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Coca-Cola ha deciso di dismettere dal mercato britannico la versione Life, dolcificata con Stevia. Nonostante la versione ufficiale sia che si mira a semplificare la vita dei consumatori all’interno della gamma delle Cole a ridotto contenuto di zuccheri, la ragione principale pare essere che il prodotto non ha minimamente conquistato i sudditi di sua maestà.
Lanciata nel 2014, ad oggi la referenza non supera l’ 1% dei consumi del brand in Inghilterra, e con questi numeri pare che la scelta fosse più o meno obbligata.
Il prodotto continuerà a essere normalmente distribuito in tutto il resto d’europa.
Ma per una referenza che esce, un’altra ne entra. Da fine marzo 2017 è disponibile in giappone Coca-Cola Plus, una nuova versione del soft drink più famoso al mondo, ricca di fibre.
Il prodotto è riuscito ad ottenere la speciale menzione Food for Specified Health Uses, riservato ai prodotti alimentari riconosciuti come “benefici per la salute”.
In Giappone, il mercato delle bevande salutiste cresce anno dopo anno, legato sia ai nuovi trend di consumo, sia all’invecchiamento costante della popolazione, che cerca nuovi modi per mantenersi in salute.
La bibita sarà venduta in bottiglie bianche da 470 ml, dall’aspetto quasi medicale, abbandonando quindi l’idea di un prodotto giovane e proponendosi come adatto a ogni fascia di consumatori.
Ogni bibita contiene 5 grammi di destrina indigeribile, come fonte di fibra alimentare, ed è inoltre a zero calorie.
Il target di riferimento risulta chiaro anche dalla comunicazione che viene fatta in merito. Il prodotto infatti viene suggerito per gli ultra-quarantenni “bere una Plus al giorno con il cibo vi aiuterà a sopprimere l’assorbimento dei grassi e a moderare i livelli di trigliceridi dopo aver mangiato” recita la campagna pubblicitaria della società d’Atlanta.
Coca Cola Life, prima di entrare nella famiglia principale è stata sperimentata per qualche anno a livello locale in sud america, chissà che questa nuova versione non segua lo stesso percorso e tra qualche anno possa essere proposta anche sui mercati europei e, perchè no, anche su quello inglese. In fondo un posto libero in questo momento c’è.
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