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La ristorazione si mescola e si ibrida con il retail, e viceversa. Gli esempi sono innumerevoli. Dal supermercato che apre aree ristoro adiacenti al punto vendita dove consumare i prodotti del banco gastronomia, al ristorante che vende tè, marmellate o piatti semipronti, dai prodotti lanciati dalla ristorazione sugli scaffali della Gdo ai negozi di abbigliamento che propongono un’area ristoro.eataly-smeraldoUna tendenza che negli USA è in atto da anni, e che si sta affermando anche alle nostre latitudini. Abbiamo chiesto al professor Daniele Tirelli, Presidente di POPAI Italia, nonché grande esperto di Marketing e Retail, di spiegarci meglio cosa sta dietro questo movimento. “Esiste un indubbio terreno comune tra la grande distribuzione e la ristorazione casual, ovvero quella che ha come principale obiettivo la funzionalità, senza tovaglie e con un servizio essenziale, che offre menu comprensibili e standardizzati per il consumo quotidiano – spiega il professore -. Interessi e obiettivi che hanno iniziato a convergere con lo sviluppo dei reparti gastronomici nei supermercati, dove oggi si trova il prodotto, ma non il servizio. È un’integrazione, quella tra vendita e fruizione, che negli Stati Uniti esiste da decenni. In Italia se ne parla da anni, e sono già apparse le prime applicazioni “eroiche”, con diverse formule più che altro in fase di test”.

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Come se la stanno cavando? “Purtroppo siamo lontani dall’efficientismo americano che ragiona per “isole” all’interno del punto vendita; da noi c’è un’enfasi eccessiva all’estetica degli spazi e al servizio, meno alle sinergie interne tra l’offerta dell’area ristorazione e il prodotto a disposizione nel punto vendita. Una sinergia che si attiva anche con la pratica, ancora troppo poco utilizzata da noi, degli assaggi”. Chi, dopo tanti tentativi, potrebbe realmente segnare la strada è L’Iper la grande i che ha appena aperto presso Il Centro di Arese. “Trasmette un’idea molto forte, si può scegliere qualsiasi cosa nel supermercato e farsela cucinare al momento. Diciamo che mette il timbro sulla fattibilità, è la prova che si può fare. Impatterà come ha fatto Eataly: l’uno è un ristorante che vende alimentari, l’altro un supermercato dove si mangia. Entrambi sono destinati a fare scuola”.

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Anche la ristorazione, dal canto suo, inizia a fare merchandising, uscendo fuori dai suoi confini, offrendo menu per tutto l’arco della giornata e favorendo la vendita da asporto. “Tra i due ambiti c’è un terreno comune molto interessante, ma servono competenze tipiche di altri settori – continua Tirelli -. I supermercati ad esempio offriranno sempre più servizi personalizzati. Il limite estremo è: vuoi un piatto? Te lo porto a casa, pronto, a una determinata ora. È tutto bellissimo, il vero problema però è realizzare con questi servizi un margine e un profitto adeguati”. Perché non mancano le aree problematiche. Nei centri commerciali ad esempio c’è lo scoglio della concorrenza tra offerta di consumo interna all’ipermercato e ristoranti della food court. Negli spazi urbani è spesso difficile avere flussi continui di clienti anche la sera. “La ristorazione – ragiona Tirelli – è un mestiere complicato, che dipende molto dal luogo in cui si opera”.

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La strada comunque è segnata, anzi rispetto ad altri Paesi siamo in grande ritardo. “In Italia siamo agli esordi della ristorazione organizzata e moderna, con decine di catene straniere pronte ad entrare nel nostro mercato”. Lo hanno già fatto Domino’s e Kentucky Fried Chicken. Lo ha annunciato Starbucks. Potrebbe arrivare Pizza Hut. Il che apre un altro capitolo interessante: quello delle operazioni di co-marketing. “Per proporre un nuovo prodotto ci vuole credibilità. Allearsi con una pasticceria famosa e creare un corner nel punto vendita ha senso”. È una pratica comune negli USA, dove Walmartsi è alleata con Jambo Juice per i juice bar, Kroger con Murray’s per i formaggi, mentre Starbucks, oltre a inserire i suoi prodotti negli scaffali dei supermercati, in Francia si è alleata con l’insegna Casino per aprire altri punti vendita.C’è grande fermento insomma nel settore, ma “occorre dare sistematicità.

 

Fonte: host.fieramilano.it/retail-e-ristorazione-due-mondi-sempre-pi%C3%B9-vicini

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