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Le regole sono fatte per essere trasgredite, almeno una volta ogni tanto. Come reso noto dal Censis nel primo rapporto sulle abitudini alimentari degli italiani, oltre il 20% degli acquirenti abituali di prodotti equo-solidali e di frutta e verdura da agricoltura biologica, si reca regolarmente presso i fast-food per consumare un pasto più goloso e meno rigido rispetto alla dieta che segue regolarmente a casa.

È proprio per questo motivo che si parla di politeismo alimentare, ovvero una dottrina alimentare che spinge le persone a contaminare stili ed ingredienti, mangiando un po’ di tutto senza porsi rigidi limiti sui luoghi di acquisto o sulle origini culturali od etiche dei prodotti. Niente regimi alimentari da rispettare con rigore, nessuna definizione rigida che definisca chi siamo o cosa mangiamo: il consumatore moderno ha imparato a uscire dagli schemi preimpostati, e a costruire la propria dieta in maniera personale e indipendente. Una sola regola su tutte: cercare di portare avanti consumi consapevoli, prestando maggiore attenzione a quel che si sta mettendo nel piatto.

Il consumatore del nuovo millennio è dunque un consumatore responsabile e attento: legge le etichette, si informa sui metodi di produzione ed ha a cuore le materie prime del proprio territorio, conosciute e rassicuranti.

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Più verdure, meno carne

Nel 2015, secondo i dati forniti dalla Coldiretti, la carne cede per la prima volta il suo primato ai prodotti ortofrutticoli, con una spesa delle famiglie italiane che scende a 97€ al mese (-13% in 6 anni), rappresentando una rivoluzione epocale per per quanto riguarda le abitudini alimentari nazionali. In parte, questa diminuzione dei consumi della carne è certamente frutto della crisi economica contemporanea. Ma esiste anche una componente legata alle nuove tendenze alimentari: è ormai largamente diffusa la convinzione che non sia corretto mangiare carne tutti i giorni (al contrario di quel che si diceva una manciata di anni fa), senza contare che i dati indicano che una fetta crescente della popolazione si dichiara vegetariana.
Gli italiani ricercano inoltre prodotti naturali, biologici e privi di sostanze ritenute poco compatibili con uno stile di vita sano, e quindi si indirizzano verso prodotti privi di colesterolo, senza coloranti artificiali, senza glutine (anche se non si è intolleranti), senza zucchero raffinato e persino senza caffeina. Un’attenzione notevole all’alimentazione, quindi, che sarebbe anche maggiore se non comportasse uno sforzo economico per molti importante: un quarto degli intervistati, secondo quanto riporta lo studio del Censis, mangerebbe più frutta e più verdura se costassero un po’ meno

Eppure, abbiamo detto come i regimi alimentari siano oggi sempre meno rigorosi: ecco allora che a fronte di questa diffusa attenzione all’alimentazione compare una tendenza alla trasgressione dalla dieta quotidiana nel cibo di strada, nei fast food o nei ristoranti.
Mangiare fuori casa non è quindi solo dettato dalla necessità legata al proprio lavoro o dall’interesse di scoprire pietanze nuove e tradizioni diverse o dalla voglia di condividere una serata fuori in amicizia. Cenare fuori significa scegliere di mangiare per appagamento, per desiderio o per piacere puro, accantonando momentaneamente le scelte più legate alla salute. Interessante notare infatti che quasi due italiani su tre (ovvero il 65%) hanno consumato cibo di strada nei primi otto mesi del 2016.

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Più green e più etnico, più nutriente

Qual è dunque, in definitiva, il profilo del consumatore alimentare italiano? Secondo il Rapporto Coop 2015, gli Italiani sono i più magri d’Europa, i più veg ( il 10% è vegetariano ed il 2% vegani), mangiano biologico ( + 20% all’anno), etnico, light e senza glutine.
Gli italiani dell’ultimo decennio sonno quindi più attenti al valore nutrizionale, alla qualità dei prodotti e all’impatto eco-sociale dell’industria alimentare. Amano le verdure del produttore locale, ma acquistano per il 70% nei Gdo. Ricercano sicurezza e genuinità negli ingredienti non rinuncerebbero mai a pasta e pane, ma come sempre, da buona tradizione, amano la convivialità (ai pasti fuori casa va circa un terzo della spesa alimentare complessiva) e non rinunciano ad un peccato di gola, soprattutto se le lontano dalle mura di casa.

di Francesca Bettoni
www.tuttofood.it/it/blog/le-nuove-abitudini-alimentari-degli-italiani

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