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Negli anni ’20 Ernest Hemingway raccolse le memorie della sua gioventù parigina in una serie di capitoli. Il titolo scelto per l’opera, pubblicata postuma, è a suo modo la definizione migliore che si può dare della Parigi di quell’epoca: “Festa mobile (A Moveable Feast)” .

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Il libro racconta, oltre alla vita degli scrittori americani espatriati in Europa, anche degli hotel, bar, cafè, dove si svolgeva la vita intellettuale a Parigi negli anni ruggenti.

Sicuramente ad Hemingway, grande amante dei cocktail (dal Mojito al Daiquiri, entrati nella leggenda anche grazie a lui), sarebbe piaciuta molto la Florence Cocktail Week, giunta quest’anno alla sua seconda edizione.

La manifestazione è infatti una “Fiera Mobile”, senza struttura e padiglioni, un fuorisalone senza salone che non deve rendere conto a nessuna regola imposta.

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E così ci si può trovare al Caffè Concerto Paszkowski, ritrovo storico degli intellettuali a Firenze nel 900,  ad assistere ad una masterclass tenuta da Alessandro Palazzi, un patrimonio della miscelazione italiana che a Londra sta insegnando a bere bene agli Inglesi.

Alessandro Palazzi è un punto di riferimento in Inghilterra. Chi vuole bere un Martini Cocktail sa che deve andare da lui al’hotel Dukes di St. James’s.

“Con un gin a meno 24 gradi di temperatura, un vermuth fabbricato ad hoc e l’olio strizzato di un limone d’Amalfi. Così lo preparo, non al bancone ma su un carrello accanto al tavolo del cliente. Per vere uno scambio, un contatto. Il Martini è un piacere progressivo. All’inizio ghiacciato, si gode con il naso l’olio di limone è la prima nota. Poi però il drink perde temperatura e mano a mano il cocktail rileva i suoi sapori, uno ad uno”.

Come in una danza, Firenze si sposta sulle colline sotto Piazzale Michelangelo, nella splendida cornice di Villa Cora, residenza aristocratica costruita a fine Ottocento su commissione del barone Oppenheim. Tutti lì per assaggiare il cocktail creato apposta per l’occasione da Paolo Ponzo, il “Vossia”, che rende omaggio alla sua terra, la Sicilia, tramite un abile incontro di marsala, agrumi e finocchietto selvatico.

“Visto che le arance sono di origine cinese, ma ormai la Sicilia le ha da secoli fatte proprie rendendole un eccellenza, ho pensato di rendere omaggio a questo incontro di culture servendo il cocktail in una tazza da tè, una delle bevande tradizionalmente e culturalmente più importanti in oriente” racconta Paolo.

La serata sembra conclusa, ma la festa danzante ha vita propria. Da l’Oriole Bar di Londra, Gabriele Manfredi è a Firenze. Così come il nome del suo locale si ispira ad un uccello in continua migrazione, anche lui e i suoi cocktail per una sera fanno tappa al Locale, una perla ben nota a chi ama bere bene in città.

Innovazione e tradizione si incontrano nel bicchiere, una materia prima come il vinsanto diventa frizzante come la serata, sorprendendo il palato.

La Festa Mobile fiorentina è solo all’inizio, la Florence Cocktail Week è in scena fino a domenica. Hemingway avrebbe modo di trovare molti spunti interessanti, i Fiorentini e gli appassionati avranno sicuramente modo di scrivere il proprio personale romanzo gustativo.

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