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A cura
DELL’ASSOCIAZIONE ENOLOGI ENOTECNICI ITALIANI
Organizzazione nazionale di categoria dei tecnici del settore vitivinicolo ASSOENOLOGI

UFFICIO STAMPA 20121 Milano / Via Privata Vasto, 3 /
Tel. (02)99785721 r.a. / Fax (02)99785724
www.assoenologi.it

SOMMARIO: Il punto sul settore vitivinicolo italiano – Vendemmia 2008: i dati definitivi di assoenologi (in totale e per regione) – Sintesi ultime 10 vendemmie –– L’Assoenologi

Rif. Temporale: ottobre 2008

AVVERTENZA: Le informazioni e le tabelle contenute in questo dossier non possono essere riportate, utilizzate o trasmesse in alcun modo o forma senza che venga indicata la seguente dicitura: fonte Assoenologi . L’intero dossier e’ pubblicato in pdf sul sito associativo da cui può essere scaricatowww.assoenologi.it/site/assets/upload/pdf/9_vendemmia.doc
Ulteriori più specifiche informazioni possono essere desunte consultando il Sito Internet:
www.assoenologi.it

IL PUNTO SUL SETTORE VITIVINICOLO ITALIANO

Quanto riportato in questo dossier riguarda i dati definitivi dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi) sulla produzione di uva e di vino 2008. Essi si inseriscono in un contesto nazionale, europeo ed internazionale. Prima di passare alla loro spiegazione, si ritiene utile fare un sintetico quadro sulla situazione vitivinicola italiana, focalizzando produzione e mercati.
La quantità diminuisce ma la qualità aumenta.

La produzione mondiale di vino, sulla base della media del triennio 2004/2006 (ultimo dato disponibile), è di circa 300 milioni di ettolitri, di cui 170 provengono dai Paesi dell’Unione Europea, che produce pertanto poco meno del 60% del vino mondiale. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella comunitaria “parlano italiano”. La media delle nostre produzioni è diversa a seconda dei periodi considerati. Essa, infatti, è di 59,2 milioni di ettolitri se riferita al decennio 1988/1997, cala a 50,6 milioni di ettolitri se rapportata al periodo 1998/2007, per diminuire a 48 milioni se calcolata sugli ultimi cinque anni.

Parallelamente è mutata la superficie di uva da vino che nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 711.000 ettari (fonte Istat). Negli ultimi diciotto anni si sono persi 259.000 ettari di vigneto, più di quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme.Un dato preoccupante? No perché la nostra viticoltura è sì diminuita, ma si è ulteriormente specializzata, eliminando i “rami secchi” a vantaggio di un sensibile e riconosciuto miglioramento qualitativo, nella convinzione che è inutile “produrre quello che il mercato non vuole”.

Il comparto in cifre.

Il business dell’intero settore vitivinicolo è di oltre 13 miliardi di euro, di cui circa 3,5 miliardi dati dall’esportazione. A questo si devono aggiungere almeno altri 2 miliardi di euro riferiti alla tecnologia di cantina. Infatti la tecnologia di cantina italiana è la più diffusa al mondo.

Secondo l’Assoenologi il 60% della produzione è di vino rosso ed il 40% bianco. Più del 50% della produzione di vino italiano è detenuta dalle cooperative. Le imprese in possesso di registro di imbottigliamento sono circa 25.000 ed ognuna mediamente, sempre secondo i dati elaborati da Assoenologi, detiene cinque diverse etichette. Le aziende produttrici di uva da vino in Italia sono oltre 700.000. Nel 1990 erano 810.000.

Vent’anni di evoluzione.

Il vino italiano in vent’anni è passato da “alimento” a “genere voluttuario”. Per dieci anni, fino al 2002, le nostre esportazioni sono ininterrottamente cresciute, raggiungendo primati di tutta considerazione. Nel 2001 il vino in bottiglia ha superato, nelle vendite all’estero, quello sfuso. Nel 2002 negli Stati Uniti d’America i nostri vini tranquilli hanno superato quelli francesi, sia in quantità che in valore: gli Usa oggi sono il nostro primo mercato d’oltreoceano. Nel 2003 il settore vino ha raggiunto il primo posto nell’agroali-mentare, nel senso che su 100 euro esportati 20 sono da imputare a prodotti derivanti dal vigneto. Attualmente la voce “vino” costituisce mediamente il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari in Canada, negli Stati Uniti d’America ed in Giappone.

