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Nota di mercato elaborata sulla base del
Rapporto annuale Assobirra 2012
www.assobirra.it

SOMMARIO: Secondo i dati forniti dall’ultimo Report di Assobirra, nel 2011 sono lievemente migliorati i consumi di birra in Italia; i volumi di birra commercializzati nel nostro paese sono stati pari 17, 7 milioni di ettolitri, con un consumo pro-capite intorno ai 29 litri/anno, in crescita dell’1,4% rispetto al 2010, ma sempre fermo agli ultimi posti nella classifica dei consumi pro-capite europei. Si è avuto invece un exploit delle esportazioni con oltre 2 milioni di ettolitri spediti all’estero, segnando una crescita di ben 11.6% rispetto al 2010. Il boom delle esportazioni ha trainato la produzione fino a raggiungere, nel 2011, la cifra di 13,4 milioni di ettolitri (+4,7% rispetto al 2010).

Riferimento temporale: agosto 2012

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LA RILEVANZA ECONOMICA E SOCIALE DEL SETTORE BIRARRIO ITALIANO

Il settore birrario conferma pienamente la propria rilevanza economica, occupazionale e sociale. Il settore vale oltre 2 miliardi e mezzo di Euro e nelle oltre 400 unità produttive ((di cui 14 stabilimenti industriali di birra, 2 di malto e ca. 400 tra micro birrifici e brew-pub) dà lavoro a oltre 4.500 persone, tante quante in Austria o Danimarca, e non troppo lontane dai 5.600 addetti del Belgio. Se consideriamo anche l’indotto allargato, sono complessivamente oltre 144mila le unità occupazionali professionalità nella produzione e nel commercio della birra in Italia.Un settore che contribuisce in modo significativo alle entrate dello Stato, assorbendo dall’agricoltura nazionale tutta la materia prima disponibile per la produzione, confermandosi così un solido punto di riferimento per l’indotto del Paese. La birra italiana viene prodotta, laddove possibile, con materie prime nazionali: sono quasi 63mila le tonnellate di malto prodotte nel 2011, mentre ammontano a circa 1 miliardo di euro gli investimenti, sempre in Italia, del settore birrario per l’approvvigionamento di beni e servizi. In termini di entrate per lo Stato, una somma complessiva superiore ai 4 miliardi di euro annui deriva dalla produzione e commercializzazione di birra, tra Iva, accise, tasse, contributi sociali di aziende/lavoratori e tasse pagate dagli altri settori coinvolti a vario titolo. Il solo ritorno derivante delle accise corrisponde a 464 milioni di euro (con una crescita del +4,5% sul 2010).

Alberto Frausin (Presidente AssoBirra) ha così commentato: “La birra rappresenta ormai un patrimonio economico, sociale e culturale del nostro Paese che piace sempre di più agli italiani: sono 36 milioni i connazionali che la bevono e, secondo Ispo, è la bevanda alcolica preferita dagli under 54. La birra è un patrimonio che va tutelato, per il crescente contributo economico che apporta al Paese, per la forte presenza sul territorio, per la capacità di esportare ‘italianità’ e per l’impegno costante nella sostenibilità ambientale. In venti anni – conclude Frausin– abbiamo abbattuto di due terzi la quantità di acqua utilizzata, di un quarto il consumo di energia e del 40% le emissioni di Co2; pochi in Europa hanno fatto quanto noi e questo ci spinge a continuare, con determinazione, su questa strada”.

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I DATI DI PRODUZIONE

Nel 2011 il settore birrario italiano ha consolidato il trend di ripresa avviato nel 2010, dopo un biennio particolarmente difficile coinciso con la fase più acuta della crisi economica. I nostri stabilimenti industriali e i micro birrifici hanno prodotto lo scorso anno 13.410.000 ettolitri di birra, ossia il 4,7% in più rispetto ai 12.814.000 ettolitri del 2010. Si tratta del secondo miglior risultato di sempre dopo i 13.461.000 ettolitri segnati nel 2007. Il settore birrario ha anche prodotto 63.000 tonnellate di malto (contro le 66.450 del 2010), come sempre assorbite interamente dall’industria italiana. In Europa, l’Italia consolida la decima posizione in termini di produzione: la nostra birra rappresenta il 3,4% della produzione totale, dietro Germania (che da sola totalizza quasi il 25%), Regno Unito, Polonia, Spagna, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Belgio, Romania e Francia, ma davanti a Paesi di consolidata tradizione birraria come Austria, Danimarca e Irlanda.


I DATI DI CONSUMO

I 17.715.000 ettolitri di birra commercializzati in Italia nel 2011 (comprensivo delle quantità importate) equivalgono a un consumo pro capite di 29 litri, pari al +1,4% rispetto al 2010 che, a sua volta, aveva segnato un progresso del +2,1% sul 2009. La crescita degli ultimi due anni, però, non permette ancora di raggiungere il picco storico dei 31,1 litri registrato nel 2007 e neanche i 29,4 litri del 2008. La crescita delle vendite stimata nei primi mesi del 2012 in un +1%, sebbene limitata, fa ben sperare. Del totale di birra consumata, la produzione nazionale (totale meno export) ha soddisfatto il 64% della domanda interna. Il consumo procapite italiano resta ancora ampiamente lontano dalla media europea, che si attesta sui 72,4 litri (ossia +3,6% rispetto al 2010). Il nostro Paese si conferma all’ultimo posto nella classifica dei consumi di birra, con un valore che è appena il 40% della media europea e da tre a cinque volte inferiore a quello dei Paesi in testa alla graduatoria: Repubblica Ceca (154 litri pro capite), Belgio (145), Austria (108) e Germania (107).

