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A cura: di Vinitaly
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SOMMARIO: Il Vino Sempre Più Bevanda Globale – Rapporto ‘Wine Marketing’ Di Nomisma – Il Vino In CINA: Un Enorme Mercato Da Conquistare – USA Primo Grande Paese Acquirente Di Vino Italiano Nonostante Il Dollaro Debole – Le Opportunita’ Di Crescita Del Vino Italiano In GIAPPONE – In INDIA L’export Italiano Cresce Del 30% All’anno – L’Italia E’ Il Terzo Paese Esportatore Di Vini In RUSSIA – Immigrati E Voglia Di Made In Italy Trainano Il Vino Italiano In Brasile – Le Cifre Chiave Del Sistema Vinicolo Italiano

riferimento temporale: aprile 2008

IL VINO SEMPRE PIÙ BEVANDA GLOBALE – RAPPORTO ‘WINE MARKETING’ DI NOMISMA

A Mumbay i medici consigliano il vino al posto del whisky, mentre sempre più spesso i ricchi a Mosca lo preferiscono vodka. In Cina, nel 2011, si stapperanno un miliardo di bottiglie e gli statunitensi diventeranno entro 2 anni i maggiori consumatori di vino, superando i totem enologici Francia e Italia, in netto calo sui consumi. Dal rapporto Nomisma presentato oggi al Vinitaly emerge un profilo nuovo del vino nel mondo, oggi sempre più ‘bevanda globale’ anche al di fuori dei confini dei Paesi produttori. ‘Wine marketing’, fornisce la nuova mappatura dei consumi, della produzione e del mercato mondiale del vino, confrontando i dati dell’ultimo decennio e fornendo un’analisi sul posizionamento competitivo del vino italiano nei 9 principali mercati di riferimento.

La sintesi è di un settore in fortissima evoluzione, dove se da una parte sono ampi i margini di crescita, dall’altra è altrettanto cruciale il fattore competitivo, oggi più che mai insidiato dall’Emisfero Sud dei produttori, ovvero i wine maker del ‘Nuovo mondo’. In questo contesto l’Italia mantiene le posizioni con la propria quota sul mercato mondiale che è rimasta invariata: il 18 per cento dell’export mondiale 10 anni fa, il 18 per cento oggi. Meglio della Francia, che passa dal 42 per cento al 35 e favorisce soprattutto l’Australia (9per cento) assieme alla new wave produttiva (Cile, Usa, Sud Africa, Nuova Zelanda), la cui quota passa dall’11 al 22 per cento.

Ciò che cambia per l’Italia, e di molto, è invece il valore dell’export, la cui crescita è stata esponenziale grazie alla produzione di qualità e all’affermazione del proprio brand: negli ultimi 12 anni l’export è praticamente raddoppiato e il valore del 2007 si è attestato sui 3,4 miliardi di euro. E, come per altri settori di mercato, sarà proprio sull’asse della qualità e dell’immagine che l’Italia si gioca la propria partita, non certo sul fattore prezzo. Tutto ciò – rileva il rapporto – nonostante l’Italia sia priva di un piano strategico nazionale, che invece è presente in tutto lo scacchiere competitivo mondiale. Forse – sottolinea Nomisma nel piano presentato al Vinitaly – anche a causa di una struttura produttiva e commerciale estremamente frazionata e perciò difficile da inquadrare in una strategia settoriale.

E a proposito di geografia dei vitigni nel mondo, se Spagna, ma soprattutto Francia e Italia denotano ormai da tempo una certa stazionarietà nelle superfici (in Italia meno 15 per cento negli ultimi 10 anni) il dinamismo maggiore arriva ancora una volta da un Emisfero Sud non soggetto a contingentamenti di sorta. Un vero e proprio caso, in questo senso, è quello della Cina, il cui vigneto è cresciuto, nel giro di dieci anni, del 200% arrivando ad una dimensione analoga a quella di Usa ed Australia messi assieme, cioè alla superficie del quarto e quinto Paese produttore di vino al mondo. Ed ecco che anche sul vino si va riproponendo il ‘pericolo Cina’.

