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L’anticipazione dei premiati della nuova guida Vini d’Italia 2018 oggi ci porta a scoprire i migliori vini di Valle d’Aosta e Ticino.

Valle d’Aosta

Solo negli ultimi anni la coltivazione della vite, con successiva vinificazione delle uve, e la vendita del prodotto finale in bottiglia permette a qualche viticoltore valdostano di vivere bene. Per molto tempo gli unici vini regionali reperibili nelle enoteche, anche in provincia di Aosta, provenivano da una delle numerose cantine cooperative o dall’Institut Agricole Régional, centro di sperimentazione viticolo e scuola dove sono stati formati numerosi produttori locali. A lungo la cooperazione è stata una necessità. In un territorio così difficile e impervio dove oggi lo spazio dedicato alla vite è di soli 400 ettari, la proprietà è stata storicamente molto frammentata, con susseguente difficoltà per le singole famiglie a trarre reddito dal vino. Ancora oggi molti vignaioli lo sono solo part-time e la dimensione delle cantine non supera le 30mila bottiglie all’anno, con molte realtà che non arrivano a 15mila unità. Numerose sono ancora le aziende che non sottopongono i loro vini al giudizio della critica, perché si trovano senza vino al momento delle degustazioni. Lo stesso Costantino Charrère, proprietario di Les Crêtes, la più grande azienda privata della Valle con una produzione odierna pari a 180mila pezzi, è stato a lungo insegnante.

Eppure malgrado le dimensioni ridotte dei vigneti e delle cantine, la Valle d’Aosta produce vini sempre migliori, con punte che, nelle loro tipologie, rappresentano l’apice dell’enologia italiana. Dopo qualche anno di appannamento qualitativo i player più importanti dello scacchiere vinicolo della Valle hanno ripreso a lavorare con più convinzione e più continuità e quindi la qualità media dei vini regionali è cresciuta di colpo. Infatti la produzione delle cantine sociali regionali si attesta quasi sulla metà della produzione totale. Anche se a raggiungere il massimo dei nostri riconoscimenti è ancora una volta La Crotta di Vegneron, c’è stata una presenza importante delle cooperative nelle nostre finali per i Tre Bicchieri. Comunque a guidare la buona schiera degli ottimi vini valligiani troviamo ancora le solite cantine private. In questo panorama giocoforza ristretto è difficile scoprire e valorizzare nuove realtà. Tra i premiati di quest’anno ci sono nomi noti, ma con nuove etichette. Tra le novità, ad esempio, abbiamo assaggiato un grande Cornalin – vitigno autoctono ancora raro ma già ricco di promesse – prodotto dalla famiglia Rosset e soprattutto un Nebbiolo proposto per la prima volta da Costantino Charrère, che viene a ricordarci come il Sud della regione e in particolare la zona di Donnas possa dire la sua riguardo al nobile vitigno.

 

I vini della Valle d’Aosta premiati con Tre Bicchieri

Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré ’15 – La Crotta di Vegneron
Valle d’Aosta Chambave Muscat Flétri ’15 – La Vrille
Valle d’Aosta Cornalin ’16 – Rosset Terroir
Valle d’Aosta Nebbiolo Sommet ’15 – Les Crêtes
Valle d’Aosta Petite Arvine ’16 – Elio Ottin
Valle d’Aosta Pinot Gris ’16 – Lo Triolet

 

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Ticino

Dopo alcuni anni torna il Ticino sulle pagine della nostra Guida. La contiguità territoriale e culturale con l’Italia è tale, e il livello della produzione così elevato, da rendere questo passo quasi obbligato. Scorrendo le pagine noterete che la gran parte dei vini recensiti sono a base di uva merlot, un’uva stata introdotta in Ticino circa 100 anni fa che si è acclimatata alla perfezione. Sebbene quindi qui si coltivi il vino da almeno 2000 anni, sappiamo poco del tipo di vitigni e dell’entità delle coltivazioni, quel che è certo è che prima della devastazione della filossera di fine ‘800 si coltivavano vari vitigni americani e ibridi nonché, nel Sopraceneri, l’interessante autoctono bondola. A partire dal 1907 il merlot fa il suo ingresso trionfale, e oggi è il vitigno principe del territorio ticinese che un tempo dava vita a vini piuttosto leggeri, solo successivamente si è affermato uno stile di Merlot più robusto, grazie alla limitazione delle rese, a tecniche di cantina più sofisticate e alle maturazioni in legni nuovi.

Il cantone vitivinicolo del Ticino si divide in due subregioni; Sopraceneri, a nord del passo del Monte Ceneri, ha terreni ricchi di granito e sabbia e comprende i distretti di Bellinzona, Blenio, Leventina, Locarno, Rivera e Vallemaggia. Soprattutto nelle vigne della valle Leventina e della valle Blenio, vicine alle Alpi, si produce un Merlot piuttosto leggero e finemente fruttato. Nel Sottoceneri, che comprende invece i distretti di Lugano e Mendrisio, si trovano suoli più pesanti, calcarei, con varie percentuali di argilla, qui maturano Merlot molto robusti e pieni. Il Merlot è interpretato in diversi stili: come vino estivo leggero e fruttato, ma anche in corpose selezioni maturate in barrique, dov’è pienamente concentrato e adatto per l’invecchiamento e anche vinificato in bianco può essere convincente. Ma il Ticino non vuole essere solo terra di Merlot, pian piano fanno capolino altri interessanti vitigni: chardonnay, pinot noir, gamaret, sauvignon blanc, syrah, cabernet sauvignon e franc e infine la bondola. Infine sono coltivate numerose altre uve, alcune in via sperimentale e altre già vinificate, che stanno dando risultati davvero molto interessanti. Quest’anno due vini del Ticino arrivano ai Tre Bicchieri: si tratta del Merlot Musa ’14 di Fawino, dallo stile disteso, fruttato sapido e intrigante, e del Merlot Vinattieri ’13 dei Vinattieri Ticinesi, che incarna l’anima più strutturata e profonda di questo vino. Bentornato Ticino.

 

I vini del Ticino premiati con Tre Bicchieri

Ticino Merlot Musa ’14 – Fawino Vini & Distillati
Ticino Merlot Vinattieri ’13 – Vinattieri Ticinesi

 

Fonte: www.gamberorosso.it/it/vini/1045857-anteprima-tre-bicchieri-2018-valle-d-aosta-e-ticino

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