Il mondo HoReCa –Hotel, Restaurant, Caffè e Catering – rappresentato a RHEX (Rimini Fiera, 23 – 26 febbraio 2013), proprio perché economicamente basilare a livello nazionale e diffuso capillarmente su tutto il territorio italiano, ha mille sfaccettature. Proviamo quindi a tracciarne un quadro, con l´aiuto di alcuni dati economici che possono aiutare a inquadrare il settore al centro della manifestazione riminese.
ALBERGHI: AUMENTANO I TURISTI STRANIERI, DIMINUISCONO GLI ITALIANI
Nel 2012 gli alberghi italiani hanno visto un aumento della presenza di ospiti stranieri e una diminuzione di quelli italiani. La crisi in atto si è fatta sentire anche sulle strutture ricettive, che a fine anno registrano una flessione del 2,5%. E´ il risultato dell´incremento dell´1% di presenze straniere e della contrazione del 5,4 di quelle italiane. Più nello specifico, gli italiani hanno fatto segnare indicatori negativi per nove mesi su dodici ad eccezione di marzo (0%), novembre (addirittura +8%) e dicembre (+0,1%). Gli stranieri hanno fatto registrare solo tre mesi di trend negativo (aprile, giugno e settembre), inanellando invece incrementi record a febbraio (+9,7%), gennaio (+9,2%), marzo (+8,6%) e novembre (+6,6%). Nell´estate 2012 è andato in vacanza poco più del 40% degli italiani, contro il 48% del 2008. Con una permanenza media di 12 giorni. Nel periodo luglio-settembre il calo delle presenze alberghiere è stato più elevato negli alberghi di medio – alto livello, mentre si è registrato un aumento tra il 6 e il 10% nelle strutture ricettive a 2 stelle. Per contro, è aumentata la spesa media del vacanziere, oltre 900 euro rispetto ai circa 820 del 2011, soprattutto a causa delle tariffe di carburanti, autostrade, ecc.
Sul fronte occupazionale, il 2012 ha chiuso con una diminuzione del 3% di lavoratori occupati, quantificabile nel solo comparto alberghiero in 10mila unità ed in qualcosa come 60mila a livello aggregato di settore. Nel segmento dei lavoratori alberghieri a tempo indeterminato il dato annuo è stato di -3,1% con picchi che sono andati dal -1,1% a gennaio al -4,8% di ottobre. Nel segmento dei lavoratori alberghieri a tempo determinato il dato annuo è stato di -2,8% con picchi che sono andati dall´0% di marzo al -6% di dicembre. In Italia sono attualmente in esercizio 33.911 strutture alberghiere con un totale di 1.096.375 camere e 2.252.636 posti letto. Il maggior numero di alberghi (18.038) figura nella categoria a tre stelle, seguono quelli a 2 (6.654) e a quattro (5.224) stelle. Gli hotel con una sola stella stessa sono 3.612, mentre quelli a cinque stelle 383.
MICROBIRRIFICI E BIRRA ARTIGIANALE, EVOLUZIONE CONTINUA
Quello dei microbirrifici che producono birra artigianale à un mondo in continua evoluzione e in costante crescita da anni. A fine 2012 le strutture censite erano 520, con una concentrazione soprattutto al Nord (in testa Lombardia e Piemonte, rispettivamente con 88 e 67 microbirrifici). Attualmente la produzione è di circa 200mila ettolitri, che rappresentano circa il 2% del mercato italiano della birra. Nel corso del 2012 i consumi sono aumentati di quasi il 10%.
Una delle caratteristiche del comparto è costituito sicuramente dalle ridotte dimensioni delle strutture, che hanno una produzione media annua di 411 ettolitri. Ecco perché negli ultimi tempi sta prendendo piede il sistema di aziende che ´prendono in affitto´ gli impianti altrui per produrre birra a proprio marchio e con propria ricetta.