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NEL MONDO SI BEVE PIÙ VINO… ITALIANO

La diminuzione dei consumi in Italia non preoccupa i vitivinicoltori, che hanno trovato nel resto del mondo un mercato in continua espansione, alla portata anche delle piccole e medie aziende export-oriented. Le opportunità offerte da Vinitaly World Tour e dai focus sui Paesi più interessanti si completano con il Buyer’s Club su www.vinitaly.com : un servizio che permette il contatto con qualificati trader esteri. I risultati dei primi due anni di matching on line sono stati largamente positivi. Molti i contratti chiusi.

Nel mondo si beve sempre più vino italiano. Alla diminuzione dei consumi interni di vino nel 2007, i produttori italiani rispondono infatti con un incremento del 7,8% dell’export, che viene dopo un +6,5% del 2006. Si tratta di quasi 3,5 miliardi di euro, per un ammontare di 19 milioni di hl, con un sensibile aumento della qualità del prodotto esportato, visto il prezzo medio in crescita del 6,4% rispetto al 2006. È la dimostrazione della capacità dei vitivinicoltori italiani di capire le tendenze e cogliere al volo le opportunità, perché fermarsi a guardare dentro ai propri confini nel mercato globalizzato non paga. Così, se in Italia si beve meno, nel resto del mondo i consumi crescono al ritmo di 1,8 milioni di hl l’anno, e mentre la Francia ha perso in un decennio 6 punti percentuali di mercato mondiale, l’Italia è riuscita a mantenere una quota del 18%, non lasciando spazio agli agguerriti competitor del Nuovo mondo.

Vinto anche il confronto con l’Australia sulla piazza americana, con oltre 2,5 milioni di ettolitri (+8% sul 2006) per un valore record di quasi 830 milioni di euro. In aumento l’export anche verso i Paesi emergenti, con +19% in quantità e +43% in valore per la Russia (283 mila hl per oltre 57,5 milioni di euro); +55% in valore in Cina e +35,5% a Hong Kong (quasi 15 e oltre 6,6 milioni di euro rispettivamente); +1,2% in Giappone (100,6 milioni di euro); + 13% in India (1,6 milioni di euro).Ad esportare non sono solo le grandi azienda, ma anche quelle medio-piccole, che negli anni hanno saputo approfittare di tutte le opportunità offerte da Vinitaly per promuovere le loro produzioni presso i buyer esteri, come il Vinitaly World Tour, ma anche quelle più innovative come il matching on line.

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 mappa CinaIL VINO IN CINA: UN ENORME MERCATO DA CONQUISTARE

Cresce l’interesse per il mercato vinicolo cinese, grazie anche alle nuove opportunità offerte dalle prossime olimpiadi a Pechino, dall’Expo del 2010 a Shanghai e dallo sviluppo di Macao, la Las Vegas asiatica. Un enorme iceberg che ancora non emerge, ma è solo una questione di tempo. È questo lo scenario del mercato del vino in Cina tracciato a Verona in occasione del focus di Vinitaly dedicato al Paese della Grande Muraglia.

Per il vino italiano la Cina è un sogno che anno dopo anno si sta facendo realtà, grazie una crescita lenta ma progressiva, in attesa di una deregulation che favorisca un mercato dalle potenzialità enormi. E, secondo gli esperti, vale la pena pazientare e proseguire nel processo di internazionalizzazione del vino italiano nel Paese più popoloso al mondo. Oggi i consumatori abituali sono poco più di 10 milioni ma, secondo i dati presentati, si stima un potenziale di mercato attorno al 5-10% della popolazione: circa 100 milioni di consumatori che nel 2009 stapperanno 750 milioni di bottiglie; nel 2011 la cifra dovrebbe superare il tetto di un miliardo. Un processo di occidentalizzazione che gli analisti ritengono essere tanto ineluttabile quanto lento, a causa delle evidenti distanze culturali tra i due mondi, ma su cui l’Italia deve scommettere sin d’ora.