2003: le esportazioni segnano il passo.

Nonostante le eccellenti performance con il 2003 le nostre esportazioni hanno “segnato il passo”. Fatta eccezione per i vini venduti in Spagna ed in Russia, che sono aumentati rispettivamente del 29% e del 54%, dell’Inghilterra e della Svizzera che hanno fatto registrare +2% e degli Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Est che si sono mantenuti sui livelli del 2002, tutti gli altri mercati hanno manifestato una flessione.In sintesi le nostre esportazioni, nel 2003, hanno fatto registrare una caduta dei volumi del 16%, per l’80% dovuta al vino sfuso.

2004 e 2005: le esportazioni riprendono fiato.

L’Italia nel 2004 ha iniziato la risalita recuperando nel 2005 quanto perduto. Infatti gli sforzi profusi non sono andati vanificati: i dati 2004 hanno fatto registrare un recupero del 5% in valore e del 6% in volume, con tendenza ad un’ulteriore crescita, che si è confermata nel 2005 con un incremento del 10% in volume e del 3,1% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A differenza però del passato la crescita ha avuto un andamento non generalizzato, bensì eterogeneo, nel senso che ci sono aziende con il “vento in poppa” ed altre in “profondo rosso”, il che vuol dire che ci sono vini che “tirano” ed altri che “pochi vogliono”.Una cosa comunque è certa, fino a ieri era il produttore che indirizzava le scelte, oggi è sempre di più il mercato sulla base del rapporto qualità/prezzo, per i vini di fascia media, e qualità/prezzo/immagine, per quelli di alto livello.

2006 e 2007: le esportazioni tornano a volare.

Mentre i consumi interni continuano a calare, tanto che secondo l’Assoenologi oggi siamo a 45 litri pro-capite contro gli oltre 100 degli anni Settanta, le esportazioni, sia pure tra alti e bassi, sono tornate a volare. Il 2006 si è chiuso con +11,5% di vino esportato in volume e di +5,8% in valore, ossia 18 milioni di ettolitri, l’1,9% in più, rispetto al 2005. Il 2007 ha visto un incremento dello 0,2% nei volumi, ma una crescita del 7% nei valori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari ad un totale di 3.412 milioni di euro. Il prezzo medio al litro è passato da euro 1,75 a euro 1,90 pari ad un incremento dell’8,5%.

2008: calano sensibilmente le quantità.

I dati riferiti ai primi sei mesi del 2008 mostrano, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un deciso decremento dei volumi (-10,2%), mentre i valori crescono di +4,8%.
Il dato complessivo dell’export del periodo gennaio/giugno 2008 è di 1.670 milioni di euro, contro i 1.594 dello stesso periodo dell’anno precedente , pari, come dicevamo prima, ad un incremento in valore del 4,8%. Ma i volumi sono in decisa flessione e scendono da 9 a 8 milioni di ettolitri corrispondenti ad una contrazione del 10,2%. Il valore medio del prodotto esportato registra invece un netto incremento pari a +15,2%, passando da 1,78 a 2,05 euro/litro. Dai dati elaborati da Assoenologi e riportati nel dettaglio, attraverso 200 tabelle e grafici nel “B2B” del sito www.assoenologi.it, si evince che le flessioni quantitative sono principalmente dovute a vini di basso prezzo e generici, mentre tengono e crescono nelle vendite i vini di qualità e quelli di livello medio/alto.

