contribuire ulteriormente a:
• aumentare l’offerta di prodotti senza calorie, proseguendo nel trend che ha visto triplicata la crescita di questi prodotti in Italia rispetto alla media europea;
• sviluppare prodotti a ridotto contenuto di zuccheri, con l’obiettivo di offrire prodotti con minori quantità di zucchero tramite l’impiego parziale di edulcoranti sostitutivi entro i limiti tecnologici, di sicurezza e di accettabilità da parte del consumatore.
• favorire un consumo moderato, aumentando le confezioni con sistemi di chiusura che favoriscano il consumo in più fasi e i formati di dimensioni ridotte.
• aumentare le informazioni in etichetta, inserendo la tabella nutrizionale su tutti i prodotti nonché indicazioni sulle calorie contenute in una confezione e sull’impatto percentuale rispetto al fabbisogno giornaliero, utile strumento per operare scelte consapevoli e ponderate (c.d. GDA – quantità giornaliere indicative);
• tutelare l’ambiente scolastico, tramite l’impegno ad evitare attività commerciale diretta nelle scuole elementari (anche a mezzo distributori automatici) e favorendo la presenza di un’ampia scelta di prodotti (non solo zuccherati) nelle scuole medie e superiori;
• rispettare l’infanzia, attraverso l’astensione da qualsiasi forma di marketing nei canali diretti a bambini sotto i 12 anni.

Fonte: www.assobibe.it/www.mineracqua.it/

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