Come ha fatto Vinitaly, che ha proposto 10 anni fa i vini italiani sul mercato cinese con China Wine a Shangai diventato, dopo sei anni di presenza, Vinitaly China nel 2004 . “Una scommessa, a quei tempi – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – che oggi e soprattutto nel prossimo futuro ci consentirà di raccogliere i frutti del lavoro. A partire dalle tappe di Pechino, Shanghai e Macao, previste per il prossimo novembre”.Proprio le 3 sedi del Vinitaly China sono le zone leader oggetto dello studio del Focus di oggi. Grande attenzione sulla megalopoli Shanghai – in vista anche del Shanghai world expo 2010 – e su Pechino alla vigilia delle Olimpiadi, autentico banco di prova e allo stesso tempo di opportunità per l’immagine del nostro made in Italy enologico. E grandi potenzialità per Macao, considerata la Las Vegas cinese con i suoi 30 casinò e 30mila camere di albergo, ma sino ad oggi dominata dall’offerta francese e portoghese.

La fascia di prezzo destinata a crescere con percentuali a tre cifre si riferisce proprio al target dell’offerta italiana, ovvero la fascia alta per i vini con un valore oltre i 6 euro. Scenari promettenti, sicuramente più del presente: adesso le bottiglie importate rappresentano solo il 5% del mercato e di queste il 45% proviene dalla Francia. L’Italia è al terzo posto dopo l’Australia, ma nel 2007 ha registrato un incremento del 177%. Una crescita notevole, nonostante un sistema distributivo allo stadio iniziale e una pressione dei dazi meno pressante rispetto al passato, ma ancora troppo forte.
Per Giorgio Serra, responsabile Sviluppo Progetti Vino di Buonitalia: “Per conquistare i benestanti cinesi sarà importante puntare su alcune delle produzioni italiane di qualità che meglio possono essere abbinate ai piatti tradizionali della cucina millenaria del Paese”.

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 mappa usa USA: PRIMO GRANDE PAESE ACQUIRENTE DI VINO ITALIANO NONOSTANTE IL DOLLARO DEBOLE
Il dollaro debole non ferma l’avanzata dell’export italiano negli Usa, grazie al lavoro fatto negli ultimi anni per promuovere oltre al vino anche la sua cultura. La domanda è ancora in crescita e nuove opportunità sono da cogliere. Quasi 1 miliardo e 300 milioni di dollari il fatturato a stelle e strisce del nostro vino: il 9,7% in più rispetto al valore dell’anno precedente

Cultura del vino, competenza, tradizione culinaria sempre più made in Italy. Gli alleati principali del vino italiano per superare l’empasse del caro euro sul mercato statunitense sembrano essere proprio i comportamenti degli americani. Il focus estero del Vinitaly dedicato al mercato Usa parte insomma da una certezza: la maturità del nostro primo buyer internazionale (ha superato la Germania) si incrocia sempre meglio con il rapporto qualità prezzo del ‘Vitigno Italia’. Che, dal canto suo, ha compiuto lo sforzo fondamentale di ‘tenere il mercato’ per attenuare l’apprezzamento dell’euro, con un aumento del prezzo medio di appena il 2,19%, portando ogni litro venduto a un costo di poco superiore ai 5 dollari. Se a tutto ciò si aggiunge il costante exploit della domanda di vino – specie tra le donne e tra i cosiddetti millennians, ovvero i figli quasi trentenni dei baby boomers (lo zoccolo duro del consumo enologico statunitense) – ecco che recessione e dollaro debole fanno meno paura rispetto ad altri settori di mercato.

“Noi abbiamo scommesso già dal 2002 sul mercato americano con Vinitaly US Tour – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – perché abbiamo intuito le enormi potenzialità di export. Il tempo ha dato ragione del lavoro fatto assieme alle aziende italiane e alle istituzioni preposte per promuovere il vino e la cultura del vino”. I dati, almeno sino ad oggi, danno ragione all’Italia: quasi 1 miliardo e 300 milioni di dollari il fatturato a stelle e strisce del nostro vino: il 9,7% in più rispetto al valore dell’anno precedente. Una performance sul valore che ci vede secondi, dietro alla Francia, mentre nelle quantità vince l’Italia, che allunga sull’Australia e su una Francia che esporta la metà di noi. Tiene (-0,4%) anche la quota italiana di mercato (27,5%) dove avanzano minacciosi la Spagna e i Paesi del ‘nuovo mondo’, in particolare Nuova Zelanda e Cile a scapito soprattutto dell’Australia.