VENDEMMIA 2008: I DATI DEFINITIVI DELL’ASSOCIA-ZIONE ENOLOGI ENOTECNICI ITALIANI –

La quantità in sintesi

Si produrranno 44,5 milioni di ettolitri di vini e mosti con un incremento del 5% rispetto alla scorsa campagna che fece registrare solo 42.559.000 ettolitri a fronte di una media quinquennale, 2003/2007, di 48 milioni di ettolitri. Le regioni del Centro Nord, ad eccezione dell’Emilia Romagna, sono tutte caratterizzate dal segno meno. Quelle del Centro Sud, ad eccezione della Sardegna, recuperano notevolmente rispetto alla passata produzione che fu tra le più scarse degli ultimi 50 anni. Siamo decisamente lontani dalla media produttiva di 59,2 milioni di ettolitri degli anni 1988/1997 e di 50,6 milioni di ettolitri del decennio 1998/2007.

La qualità in sintesi

Le più che positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre hanno prolungato il periodo di raccolta e permesso un forte recupero qualitativo al Centro Nord, in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate dopo la metà del mese di settembre. Questi prodotti infatti hanno potuto beneficiare delle giornate ricche di sole, scarse di pioggia e con buone escursioni termiche notturne. Il 2008 sarà ricordata come un’annata eterogenea, ma complessivamente più che buona con diverse punte di ottimo e anche di eccellente che, a fine agosto, era difficile ipotizzare, in particolar modo al Centro Nord.

Le previsioni di mercato

La contingente situazione economica ed il relativo calo dei consumi nazionali ed internazionali determinano una situazione di stallo nelle contrattazioni all’ingrosso. Le compravendite delle uve sono state scarse in tutt’Italia con decrementi di prezzo, rispetto allo scorso anno, che in Abruzzo, Puglia e Sicilia hanno superato anche il 20%. Lo stesso dicasi per quelle dei vini che, nonostante la scarsa quantità di prodotto disponibile, spuntano prezzi anche del 20% in meno in diverse regioni del Nord, del Centro e del Sud, non solo per i vini comuni ma anche per quelli di fascia più alta, tipo il Prosecco che lo scorso anno aveva fatto registrare cifre astronomiche.

Un’annata bizzarra, piena di colpi di scena.

Lo scorso anno il Centro Sud fece registrare una produzione fortemente deficitaria rispetto a quella del Nord Italia. Quest’anno si verifica invece un capovolgimento della situazione. Infatti i dati definitivi di Assoenologi, fatta eccezione per l’Emilia Romagna, danno un deciso decremento nel Centro Nord e, fatta eccezione per la Sardegna, un deciso incremento nel Centro Sud. Questo a causa del verificarsi delle difficili condizioni climatiche e meteoriche che hanno caratterizzato il ciclo vegetativo della vite e che si sono protratte in tutte le regioni mediamente fino alla fine di giugno.

L’inverno è decorso con temperature miti e con giuste precipitazioni, che hanno permesso un buon germogliamento ed una regolare cacciata. La primavera, soprattutto nel Centro Nord, è stata caratterizzata da continue e persistenti precipitazioni che, accompagnate da basse temperature, hanno ostacolato le diverse fasi vegetative, riportando le epoche di maturazione nella media pluriennale. Fortunatamente i mesi di settembre e di ottobre sono decorsi nel migliore dei modi con giornate calde, senza piogge e con escursioni notturne di tutto rilievo che, principalmente nel Centro Nord, hanno prolungato le operazioni di raccolta e favorito sensibilmente il ripristino dei livelli qualitativi.

I tempi della vendemmia 2008

possono essere così riassunti. La raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) è iniziata nella prima decade di agosto in Sicilia, nella seconda in Puglia, mentre nel Centro Nord nell’ultima. Il pieno della vendemmia è avvenuto nella seconda decade di settembre. I conferimenti sono terminati, per molte varietà, intorno al 15 ottobre. Su tutto il territorio nazionale, la vendemmia si è conclusa alla fine di ottobre con la raccolta delle ultime uve di Raboso e Cabernet nel Veronese, di Nebbiolo in Valtellina e di Cabernet, Petit Verdot e Sangiovese in Toscana, mentre nell’Avellinese si protrarrà fino alla prima decade di novembre, quando saranno effettuati gli ultimi conferimenti delle uve di Aglianico.

