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Il Consorzio di tutela del Gavi anticipa il suo appuntamento estivo, il Di Gavi in Gavi facendolo diventare un Festival. Dal 7 al 9 giugno Gavi è stata la cornice di numerosi eventi e degustazioni con il vino e le tipicità del territorio spettacolarizzati da Antonella Clerici, la madrina scelta per l’edizione 2019. E in questa stessa occasione c’è anche la quinta edizione del Premio Gavi La Buona Italia 2019 dedicato allo Smart Wine vinto da Marchesi de Frescobaldi.
Una tre gironi di intrattenimento per il territorio tutto con la giornata del sabato interamente dedicata alla rappresentazione del cortese, delle sue caratteristiche che, proprio perché uniche, si sono volute esaltare con tre speciali masterclass tenute da grandi giornalisti enogastronomici: Gianni Fabrizio (Gambero Rosso), Antonio Palini (Gambero Rosso) e Andrea Gori (Intravino). Si è iniziato con una degustazione tra le più coraggiose: Gavi vs Chablis di varie annate per scoprire uno degli elementi distintivi dell’uva, il suo potenziale di invecchiamento.
Poi è stata la volta di Paolini e il racconto dei Grandi Bianchii del Piemonte. Un excursus storico circa lo sviluppo economico e sociale derivanti dalla vinificazione delle bacche bianche piemontesi che arredano le colline di Caluso, del tortonese, del Monferrato e delle Langhe. E quindi ecco la favorita, l’arneis, l’erbaluce, la nascetta e il timorasso contrapposti ai gusti della denominazione del Gavi spalmata in undici comuni (Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo). I profumi e i corpi, nettamente differenti e squisitamente attaccati al luogo di origine – si pensi alla Nascetta del comune di Novello – fan si che sia ancora più gustoso assaporarne le storie che inevitabilmente si intrecciano con quelle dei consumi prima e dopo le crisi economiche causate dalla fillossera e dalle due guerre.
Ovunque in Piemonte la voglia di ricerca è prevalsa sfociando in un lavoro di valorizzazione di tutti i territori oggi ambasciatori della regione. Quanto al Gavi con i suoi profumi delicati di fiori bianchi e agrumi, seguiti da quelli di frutta secca, è riuscito ad esprimersi con grande trasversalità in cucina, anche all’estero, in un crescente apprezzamento da parte del pubblico nel tempo proponendosi con versioni spumante e ferme per vini freschi, eleganti e di buona struttura. Tutta percepita in un vino presentato come gran finale al parterre di numerosi giornalisti e appassionati alla Tenuta La Lomellina. Invecchiato di una decade, la dirompente materia sorretta da un’incessante spina acida si apriva al palato con gusti intensi minerali e carnosi di polpa gialla matura in un sottofondo ammandorlato. La forza del Gavi in un sorso.
Infine dopo questo tracciato dell’identikit del Gavi, Andrea Gori ne ha descritto le caratteristiche delle tipologie Fermo, Riserva e Spumante insieme alle preparazioni della Scuola della Cucina Italiana.
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