Anche le previsioni, secondo gli analisti presenti al focus del Vinitaly sono senz’altro buone, specie per i vini imbottigliati e soprattutto per gli spumanti, che ogni anno – da 3 anni – rosicchiano un punto percentuale alla leader Francia e che nel 2007 sono cresciuti del 16% in valore. Una crescita trainata da alcune zone epicentro della domanda enologica, come la Florida e soprattutto Miami, che negli ultimi 10 anni ha incrementato le vendite del 60% e che oggi rappresenta l’8% dell’intero mercato Usa, forte anche di 1.500 importatori. Una zona ‘calda’ per i nostri produttori a cui crede fortemente il presidente di Buonitalia, Emilio De Piazza, a partire dal mercato della crocieristica: “Miami è il porto americano delle crociere verso tutto il mondo, ed è certamente una delle città della Florida da dove poter partire per promuovere, attraverso nuove formule, il nostro patrimonio enologico. Per questo Buonitalia, in collaborazione con Veronafiere e l’Ice di Miami, sta realizzando un progetto che prevede la realizzazione di azioni promozionali finalizzate all’inserimento delle nostre etichette nelle carte dei vini delle crociere”.

Proprio Miami è stata la prima tappa del Vinitaly US Tour 2008, nel febbraio scorso. La seconda parte del viaggio promozionale di è in programma dal 27 al 30 ottobre prossimi e toccherà Chicago, New York e Washington. Un processo di internazionalizzazione, quello del vino italiano negli Stati Uniti, che secondo gli esperti potrà rappresentare una base esperienziale anche per i nuovi mercati. La sintesi di tutto ciò sono gli eventi di Veronafiere all’estero in favore del vino italiano, che oggi compiono 10 anni. Oggi l’internazionalizzazione dei mercati del vino organizzata con il Vinitaly World Tour comprende tappe in Russia, India, Cina, Giappone, oltre che ovviamente in Usa. Ed è su questi Paesi che sono concentrati i focus esteri in programma in questi giorni i fiera, ai quali si aggiunge la novità del Brasile, considerato uno dei mercati emergenti con maggiori potenzialità.

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 mappa giapponeLE OPPORTUNITA’ DI CRESCITA DEL VINO ITALIANO SUL MERCATO GIAPPONESE

Il Giappone è il dodicesimo importatore di vino nel mondo in termini di quantità, ma il quarto in valore. I giapponesi non sono grandi consumatori di vino, ma amano capirlo ancora prima che berlo. L’import di vino italiano in Giappone ha ormai superato i 100 milioni di euro. Il nostro prodotto può contare su 50mila ristoranti di buona qualità che fanno cucina tipica italiana. Ma bisogna ripensare le strategie promozionali alla luce delle esigenze specifiche dei consumatori del Sol Levante.

In Giappone sono cinque le tipologie di consumatore di vino: c’è il consumatore non abituale, quello immaturo nella pratica, l’elitario, l’informato e quello sensibile agli eventi. Un identikit così variegato pone chi vuole esportare vino nel Paese del Sol Levante di fronte alla necessaria riflessione sul target che si vuole raggiungere. Per il consumatore normale giapponese il vino non è una bevanda quotidiana, ma per le occasioni speciali. Fra i giapponesi di età superiore a 20 anni l’85% dichiara di bere bevande alcoliche. Tra questi, il 50% non beve vino, il 30% ne consuma solo un paio di volte all’anno, il 14% beve vino ogni tanto e solo il 6% ha un consumo di vino quasi quotidiano. Il consumo medio pro capite è di soli 2,2 litri, mentre nell’area di Tokyo e Yokohama si beve ben il 47% di tutto il vino acquistato in Giappone, grazie a un consumo pro capite di 5,4 litri. Fornitore principale è la Francia, seguita da Italia e Stati Uniti. Nel 2007 l’import italiano è cresciuto dell’1,2%, per un valore di 100,6 milioni di euro.