Quantitativamente parlando

l’elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa complessivamente oscillare tra i 60 e i 63 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno circa 44,5 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un incremento produttivo di circa il 5% rispetto al 2007, che fece segnare una produzione di 42,6 milioni di ettolitri. Per avere un’idea dei livelli di produzione 2008 occorre necessariamente confrontare le quantità previste con le medie degli ultimi anni, che danno 50,6 milioni di ettolitri per il decennio 1998/2007, 48,1 milioni di ettolitri per il periodo 2001/2007 e 47,6 milioni di ettolitri per il triennio 2005/2007.

Qualitativamente parlando

nonostante l’andamento bizzarro delle condizioni climatiche e meteoriche che hanno caratterizzato il 2008, la qualità dei suoi vini è complessivamente più che buona con molte punte di ottimo e diverse di eccellente, queste ultime, nel Centro Nord, grazie alle più che positive condizioni verificatesi nei mesi di settembre ed ottobre che in molte zone hanno ristabilito i livelli qualitativi desiderati.
Giornate ricche di sole, scarse di pioggia e con buone escursioni termiche notturne, hanno fatto il miracolo: raddrizzando un millesimo che, in molte regioni, sembrava ormai irrimediabilmente compromesso. La qualità rimane comunque eterogenea, nel senso che in molte zone il buono si scontra con l’ottimo ed il discreto con l’eccellente, ma con potenzialità complessive decisamente interessanti per i futuri vini sia bianchi che rossi.

SINTESI DELLE ULTIME 10 VENDEMMIE

La sintesi di seguito riportata è tratta dai dati ogni anno elaborati su scala nazionale dall’Assoenologi. I riscontri quantitativi sono armonizzati con le risultanze dell’Istituto nazionale di statistica di cui i dati dell’Assoenologi (resi noti già a fine vendemmia) differiscono di solo il 2% rispetto alla media pluriennale parametrata con quella dell’Istat.

1998 qualitativamente parlando.

Poteva essere un’altra vendemmia ai più alti livelli (ed in certe zone lo è stata). I rilevamenti fatti nei primi giorni di giugno davano dati esaltanti da Bolzano a Pantelleria. Con luglio le valutazioni sono passate dall’eccellente all’ottimo, per essere poi ulteriormente diluite.

1998 quantitativamente parlando.

Il +20% (rispetto all’anno precedente) rilevato in primavera, sì è dimezzato a metà estate per scendere ancora agli inizi di settembre e risalire a +13% a vendemmia conclusa, grazie alle positive performance di settembre ed ottobre. La produzione 1998 ha fatto registrare oltre 57 milioni di ettolitri.

1999 qualitativamente parlando.

È stata un’annata fatta di colpi di scena, di speranze deluse, caratterizzata da una produzione alquanto eterogenea dovuta ad un andamento stagionale piuttosto scostante. Punte di vivo interesse si sono verificate solo dove le torride temperature sono state mitigate.

1999 quantitativamente parlando.

Le previsioni di maggio, che davano quantità elevate, non sono state confermate dai riscontri di cantina, visto che a conferimenti avvenuti, l’incremento quantitativo è stato di circa l’1,6% rispetto alla campagna precedente, con una produzione complessiva di 58 milioni di ettolitri, in linea con la media degli ultimi dieci anni.

2000 qualitativamente parlando.

La prima annata del secolo non è stata a “cinque stelle” ma molto vicina. I livelli registrati sono stati infatti complessivamente assai interessanti anche se molto eterogenei. Un’annata capricciosa e bizzarra con caldo estivo in primavera e piogge e temperature post-invernali in estate, che comunque ha creato sinergie tali da permettere numerose punte di ottimo e di eccellente, sia pur circoscritte in zone e varietà.

2000 quantitativamente parlando.

È stata un’annata piuttosto scarsa. Si sono prodotti infatti solo 54 milioni di ettolitri di vini e mosti con un decremento del 6,9% rispetto al 1999. Bassa la resa uva/vino dovuta allo spessore della buccia ed alla concentrazione della polpa degli acini. È stata anche la vendemmie più anticipata degli ultimi decenni.

2001 qualitativamente parlando.

