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A Milano c’è sete di vino naturale. La conferma ufficiale di quello che era più che un sentore l’abbiamo avuta sabato 18 e domenica 19 febbraio per la terza edizione di Live Wine. File e folla nella due giorni dedicata al vino naturale, con tanti spunti interessanti. Incontri con i vignaioli, laboratori, assaggi, e tanto buon vino gli ingredienti in scena al Palazzo del Ghiaccio.
Con più di 170 aziende in esposizione, la manifestazione ha ricevuto grandi consensi da parte del vasto pubblico di privati e professionisti del settore. Gli organizzatori Christine Cogez-Marzani e Lorenzo de’ Grassi hanno voluto sottolineare: “La terza edizione di Live Wine ha dimostrato che il vino artigianale e naturale è molto apprezzato non solo dagli appassionati, ma da tutti quelli che cercano una qualità reale in quello che bevono. Abbiamo avuto una grande risposta da parte del pubblico sia in termini numerici che di gradimento e questo ci incoraggia ad andare avanti a promuovere quello in cui più crediamo: un’agricoltura che inquini il meno possibile che produca vini genuini per il piacere dei nostri palati e dei nostri organismi.”
Le aspettative sono state ampiamente soddisfatte e questi sono i risultati della manifestazione:
- 4.500 visitatori, complessivamente nelle due giornate, di cui quasi 1000 operatori divisi ristoranti, enoteche, sommelier professionisti e distribuzioni internazionali.
- 173 espositori di cui 168 le cantine (32 estere) e 5 le distribuzioni
- 800 i vini in assaggio
- 17 banchi dedicati al cibo di qualità artigianale
- 250 giornalisti e blogger accreditati
Un successo di pubblico sicuramente, anche se qualche vignaiolo si è lamentato al termine della due giorni segnalando poca presenza degli operatori del settore, ma prevalentemente privati. La risposta di Christine Cogez-Marzani, la donna del vino naturale non si è fatta attendere. “Ho ricevuto moltissimi complimenti da tanti vignaioli che mi hanno detto che questa è stata l’edizione più bella, che hanno avuto modo di vendere molte bottiglie e fare contatti importanti. Chiaro, possono esserci anche degli operatori che si sono lamentati, ma per quanto riguarda la parte organizzativa siamo soddisfatti”. Tra le segnalazioni percepite domenica sera alla chiusura dei banchi di degustazione, quella più condivisa è stata la mancanza del lunedì, di fatto la giornata dedicata agli operatori, venuta meno con la durata di due giorni della manifestazione anziché tre. Spunti di riflessione che non appannano comunque un futuro radioso di una manifestazione che in pochi anni è entrata nel cuore dei milanesi.
Coronamento dell’evento, anche quest’anno le serate LIVE WINE NIGHT, organizzate in diversi ristoranti e enoteche della città, che hanno permesso a produttori e avventori di incontrarsi in un ambiente conviviale e di avere un confronto più ravvicinato e diretto. Grande partecipazione all’Opening Party di LIVE WINE che si è tenuto alla Santeria Social Club, con musica dal vivo dell’ottimo duo formato dal chitarrista flamenco Denis Stern e il percussionista di tabla Arup Kanti, per proseguire con i ritmi gipsy della swing band Pepper Jab. Gli ospiti della sala concerti hanno ascoltato e ballato fino a tarda serata sorseggiando i vini dei produttori presenti in fiera scelti per l’occasione. C’eravamo anche noi di Beverfood.com, sia al party inaugurale e al salone e vi raccontiamo le nostre sensazioni.
VALENTINA PASSALACQUA
Sono tanti i pugliesi a Milano, ma al Live Wine la regina della Puglia è stata Valentina Passalacqua. In tanti hanno voluto passare ad assaggiare i vini della cantina pugliese di Apricena. Così com’è, il nome della Falanghina Puglia IGP 2015, vino vegano ottenuto senza sostanze chimiche di origine animale. Colore giallo dorato, al naso frutta e note minerali, in bocca freschezza e sapidità conferite al naso dal terreno. Non abbiamo assaggiato nulla di spumantizzato, in attesa del bombino bianco che verrà fatto con metodo ancestrale.
PENDIO
Tante bolle al Palazzo del Ghaccio di Milano, noi ci siamo buttati sul Pendio. Una delle migliori espressioni italiane di spumante al naturale. Siamo in Franciacorta, a Monticelli Brusati, assaggiamo il Brusato, vero must dell’azienda, proposto sia nella versione Chardonnay che in Pinot Nero. Entrambi Pas dosé, lo chardonnay in purezza per il Brusato versione normale classica, millesimo 2011, Ruc è il nome del vigneto da dove proviene. 6.000 bottiglie prodotte, 55 mesi sui lieviti, rapporto qualità prezzo molto interessante.
RICCI
Parola d’ordine Timorasso, con grandi annate da mettere i brividi. Tra gli assaggi di Milano imperdibile Daniele Ricci con i suoi vini, proposti in sequenza con annate diverse. Come il Giallo di Costa 2009, macerazioni per più di 90 giorni, fermentazione e affinamento in botte di acacia. Giallo indescrivibile al colore, al naso e in bocca uno di quei vini che non smetteresti mai di bere. Così come non smetterebbe mai di parlare Daniele Ricci, un vignaiolo che si gode il momento, dicendo che prima la vita che faceva non gli piaceva, mentre ora non gli manca niente. Vino e territorio, per uno degli alfieri dei Colli Tortonesi. Uno che le certificazioni le fa non per metterle in etichetta, ma per il futuro (e la salute) sua e dei figli.
VINICA
Il Molise ormai da tempo lo stiamo riscoprendo grazie alla Tintilia, uno di quei vitigni recuperati che piacciono tanto. All’azienda Vinica, che sorge sulle colline di Ripalimosani, sulle colline a nord di Campobasso oltre i 700 metri slm, su terreni argillosi e crostoni arenacei, si coltivano 22 ettari di cui 11 di Tintilia, espressione del territorio. Qui hanno voluto cimentarsi anche con gli internazionali. Pinot Nero del Molise e Merlor del Molise, due Doc in grado di far parlare un territorio che grazie alla viticoltura sta dando delle grandi soddisfazioni. Protagonista anche al Live Wine per la seconda volta.
TERPIN
Il Collio è considerato una frontiera non solo dal punto di vista geografico ma anche in fatto di avanguardia. Da quelle parti il movimento del vino naturale è in fermento, grazie al calibro di personaggi come Franco Terpin. Questo giro non abbiamo avuto la fortuna di incontrare Franco al banco, ma per lui parla la sua Ribolla gialla. Viene fuori nel bicchiere la “ponka”, così sono chiamate le marne arenarie su cui poggiano le vigne di vent’anni. La zona è quella del Monte Calvario, rese sui 50 quintali per ettaro, dopo la vendemmia inizio della fermentazione in acciaio e poi in botte di rovere per venti giorni. Affinamento un anno in barrique, un anno in acciaio e poi in bottiglia. Risultato un vino in grado di penetrare nel cuore dei sensi di chi lo degusta.
+INFO:
www.livewine.it
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