Il consumatore immaturo nella pratica dichiara la sua difficoltà a scegliere un vino guardando l’etichetta e a stappare una bottiglia con il tappo di sughero, ma anche non poterla finire influisce sui consumi. Altra storia quella del consumatore elitario giapponese, quarto al mondo per valore del vino d’importazione acquistato, pur essendo solo il dodicesimo in quantità. Il consumatore informato, invece, più che bere studia e affronta il vino con molta serietà leggendo molte riviste specializzate. Infine c’è il consumatore sensibile agli eventi: nel 2001, per esempio, nell’anno dell’Italia in Giappone, il consumo del vino italiano è cresciuto del 16% rispetto all’anno precedente e anche le Olimpiadi invernale di Torino ha fatto aumentare il consumo di vino italiano, piemontese in particolare.

Alla luce di questi dati è evidente come le strategie di approccio debbano essere pensate attentamente. A iniziare dalla promozione, con seminari mirati, ma anche con la realizzazione di eventi mediatici e di marketing. A questo proposito I francesi, con il Beaujolais Nouveau hanno qualcosa da insegnare a tutti: nel 2006 sono stati importate in Giappone quasi 11milioni di bottiglie di Beaujolais Nouveau per 30 miliardi di yen in un mese (pari a più di 10% del valore del commercio del vino in Giappone). Tra le chiavi del successo di questo capolavoro del marketing sicuramente l’essere riusciti a creare l’attesa per un evento annuale che giustifica, agli occhi del consumatore giapponese, l’occasione speciale per bere vino.

E se i giapponesi hanno difficoltà con il tappo e si dispiacciono se non consumano per intero una bottiglia, chi vuole importare può anche provare a pensare di accontentarli proponendo screw cap anche nelle fasce alte (i francesi già lo fanno) e i piccoli formati. Nella loro conquista del mercato giapponese i vini del Bel Paese possono contare su 50mila ristoranti di buona e alta qualità che fanno cucina italiana e il consumo di piatti della nostra tradizione gastronomica è quotidiano. Il vino italiano, inoltre, offre qualità a prezzi interessanti e una varietà molto apprezzata dai giapponesi, seppure difficile da capire. Per questa ragione Vinitaly e il Concorso Enologico Internazionale diventano per i giapponesi una garanzia nel momento dell’acquisto. Ne è convinta la catena distributiva Isetan, nei cui store vengono promossi i vini vincitori del concorso grazie a un accordo con Veronafiere. “È un’iniziativa che abbiamo inaugurato con successo nel 2007 – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – e che riproponiamo quest’anno ricreando l’attesa nei consumatori”.

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 mappa indiaIN INDIA L’EXPORT ITALIANO CRESCE DEL 30% ALL’ANNO

Più vino e meno whisky. Dal focus di Vinitaly dedicato all’India emergono segnali positivi per lo sviluppo del mercato del vino nel secondo Paese più popoloso al mondo. Un miliardo di abitanti, da sempre influenzati dalla cultura britannica del bere, su cui i player italiani nutrono grandi speranze, a partire da 3 milioni di famiglie che entro il 2010 conquisteranno lo stato di upper class. L’Italia è al terzo posto nell’import dei vini con un tasso di crescita del 30% l’anno.

Il vino in India rappresenta uno status symbol e, come sottolineato dal giornalista indiano Magandeep Singh: “Un’opportunità per esplorare il fascino del made in Italy attraverso aromi e fragranze totalmente sconosciuti al gusto indiano”. Il prodotto enologico d’importazione costa quattro volte più del vino locale (12 euro contro 3,60) e a trainare il vino italiano nella fascia dei consumi delle classi ricche c’è anche il fenomeno del“Reverse Braindrain”, ovvero i professionisti emigranti indiani che una volta rientrati in patria incoraggiano gli appartenenti allo stesso grado sociale ad adottare abitudini del vecchio mondo. Una spinta al consumo del vino i cui effetti si stanno piano piano facendo sentire dal punto di vista commerciale, con i medici che spingono sull’acceleratore dei consumi consigliando per fini salutistici di sostituire whisky con 2 bicchieri di vino rosso al giorno e con il ministro dell’agricoltura indiano che annuncia prossimi tagli ai dazi.