Piuttosto eterogenea, complessivamente più che buona con numerose punte di ottimo ma pochissime di eccellente. Laddove le uve non hanno subito prolungate piogge autunnali, i vini rossi sono ben strutturati e di spiccata personalità, mentre i bianchi manifestano una discreta freschezza solo se ottenuti da impianti che non hanno sofferto per carenza idrica.

2001 quantitativamente parlando.

Si sono prodotti 52,3 milioni di ettolitri, con un decremento del 3,3% rispetto al 2000. La cosiddetta “gelata di Pasqua”, le scarse precipitazioni e le alte temperature che hanno caratterizzato il periodo estivo hanno soffocato le previsioni primaverili che davano una produzione molto vicina ai 57milioni di ettolitri.

2002 qualitativamente parlando.

Sarebbe bastato che il mese di settembre ci avesse regalato meno acqua e qualche giorno di sole in più, ma così non è stato ed il recupero qualitativo ipotizzato a fine agosto è avvenuto solo in poche zone. Non è un’annata da dimenticare, ma neppure da millesimi da conservare. La qualità è risultata alquanto eterogenea: complessivamente buona, ma con molte punte di medio.

2002 quantitativamente parlando.

I 47 milioni di ettolitri ipotizzati a fine agosto sono scesi a 44,6 milioni, contro i 54,1 milioni di ettolitri del 2000 e i 55,3 milioni della media decennale. E’ stata una delle vendemmie più scarse degli ultimi quarantacinque anni, bisogna infatti risalire al 1957 per trovarne una più deficitaria.

2003 qualitativamente parlando.

Poteva essere una vendemmia memorabile, sarebbe bastato un’estate meno soleggiata e con qualche pioggia, ma così non è stato e la regolarità di settembre ha permesso un recupero qualitativo solo in alcune zone e principalmente per i vini rossi che hanno fatto registrare alcune punte di ottimo in quelle zone che in settembre hanno beneficiato di un andamento climatico e meteorico adeguato.

2003 quantitativamente parlando.

Tre le più povere degli ultimi 50 anni. Si sono prodotti infatti poco più di 44 milioni di ettolitri di vino. Il decremento produttivo è stato dovuto alle alte temperature ed all’assenza di precipitazioni che hanno caratterizzato buona parte dei mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto. La regolarità del mese di settembre non è bastata a riequilibrare la situazione. La vendemmia 2003 sarà anche ricordata come la più anticipata: 20 giorni rispetto alla media.

2004 qualitativamente parlando.

Le previsioni di fine agosto sono state rispettate: il mese di settembre è decorso nel modo più opportuno, regalandoci giorni di sole, qualche pioggia ed una buona escursione termica notturna, condizioni che hanno siglato, dopo due campagne discutibili, un’annata che, per la stragrande maggioranza delle regioni, per i vini bianchi è stata tra le migliori degli ultimi anni e, per alcuni rossi, molto vicina a quella del 1997.

2004 quantitativamente parlando.

Si sono prodotti 53,3 milioni di ettolitri di vino con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. Dopo due anni di forte decremento, siamo tornati ad una vendemmia vicina alla media decennale 1994/2003 attestata sui 53,5 milioni di ettolitri di vino. Fatta eccezione per Lazio, Abruzzo, Campania, Sicilia e Sardegna tutte le regioni hanno avuto incrementi di almeno il 20% rispetto alla campagna 2003.

2005 qualitativamente parlando.

Molto eterogenea la qualità. Le premesse per firmare un ottimo millesimo, nonostante le bizzarrie del tempo, c’erano tutte fino a Ferragosto. Le piogge e le basse temperature che hanno caratterizzato la seconda metà del mese hanno rimesso però tutto in discussione. Le speranze riposte nel mese di settembre sono andate quasi dappertutto deluse. Tutto questo ha determinato una qualità buona con poche punte qualificate al nord e di maggiore interesse al Sud e nelle Isole.

2005 quantitativamente parlando.

Si sono prodotti 50,6 milioni di ettolitri di vini e mosti con un decremento di circa il 5% rispetto al 2004 È un’annata tra le più scarse degli ultimi 50 anni, molto vicina a quella del 1954 (50,5) e pressoché uguale a quella del 1997. Le regioni che hanno registrato i decrementi più cospicui sono state il Veneto (-19,8%), Il Trentino Aldo Adige (-16,7%), il Friuli V.G. (-13,8%) e la Toscana (-12,2%).