SEMPRE PIU´ ITALIANI MANGIANO FUORI CASA
Sono oltre 12 milioni gli italiani che ogni giorno mangiano al bar o al ristorante, per la maggior parte (10 milioni) si tratta di lavoratori che passano fiori casa la pausa pranzo. Complessivamente consumano ogni anno 1,8 miliardi di pasti, per un controvalore di quasi 13 miliardi di euro. L´italiano moderno spende mediamente 7 euro per pranzo e sceglie nel 26% dei casi un panino, una pizza (23%), un primo (15%) o un´insalata (13%). Solo poco più di dieci italiani su cento continuano, invece, ad essere fedeli al vecchio concetto di pasto completo. Prevalentemente (28%), il pasto fuori casa avviene ancora nei ristoranti; un po´ meno negli snack bar (22%) e nel 18% nelle pizzerie a taglio o che servono al piatto. Nella scelta delle bevande prevale il consumo di acqua minerale (46%) e di bevande analcoliche, mentre risultano marginali (nei pasti fuori casa) i consumi di vino e birra. Si riducono, invece, nel pasto fuori casa i consumi di frutta, digestivi alcolici e caffè.
Negli ultimi 20 anni sono cambiate significativamente le abitudini alimentari degli italiani. E´ progressivamente diminuito il numero di quanti pranzano in casa passato dall´84,5% al 74,3%, mentre il pranzo rappresenta oggi il pasto principale solo per il 68% degli italiani. Ora si mangia soprattutto a cena, diventata il pasto principale per il 23,4% (era il 17,3% nel ´93), soprattutto nella fascia d´età compresa fra i 45 – 54 anni (33,7%) e tra gli uomini (26,8%). Il pasto a casa rimane ancora un´abitudine molto diffusa, anche se in calo del 10%, a vantaggio di bar e ristoranti, in crescita. Mangiano a casa in particolare gli anziani (95% dai 65 anni in su), mentre il ristorante, salito dall´1,8% al 2,8%, è scelto soprattutto dalla fascia 35 – 44 anni (5,5%) e dai maschi (4,7%), e il bar (2,5% contro l´1,4% del ´93) dalla fascia più giovane compresa tra i 20 e 24 anni (5,2%) e, ancora, dai maschi (3,2%).
IL MERCATO ITALIANO DEL VINO: PIU´ DOC, PIU´ ONLINE
In Italia la superficie agricola destinata a vigna è stata nel 2012 di 650mila ettari con una produzione di 40,8 milioni di ettolitri, in calo del 3% rispetto al 2011. Risultato che ci vede in testa in Europa e nel mondo, avendo anche superato la tradizionale concorrenza francese (attestatasi a 40,5 milioni), la cui produzione è diminuita di circa il 19%. Nell´ultimo anno il consumo interno di vino è sceso dell´1% e in 15 anni è calato da 55 a 43 litri pro capite. Tuttavia, gli italiani cercano sempre di più la qualità e quindi le vendite di vini a denominazione d´origine sono cresciute del 2%. Anche nel corso dell´ultimo anno si è confermata la tendenza alle modifiche delle quote di distribuzione presso i diversi canali di vendita. In diminuzione la Grande distribuzione, il canale Ho.Re.Ca. e quello della vendita diretta comprese le enoteche. Invece si sono rafforzati i canali di vendita alternativi tra cui quello online.
Per quanto attiene la quota di esportazione, il comparto del vino rappresenta il 20,7% dell´export alimentare italiano. Di questo, l´87,5% è costituito da vini e mosti propriamente detti, il 6,4 da liquori, il 6,4 da acqueviti e il 4% da aceti. Bene nel 2012 le esportazioni, cresciute dell´8% per arrivare a quota 4,5 miliardi di euro, a fine anno contro i 4 miliardi circa del 2011 e i 3,7 miliardi dell´anno prima. Guidano le esportazioni i vini Dop seguiti dagli Igp. Positivo soprattutto il trend degli spumanti, la cui domanda estera è aumentata del 35% sfiorando i 10 milioni di bottiglie vendute.