Per ora la nuova mecca commerciale dell’Occidente vede primeggiare Francia (30% delle importazioni) e Australia (20%), seguite da un’Italia (15%) in grande recupero, complice la grandissima popolarità che sta riscuotendo la ristorazione italiana. New Delhi e Mumbai, da 3 anni tappe di Vinitaly India, sono i mercati principali in un Paese che spende 9 miliardi di euro per le bevande alcoliche (soprattutto whisky e birra) e che importa solo il 20% del vino consumato, pari a 230 mila casse.

“Lo scorso gennaio – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – le due tappe in India hanno registrato un aumento di buyer del 50% rispetto all’anno precedente, una performance che spiega quanto sia opportuno esserci al momento di raccogliere i frutti di un mercato di dimensioni potenzialmente enormi”. Dello stesso parere anche il responsabile Sviluppo Progetti Vino di Buonitalia, Giorgio Serra, secondo cui “A partire dal 2000, il consumo del vino ha registrato un tasso di crescita del 30% annuo, il valore più alto rispetto all’intero settore delle bevande alcoliche. In India, infatti, soprattutto fra le generazioni più giovani, bere un buon bicchiere di vino durante i pasti sta progressivamente diventando una vera e propria moda”.
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L’ITALIA E’ IL TERZO PAESE ESPORTATORE DI VINI IN RUSSIA

Anche se nella gerarchia delle bevande alcoliche preferite dai russi il vino si trova al terzo posto dopo vodka e birra, il consumo pro capite negli ultimi tre anni è aumentato sensibilmente, raggiungendo i 7 litri. Mosca assorbe il 65% di tutte le vendite di vini italiani e San Pietroburgo il 15%, mentre il restante 20% è distribuito nel resto del territorio russo. Riguardo all’import globale di vini, l’Italia è terza dopo Francia e Spagna, ma con un trend di forte crescita.

I vini rossi rappresentano l’80% delle vendite ed i vini con contenuto zuccherino elevato sono preferiti perché accompagnano meglio i cibi dai gusti forti agrodolci e speziati, ai quali però si abbinano bene anche gli spumanti.Nel segmento di mercato delle bollicine l’Italia è il primo importatore assoluto, nettamente davanti alla Francia. Dal punto di vista dell’import globale, invece, siamo terzi dopo Francia e Spagna, ma con un trend di forte crescita che nel 2007 ha messo a segno un +19% in quantità e un +43% in valore (283mila hl per oltre 57,5 milioni di euro) rispetto al 2006.

I vini italiani sono percepiti di segmento alto e d’elite, ma sono presenti in tutte le fasce di prezzo. Nella scelta molta influenza hanno le caratteristiche commerciali del prodotto, rappresentate dal marchio, ma anche dalla forma della bottiglia. Nonostante il consumo di vino italiano sia fortemente trainato dalla ristorazione di qualità, per aprire nuovi sbocchi commerciali è importante tenere presente che i prezzi elevati sono un limite all’espansione degli acquisti. La quota maggiore di vendite di vino in Russia riguarda infatti le fasce di prezzo basso (meno di 4 dollari) e medio (4–7,5 dollari). Gli acquisti nella fascia di prezzo alta (oltre 7,5 dollari) costituiscono solo il 6% del mercato, anche se il segmento sta crescendo costantemente dal 2000.

Il prezzo finale di una bottiglia di vino è fortemente legato alle condizioni del mercato locale e quindi può variare di area in area. Sulla sua determinazione incide comunque l’impatto del sistema di tassazione russo che prevede diritti di importazione, Iva al 18%, costi di sdoganamento e una profit tax per il 39% del margine lordo.Oltre alla ristorazione, un aiuto alla conoscenza della produzione enologica italiana viene dal turismo outgoing verso l’Italia. Il consumatore russo ha così sviluppato una certa cultura sul vino, che percepisce come un prodotto da degustare in abbinamento con cibo e cucina mediterranea. La cucina italiana si classifica al terzo posto nelle preferenze dei russi, dopo quella nazionale e caucasica, staccando almeno di 10 punti percentuali tutte le altre, coma la cinese e la francese.