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I DATI DEL COMMERCIO ESTERO

Ben il 16,3% del totale di birra prodotta in Italia (ossia 2.086.000 ettolitri) viene ormai esportata, un record assoluto per il settore. Il risultato giunge alla fine di un quinquennio assai dinamico (nel 2006 l’export di birra era stato di 781.000 ettolitri, appena un terzo dell’attuale). Solo tra il 2010 e il 2011 sono stati esportati oltre 200 mila ettolitri in più, pari al +11,6%. Colpisce positivamente il dato delle nazioni che acquistano la birra “Made in Italy”: la Gran Bretagna si conferma predominante con il 60% del totale, pari ad oltre 1.250 mila ettolitri. Seguono Stati Uniti (9%), Sud Africa (6,3%) e Francia (4,4%). Le importazioni in Italia nel 2011 hanno confermato il dato dell’anno precedente e il saldo della bilancia commerciale, pur restando in deficit, è migliorato di circa il 5%, proprio in virtù della crescita della produzione interna. Pur confortati da questo miglioramento, il settore birrario italiano continua a risentire in modo rilevante della competizione fiscale sleale da parte di vari Paesi europei, nei quali alcuni operatori – beneficiando di norme nazionali sulla denominazione del prodotto meno rigorose, ovvero sfruttando il forte differenziale fiscale rispetto all’Italia – esportano nel nostro Paese birra a prezzi che mettono fuori mercato gli operatori nazionali. A tale proposito, AssoBirra ricorda che la tassazione della birra in Italia è già assestata su livelli fra i più elevati di tutta l’Europa continentale(il triplo circa rispetto a Spagna e Germania e più del doppio rispetto alla Francia) arrivando a pesare fino al 30% sul prezzo di vendita finale, con un’incidenza di circa 25-30 centesimi di euro per litro, senza considerare l’iva al 21% .

MIX DELLE VENDITE

Cresce il mercato delle birre speciali, sale del 50% il numero di italiani che beve a casa. Se si analizzano i dati di vendita si scopre che nel nostro Paese cresce il consumo di qualità. Nel 2011, infatti, il consumo delle birre speciali è aumentato di oltre 400mila ettolitri e rappresenta ora il 44% del totale dei consumi, contro il 42,8% del 2010. In diminuzione tutti gli altri segmenti: Main Stream (pari al 48,7% del totale), Economy (2,2%), Private Label (4,4) e Analcolica (0,7%).


I CANALI DI DISTRIBUZIONE

In termini di canali distributivi, prosegue lo spostamento dei consumi di birra dal cosiddetto “Fuori Casa” (On Trade) all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale (Off Trade): rispetto al 2010, il primo nel 2011 è sceso dal 42,7% al 41,8%, mentre il secondo è salito dal 57,3% al 58,2%. Il dato è confermato anche dalla ricerca Ispo/AssoBirra: in un anno è cresciuto del 50% (dal 5,5% all’8,3%) il numero di italiani che bevono birra a casa a pranzo e a cena nei giorni feriali. Questo vuol dire, insomma, che gli italiani diminuiscono percentualmente i consumi fuori casa e acquistano sempre più birra per poi berla in casa.

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I NUMERI DELLA BIRRA IN ITALIA

• 13.410.000 ettolitri prodotti in Italia nel 2011
• 2.086.000 ettolitri esportati nel 2011
• 17.715.000 ettolitri di birra commercializzati in Italia nel 2011
• 2.000 i marchi di birra prodotti e/o distribuiti in Italia
• Oltre 144.000 posti di lavoro complessivi, fra diretti, indiretti e indotto allargato
• Oltre 400 unità produttive, fra impianti industriali e micro birrifici
• € 4.000.000.000 di entrate annue per lo Stato (tra Iva, accise, contributi, ecc.)
• € 464.172.000 di sole accise incassate dallo Stato italiano (+4,5% sul 2010)
• € 1.000.000.000 investiti ogni anno in Italia nell’acquisto di beni e servizi
• Oltre 2miliardi e mezzo il valore in euro del settore della birra italiano
• 29 (+1,4%) litri di birra procapite bevuti in Italia nel 2011 (variazione su 2010)
• 72,4 (+3,6%) litri di birra procapite bevuti in Europa nel 2011 (variazione su 2010)
• 41,8% birra venduta in Italia nel mercato “fuori casa”
• 58,2% birra distribuita in Italia nella GDO e nell’alimentare tradizionale
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Consumi Pro Capite Birra Italia Evoluzione da 1980 a 2010

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