Era il 17 novembre 2010 quando l’Unesco decise che l’alimentazione tipica di Italia, Marocco, Spagna e Grecia (a cui poi vennero aggiunte Cipro, Croazia e Portogallo) sarebbe divenuta patrimonio immateriale dell’umanità. Assieme al Tango argentino e alla calligrafia cinese, lo stile di vita delle popolazioni a nord del Mar Mediterraneo diveniva simbolo di uno stile di vita sano e sostenibile. Tanta frutta e verdura, una quantità ragionata di carne, pesce e uova, con lo sfizio di qualche dolce, ma senza eccessi.
Un modello alimentare che oggi si scopre essere anche più sostenibile di altri. La produzione degli alimenti che caratterizzano questa dieta, emette una quantità minore di anidride carbonica, oltre a consumare meno acqua e suolo, rispetto ad altre alimentazioni ricche di carne (iperproteica). Minore impatto ambientale e meno soldi spesi. Una famiglia media che sceglie il modello patrimonio dell’ Unesco, spende 454 euro al mese. Un risparmio di 21 euro sul carrello rispetto a un nucleo italiano medio, che mangia più carne e ne sborsa 475. Un’economizzazione che, spalmata su tutto l’anno, lascia nel portafoglio 230 euro in più. In sostanza, la dieta Mediterranea fa bene a noi stessi e al mondo.
Per approfondire: www.italiani-coop.it/dieta-mediterranea-sana-sostenibile-e-low-cost/