Accanto alla ristorazione, anche le enoteche e la grande distribuzione stanno assumendo molta importanza per volumi e valori di vendita. Le grandi catene internazionali stanno allargando la loro rete commerciale aprendo nuovi supermercati in tutte le grandi città, coprendo il 9-10% del mercato, ma si ritiene che in tre, quattro anni supereranno la ristorazione offrendo notevoli opportunità alle aziende vinicole italiane per espandere e confermare la propria presenza sul mercato russo. Nella gdo la capacità di competere dei vini italiani è però sempre più legata alla forza delle aziende, soprattutto quelle medio grandi, di essere presenti sul mercato con una visione di lungo periodo e con un marketing aggressivo.

“Il mercato russo – con un tasso di crescita economico pari al 6,6% ed un consumo di vino che cresce dal 25 al 30% l’anno – rappresenta per i nostri imprenditori vinicoli uno dei mercati-obiettivo più importanti in ambito extra europeo – ha dichiarato Giorgio Serra, Responsabile Sviluppo Progetti Vino di Buonitalia Spa (*) –. Per questo gli incontri commerciali organizzati in occasione dell’ultimo Vinitaly Russia tra un gruppo di 34 aziende agroalimentari italiane selezionate dal Ministero delle politiche agricole e i buyer Auchan–Mosca ha riscontrato un elevato grado di soddisfazione da parte degli imprenditori, confermando come la formula b2b sia uno strumento vincente”. “Vinitaly Russia – ha detto Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – è un grande evento promo-commerciale apprezzato dai produttori italiani e dagli operatori russi, che hanno così la possibilità di conoscere la vasta produzione enologica italiana”. Quest’anno il Vinitaly World Tour farà tappa a Mosca e San Pietroburgo dal 9 al 12 giugno.

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 mappa brasileBRASILE: IMMIGRATI E VOGLIA DI MADE IN ITALY TRAINANO IL VINO ITALIANO .

Caipirinha e birra possono vivere di rendita ancora per un po’, ma il vino in Brasile avanza con aumenti a doppie cifre. Il focus Vinitaly dedicato oggi al grande Paese latino scopre infatti un mercato dalle enormi potenzialità: +55% delle importazioni di vino e spumante nell’ultimo triennio, che rappresentano, tra i vini fini, i tre quarti delle vendite brasiliane con l’Italia (+29,4% solo nell’ultimo anno) al terzo posto tra i Paesi importatori, dietro Cile e Argentina. Per il prodotto italiano si tratta di 886.500 casse di vino su un totale importato di 6,06 milioni, per una quota di mercato che raggiunge quasi il 15%.

La rimonta enologica del decimo mercato al mondo passa attraverso la ‘saudade’ tutta italiana di 25 milioni di immigrati (o discendenti italiani) che la domenica sera fa schizzare i consumi di vino e pizza. A fare la parte del leone, in perfetta sintonia con la verve brasiliana, è il lambrusco che da solo rappresenta il 73%o delle importazioni italiane di vino. Un traino importante dato dai nostri immigrati in un Paese di 190 milioni di abitanti, dove sta crescendo la voglia di made in Italy tra i giovani consumatori benestanti. Proprio questo target in grande espansione è il più ambito dai produttori italiani, il cui vino ha un costo (il doppio rispetto al concorrente cileno) che si giustifica anche grazie al brand italiano.

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Quello brasiliano è per stili di vita e tradizione culturale un Paese molto più vicino a noi rispetto ad altri. E ora che anche economicamente nel Paese ci sono le condizioni per avere una domanda importante, abbiamo pensato di organizzare a San Paolo la prima tappa di Vinitaly Brazil nel 2009”.