PIATTI PRONTI SENZA CRISI
Un segmento che non risente della crisi ma che, anzi, continua a beneficiare di una crescente domanda è quello dei piatti pronti. Nel corso del 2012 le quantità acquistate sono cresciute tra il 5% dei primi a base di cereali e il 15 delle verdure lavate e tagliate. Per queste ultime pronte all´uso, cosiddetta quarta gamma, sono stati spesi oltre 700 milioni di euro per una quantità di oltre 90 milioni di chili. Nell´ultimo decennio questi consumi sono più che triplicati. In aumento nel 2012 anche la domanda di acqua minerale, salumi e latticini e formaggi, tutti attorno al 3%, ma anche i sostituti del pane (+2 %).
CALA IL CONSUMO DI PESCE FRESCO, TIENE IL SURGELATO
Nel corso del 2012 gli acquisti di pesce fresco da parte degli italiani si sono sensibilmente ridotti. Secondo dati Ismea, nei primi dieci mesi dell´anno appena trascorso la domanda delle specie più diffuse è diminuita del 10% per quanto riguarda le alici, del 9 per i calamari e dell´8% per le vongole. Ma in flessione sono anche gli acquisti di cozze (-3%), naselli e merluzzi (-4%) e polpi (-7%). In controtendenza, invece, trote (+7%) e salmone (+14%). Complessivamente, il consumo domestico di pesce fresco è diminuito del 3,4%. In flessione anche i prezzi, almeno per le specie più richieste come le cozze (-3 per cento), le seppie (-1 per cento) i polpi (-0,4 per cento).
In controtendenza il prodotto surgelato, la cui domanda globale è aumentata dell´1,2 per cento, mentre il dato relativo alle vendite di solo pesce naturale surgelato tal quale segna un +3,4% che evidenzia la nuova tendenza di molti consumatori all´acquisto di prodotti base facili da preparare nei modi desiderati. Il settore della pesca vede impegnate 13.000 imbarcazioni, con 1,7 milioni di giorni di pesca e una produzione di quasi 200mila tonnellate di pesce. La top-ten è guidata dalle acciughe (54.312 tonnellate), seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli. La classifica delle produzioni per volume di fatturato vede invece primeggiare il nasello (90,5 milioni di euro), davanti ad acciughe, seppie, gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie e sogliole.
OLIO, IL METEO AVVERSO NON CI SCALZA DAL SECONDO PODIO
La produzione di olio di oliva italiano nella campagna 2012-2013 appena conclusasi, è in calo del 12%, scendendo a quota 4,8 milioni di ettolitri. La contrazione è stata determinata essenzialmente da ragioni meteorologiche con un´annata caratterizzata da una spiccata siccità. Tuttavia, questo ha anche determinato un´elevata qualità del prodotto. I cali di produzione più elevato si sono registrati in Sardegna (-40%), Umbria (-35), Veneto (-30), Abruzzo (-23). Sostanzialmente stabili, invece, le produzioni delle altre regioni, mentre in Lombardia, Liguria, Marche e Trentino Alto Adige ci sono stati aumenti attorno al 20% rispetto alla campagna 2011-2012. I prezzi, dopo un´impennata in estate, sono tornati stabili a fine 2012. L´Italia continua comunque ad essere un Paese ad elevata vocazione olearia, con una produzione che rappresenta oltre il 20% e ci pone al secondo posto in Europa dopo la Spagna. Quanto ai consumi, le aree di maggior domanda a livello mondiale sono Ue con il 61% del totale (+2% nel 2012) e 1,9 milioni di tonnellate di olio di oliva e gli Stati Uniti, che assorbono il 9% della produzione totale. In Italia si concentra il 35% dei consumi comunitari e in Spagna il 31. Nel nostro Paese le aziende olivicole sono circa 1.200.000 con una superficie coltivata di 1.156.118 ettari. 4.597 risultano essere i frantoi operativi, con una forte concentrazione in Puglia (905), Calabria (730) e Sicilia (580).
Comunicato Rhex Fiera Rimini su Fonti: Istat – Fipe – Federalberghi – Cescat – Ismea – Irepa – Coldiretti – Coldiretti Impresa Pesca – Unionbirrai – Federvini – Isema – Unaprol- Ismea/Gfk-Eurisko