2006 qualitativamente parlando.

Nel Centro-Nord la vendemmia sarà ricordata come la migliore degli ultimi cinque anni: Complessivamente ottima, anche se con poche punte di eccellenza. Maggiormente eterogenea al Sud e nelle Isole dove si è riscontrata una più accentuata variabilità dovuta alle bizzarrie del tempo. Nonostante le stranezze climatiche e meteoriche un ottimo mese di settembre ha ristabilito una situazione più che positiva.

2006 quantitativamente parlando.

Si sono prodotti 49.631.000 ettolitri di vino, ossia un milione di ettolitri in meno rispetto al 2005. Pertanto un quantitativo in linea con la media triennale 2003/2005 che fa registrare 49,3 milioni di ettolitri, con un deciso decremento al Sud e nelle Isole, fatta eccezione per la Campania, ed un sostanziale recupero al Centro-Nord, con leggere punte di incremento in Piemonte, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna.

2007 qualitativamente parlando.

L’andamento climatico bizzarro ha portato, tra alti e bassi, ad una qualità eterogenea ma complessivamente assai interessante per le varietà precoci. Per le tipologie vendemmiate dopo la metà di settembre i livelli sono risultati ottimi, con diverse punte di eccellente. Al Nord i rossi hanno raggiunto i massimi livelli, con eccellenti profumi ed una esuberante carica di tannini morbidi dovuti all’ottimale maturità fenolica.

2007 quantitativamente parlando.

Si sono prodotti 42.559.000 ettolitri di vino, vale a dire la seconda vendemmia più scarsa dal 1950 (41 milioni di ettolitri) pari ad un decremento di oltre il 14% rispetto alla campagna precedente, che fece registrare 49.631.000 ettolitri. Il decremento produttivo ha evidenziato le sue massime punte nel Sud Italia ed in particolare in Sicilia dove, in certe zone, ha raggiunto punte del 55% rispetto al 2006.

L’ASSOENOLOGI

Fondata nel 1891 da Arturo Marescalchi, L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani – Organizzazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli – Assoenologi si propone oggi, senza fini di lucro e nel rispetto del principio della mutualità, per la tutela professionale dell’enologo e dell’enotecnico e dei tecnici del settore vitivinicolo in generale sotto il profilo sindacale, etico, giuridico ed economico, e di rappresentare la categoria a tutti i livelli. L’Assoenologi si propone inoltre di promuovere l’aggiornamento tecnico dei soci con pubblicazioni, convegni, seminari ed altri mezzi idonei. Inoltre di tener desto lo spirito associativo e di solidarietà tra gli enologi e gli enotecnici ed i tecnici vitivinicoli con incontri, riunioni, pubblicazioni, convegni e similari, nonchè svolgere tutte quelle attività o iniziative che si ritengono necessarie all’interesse mutualistico dei soci. Un altro scopo primario dell’Assoenologi è quello di operare per il miglioramento e la tutela della produzione vitivinicola nazionale e per la sua valorizzazione e diffusione in Italia e all’estero partecipando a comitati e commissioni ministeriali e proponendo ai competenti uffici obiettive considerazioni e risoluzioni. L’Assoenologi ha rappresentanti ufficiali al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, al Comitato nazionale vini e al Tavolo di filiera vitivinicola del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, all’Union Internationale des Oenologues, all’Organisation internationale de la vigne et du vin. Non da meno, l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani si propone di fornire ai propri associati una serie di servizi professionali di tutta considerazione che sviluppa principalmente attraverso i suoi uffici: informazioni, legale, fiscale, sicurezza del lavoro.
Non vanno poi dimenticati i servizi editoriali, assicurativi e la banca dati del lavoro.

Le informazioni e le tabelle contenute in questo dossier non possono essere riportate, utilizzate o trasmesse in alcun modo o forma senza che venga indicata la seguente dicitura: fonte Assoenologi.

L’intero dossier e’ pubblicato in pdf sul sito associativo da cui puo’ essere scaricato:
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