Nel dettaglio della domanda analizzata al focus del Vinitaly, il vino in Brasile è venduto soprattutto attraverso i canali della Gdo (70%) seguita da ristoranti e alberghi (20%) e dai negozi (10%). Si compra più rosso che bianco, che si beve soprattutto al Sud in inverno e durante le feste (Natale e Pasqua). Tra le criticità, la poca conoscenza del prodotto e la difficoltà di creare un’abitudine di consumo corrente. Ma, secondo l’istituto Market Analysis, entro il 2020-2030 il consumo pro capite raddoppierà. Tra i vini italiani, dopo il lambrusco seguono a grande distanza il Valpolicella, il Montepulciano d’Abruzzo, il Chianti, il Frascati, il Corvo e il Bardolino.

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LE CIFRE CHIAVE DEL SISTEMA VINICOLO ITALIANO

 Giro d’affari del mondo del vino italiano: 10.000 milioni di euro annui (fonte: Confagricoltura)

 Occupati nella filiera-sistema vino: 1,2 milioni (stime: Università di Bologna)

 Dimensioni del “Vigneto Italia”: 827.000 ettari (dati: Eurostat)

 Export del vino italiano nel 2007: + 10,5% in valore e volume (sul 2006) pari a 3,3 miliardi di euro e 19 milioni di ettolitri (fonte: Ice)

 Principali mercati e quote di esportazione del vino italiano: Stati Uniti 25,6%, Germania 23,4%, Regno Unito 12,5%, Svizzera 6,3%, Canada 5%, Giappone 3,2% (fonte: Rapporto Vinicolo Unioncamere 2007)

 Peso del vino nel comparto agricoltura: è la prima voce dell’export agroalimentare italiano e la seconda voce per fatturato, equivalente al 9,7% sull’intero comparto agroalimentare (fonte: Federalimentare e Confagricoltura)

 Produzione vendemmia 2007: 40,5 milioni di ettolitri (fonte: Assoenologi)

 Vini a Denominazioni di Origine Controllata: 353 Vini a Denominazioni di Origine Controllata e Garantita: 36 Vini a Indicazione Geografica Tipica: 118 Consumo di vino pro capite in Italia: 48,2 litri

 Turisti del vino: 3,5 milioni

 Stima del fatturato dell’enoturismo: 2,5 miliardi di euro

 Vitigni più richiesti ai vivai: vitigni a bacca rossa (74%) nell’ordine: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Montepulciano

 Consumo italiano di tappi di sughero: 1,5 miliardi di pezzi

Fonte: Ricerca ed elaborazione dati a cura di www.winenews.it

INFOFLASH SU BUONITALIA S.P.A.

Buonitalia è la società per la promozione, l’internazionalizzazione e la tutela dell’agroalimentare italiano, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nel luglio 2003.Buonitalia è la cabina di regia per la realizzazione di attività concrete, rilevanti ed efficienti, attraverso l’ideazione e la promozione di progetti di internazionalizzazione del Sistema agroalimentare italiano. Buonitalia è costituita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF), dall’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE), dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (UNIONCAMERE) e opera in sinergia con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero del Commercio Internazionale e le Regioni italiane i cui rappresentanti siedono nel Consiglio di Amministrazione. +info: ufficiostampa@buonitaliaspa.it


INFOFLASH SU VINITALY E VINITALY WORLD TOUYR

Vinitaly, il salone del vino più grande del mondo, consolida la sua leadership internazionale forte di un’area espositiva di 86 mila metri quadrati netti completamente occupati da oltre 4.300 espositori provenienti da oltre 30 Paesi e visitatori in arrivo da più di 100 e festeggia i 10 anni di VINITALY WORLD TOUR. Dopo Vinitaly India a Mumbay e New Delhi a gennaio, a febbraio viene realizzata la prima delle due trasferte di Vinitaly US programmate quest’anno negli Stati Uniti, che tocca Miami e a Palm Beach. A ottobre Vinitaly è di nuovo a Chicago e per la prima volta a New York e nella capitale Washington. Il calendario all’estero si completa con la Russia in giugno e il Giappone e la Cina a novembre. + info: www.vinitaly.com

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